martedì 28 aprile 2015

ASTEMIO

Tutti ballavano, tutti alquanto sudati, accaldati dalla sala piccola e strapiena, felici di muoversi con la musica e in compagnia di così tanti amici, contenti di quell'euforia che prende quando la musica è alta e penetra fin dentro, ti rimbambisce e ti svuota di tutto, e allora ti ritrovi in volto quella faccia da ebete che si scatena. Ognuno ha il suo modo di ballare e se qualcuno si fermasse ad osservare ogni singola persona non potrebbe fare a meno di ridere: quella balla davvero bene, e in effetti è una ballerina, ma balla troppo bene e sembra un po' fuori posto visto l'ambiente, quello invece si muove come se fosse stato morso da un ragno, oppure come se avesse sotto i vestiti una colonia di pulci che lo scuotono come un lenzuolo, …
Tutti ballavano e qualcuno con il bicchiere ghiacciato in mano: alzava il braccio con l'illusione di sballottare meno il bicchiere, in contemporanea 'nascondeva' la testa vicino all'ascella, quasi si stesse mettendo sottocoperta, al sicuro da qualsiasi goccia. Ci sono quelli che cantano tutte le canzoni, anche quelle che non conoscono, e muovono le labbra a caso, tentando di intuire quale potrebbe essere il verso che dovrà fare ben presto.
Tutti ballavano, tutti 'cantavano', urlavano, si agitavano, ridevano, scherzavano, qualcuno, in mezzo alla pista, tra i lampi dei fari e delle luci, 'approcciava'  - parola che ovviamene non è assolutamente tipica di quest'epoca! - quella ragazza particolarmente brilla.
Leo non ci riusciva proprio più: gli piaceva ballare, e non poco, si scatenava come non mai e agitava ogni sua parte del corpo come se non ci fosse un domani, ma proprio adesso non ce la faceva. Sedeva solo, le gambe accavallate, le braccia abbandonate sui braccioli con i palmi delle mani verso il soffitto; l'occhio vuoto vagava di tanto in tanto di qui e di là, scrutando nella poca luce a intermittenza della sala: ogni tanto sorrideva per una mossa particolarmente buffa, ogni tanto si limitava, passandosi una mano sulla faccia, a vergognarsi per la persona che - evidentemente - si stava rendendo più che ridicola!
Tra quelle persone erano quasi tutti amici suoi, la metà amici e l'altra metà compagni di scuola, qualcuno era amico di amici, ma anche questi estranei li aveva già incontrati altre volte, ad altre feste, e ormai ci si conosceva un po', quel tanto che basta per ricordarsi di quale nome mettere subito dopo il 'ciao' di circostanza.
Dall'altra parte della sala ballava lei, priva di ogni freno, non volgare!, ma straordinariamente sciolta: Leo aveva imparato in questi anni che quando ballava lei diventava un'altra, che lei con un po' di musica nelle casse si liberava e si realizzava. A fianco a lei ballava un'altra sua compagna di scuola, decisamente e palesemente ubriaca: ad ogni minimo movimento il tutto barcollava e ogni sua parte del corpo dondolava di qui e di là da ogni parte come una trottola che sta per esaurire la sua carica e inizia a traballare sul suo asse. E invece là Giorgio: divertito, ma non perso nella foga del ballo, si muoveva a tempo, senza eccedere, con un lieve sorriso, ma senza quell'euforia che invadeva ognuno in quella pista; il suo ciuffo liscio scivolava dietro l'orecchio destro, fissato sapientemente con qualche colpo di phon e l'ausilio di lacca e cera per capelli: il ciuffo era bello gonfio e ricadeva di lato come una pinna sinuosa, appoggiandosi su quella parte della testa che la moda pretendeva rasata. Non badava a Leo, intento com'era a far finta di essere gasatissimo in mezzo a quella ressa, e d'altronde non avrebbe potuto nemmeno accorgersi di Leo: questi lo osservava da seduto, nascosto da un bel po' di persone e sapeva dove guardare, invece Giorgio era in piedi, circondato, e non avrebbe saputo da che parte cercare lo sguardo di Leo.
La musica continuava e qualcuno ogni tanto si staccava dalla folla di 'ballerini' per portarsi al bancone e prendere qualcosa di ghiacciato e alcolico per continuare la serata: Leo non beveva; ne aveva tanti di vizi, come anche quello del fumo, ma non gli piaceva ubriacarsi - senza contare che per quella sera doveva essere l'autista di troppa gente.
"Che palle che ore sono? Le 11 e 37 … dobbiamo tirare avanti fino alle due almeno! Sarà anche il caso che mi rimetta un po' a ballare, giusto per far passare il tempo … No ma sono troppo stanco! Ah, aspe'! Sì! Ho ancora due sigarette!: mi sacrificherò!"
E si alzò, prese il suo giubbottone caldo e si arrampicò con un po' più di brio verso l'aria gelida della notte: fuori non c'era - stranamente - nessuno e i lampioni illuminavano una strada vuota e estremamente silenziosa; i rumori della discoteca erano sotto terra, lontani e chiusi dietro due porte.
Si portò in mezzo alla strada e si accese la prima sigaretta. Inspirò e senti il calore diffondersi, quella pace dei sensi tanto adorata: nella luce della notte chiuse gli occhi e alzò il capo, la fronte verso il cielo; espirò e fece una mezza piroetta in mezzo alla strada, incamminandosi di nuovo verso l'entrata.
Sedette con le gambe larghe.
«Non ti trovavo più»
«Mhm, scusa! Avevo voglia di una sigaretta: vuoi un tiro?»
«Sì grazie»
Leo allungò la sigaretta a Giorgio mentre questo si sedeva al suo fianco, vestito solo con la sua camicia bianca e un cardigan dal taglio decisamente strano.
«Non hai freddo»
«Non ora! Perché non eri a ballare?»
«Non ho troppa voglia: sono stanco. Vorrei essere nel mio letto!»
«AHAHAHAH sei proprio vecchio dentro!»
«Ma fottiti! Sono stanco e non ce la faccio più: tu perché non stai più ballando?»
«Te l'ho detto: non ti trovavo più!»
«Ti va di venire a prendere le sigarette? C'è un tabacchino poco più avanti»
«Ok, ma dopo balliamo!»
«Okke, ma … non prendi il giubbotto??»
«No! C'ho un caldo addosso!»
Si incamminarono mentre Giorgio aspirava l'ultimo tiro.
«È da un sacco che non ci si vede, Leo?»
«Eh, tu sei sempre a fare qualche partita o qualche allenamento»
«Ma che cazzo dici?!?! Sei tu che sei un vecchi ed esci ogni trecento anni!»
«Semplicemente non vado matto per le serate: mi piace ballare, e mi diverto, ma nulla batte il mio letto caldo e il mio cuscino!»
«Vedi! Vecchio dentro proprio!»
Scoppiarono a ridere entrambi e poi calò il silenzio: ciondolavano tutti e due, Giorgio canticchiava la musica che aveva sentito appena prima di uscire in cerca di Leo; Leo non pensava, semplicemente teneva la testa china verso terra, cercando di evitare cacche di cane.
«Sai … penso che Teresa e Vittorio alla fine si rimetteranno insieme: li hai visti prima come stavano ballando; a un certo punto mi aspettavo che si mettessero la lingua di traverso l'uno dell'altro!»
«Sì e se si rimettono insieme siamo da capo: tra qualche mese verrà fuori che lei si è fatta un tizio una sera, oppure che lui si è limonato una al Luna Park!»
«Secondo me invece stavolta possono riuscirci: stasera non si baceranno»
«Perché lo dici?»
«Ho parlato con Teresa: hanno ripreso a sentirsi da qualche tempo e lei mi fa che se fosse per lei gli sarebbe già saltata addosso! Io ho detto che non deve farlo perché rovinerebbe tutto, cioè le altre volte hanno iniziato alla grande e poi sono finiti a cornificarsi a vicenda, se invece stavolta riuscissero a creare un rapporto un po' più solido chissà …. e poi ne ho parlato con Vittorio e - senza che io gli avessi detto nulla - mi ha detto praticamente le stesse cose!»
Non camminavano più: mentre Leo stava parlando, Giorgio si era fermato, immobilizzato ad ascoltare l'amico e questi si era adeguato, fermandosi a sua volta, non smettendo di spostare lo sguardo da qui a lì, da lì a là, da là a qua e via andare.
«Che cosa c'è? Perché ti sei fermato: ti vien da vomitare?»
«No»
«Be', allora?»
«Tu pensi che davvero un amore si debba basare sull'amicizia, prima che sull'attrazione fisica?»
«Che domandona! Pensavo tu fossi brillo! No, non lo credo: l'attrazione fisica è la prima cosa, ma credo anche che la si debba controllare, la si debba sottomettere perché dall'attrazione fisica nasca un'attrazione di altro tipo, un qualcosa di più 'spirituale'»
«Giuro che ho capito cosa intendi, nonostante la faccia da pirla che penso di avere in questo momento»
«Non hai la faccia da pirla … stranamente …»
«Che strooonzo!»
«AHAHAHAHAH lo sai che ti voglio tanto bene!»
«Fottiti: anche io!»
E ridendo e scherzando e ancora ridendo si incamminarono nuovamente verso il tabacchino.
«Leo …»
«Sì?»
«Ho freddo adesso …»

«Te lo avevo detto, pirla!» sorrise.

venerdì 24 aprile 2015

LA PAURA

LA PAURA -  quando vorresti solo piangere
Il racconto è incompleto. Lo è solo perché non so come possa andare avanti.

«Ti ho chiesto di vederci perché ho bisogno di dirti qualcosa …» parla timidamente, ha una voce quasi sussurrata, è evidente che sia agitato: i suoi occhi forse implorano solo di poter lasciar scorrere le lacrime. Ha le guance rosse, forse trema anche un po'. Sembra uno con la febbre.
«Dimmi!» come? non ti accorgi che il tuo migliore amico non sta per nulla bene? Come fai a rispondergli con una simile semplicità, come se tutto fosse come sempre, come se anche questo pomeriggio vi foste trovati solo per passare del tempo insieme? C'è un'allegria nella tua voce che stona assolutamente con il suo viso, con la sua voce scossa, con la sua ansia.
«Ecco … non è facile per me dirtelo …» è sempre più insicuro, ogni parola che pronuncia trema sempre di più nella sua gola secca.
«Abbiamo passato tante cose insieme! Parla e non ti preoccupare!» ecco cos'è! Lui ha già intuito qualcosa, parla come parla, con quella sua serenità, solo perché ti vorrebbe aiutare … beh, allora parla e non pensare che tu non ce la possa fare!
«Lo so che non dovrei preoccuparmi, ma non riesco in questo momento a non essere preoccupato … insomma è qualcosa di atroce per me … in questo momento mi sento come se … come se io … non lo so! Cioè è una delle sensazioni più brutte che io abbia mai provato: ti ho sempre detto tutto, sempre! eppure ora non riesco a non avere paura … » tremi ancora di più, tremi sempre di più … provaci, provaci, provaci!
«Ok … prenditi il tuo tempo allora: non ho fretta. Dimmi quello che vuoi, quando vuoi»
«Allora - ecco che gli occhi lucidi iniziano a cedere, c'è già una lacrima ch'è scesa veloce lungo il collo fino nella maglietta - dunque - e sbuffi, coraggio! - questi giorni sono stati dei giorni particolari - ottima strategia! Raccontagli tutto e non temere - e ormai sono quattro giorni in cui piango soltanto, quattro giorni in cui torno a casa, mi chiudo in camera, accendo la musica e piango … piango e basta; quando devo uscire mi lavo la faccia, respiro qualche minuto davanti allo specchio cercando di allontanare ogni minimo pensiero ed esco, con il mio solito sorriso, con le mie solite maniere, mi fumo la mia sigaretta e sono come sempre … ma in questi giorni sto male, sono distrutto: qualche tempo fa mi venne il dubbio di essere omosessuale, ma dopo un periodo mi convinsi che non lo ero, sentivo di essere attratto da D. e quindi mi decisi che era stato solo un momento … oggi però devo parlarti perché è successo qualcosa, ed è cambiato qualcosa da prima - ecco, ormai glielo hai detto (anche se non apertamente), ora andrà tutto meglio, continua a parlare, respira e continua … ti ascolta, ti guarda negli occhi e ti guarda con degli occhi meravigliosi: ti vuole bene. Tu non te ne accorgi, guardi l'unghia del tuo dito indice, la stai tormentando con l'altra mano. Parla ancora, non fermarti - ed è cambiato qualcosa perché ora sto come non sono mai stato prima: qualche giorno fa ero seduto, non stavo facendo nulla e ascoltavo un po' di musica, come sempre; in casa non c'era nessuno e da qualche tempo nessuno mi stava più scrivendo su Whatsapp, non ricevevo più nessuna notifica da Facebook. In una frazione di secondo il cellulare s'è illuminato e ho visto che D. m'aveva scritto: non lessi cosa aveva scritto nel messaggio, non ci riuscii perché il mio sguardo si immobilizzò a fissare il cuoricino rosso che aveva affiancato al messaggio. Mi sentivo strano mentre fissavo quel cuore, sentivo quasi una nausea che mi saliva a poco a poco. Poi non so che cosa ho pensato: mi sono trovato a piangere e a scorrere la rubrica cercando qualcuno cui chiedere una mano. Ho superato il tuo numero, quello di A., ho ovviamente ignorato quello di mia sorella e mia madre … non trovavo nessuno: stavo guardando conversazioni avute due mesi fa! Poi ho trovato un numero che mi diceva poco, ma cui mi convinsi a scrivere perché … non so perché … mi decisi a scrivere a quel numero e ho scritto. Grazie a Dio mi ha risposto e ho potuto parlare un po' … mi sono sfogato e ho provato a capire cosa mi succedesse. Dentro di me sentivo perfettamente, ero consapevole di cosa stesse accadendo, ma non trovavo il coraggio di parlare, di dirlo ad alta voce, di ammetterlo! - bravo, solleva il tuo sguardo e abbi il coraggio di guardarlo, perditi a contemplare il suo volto amico, il viso che ami tanto, guarda quella persona che ormai consideri più di un fratello e dimenticati una attimo (te ne prego!) di ciò che devi dirgli, pensa solo che gli vuoi bene, pensa che gli vuoi bene e che vuoi aprirgli il tuo cuore … so che è difficile, ma non pensare a cosa succederà dopo, pensa al bene che gli vuoi adesso! - E così sono passati questi giorni: io che mi tormentavo perché non capivo se ero pronto ad ammetterlo, se era solo un capriccio, se era ancora solo un dubbio, B. che mi scriveva cercando di starmi vicino, per quanto potesse … ma poi ho capito che dovevo parlarti, ho capito che non era più un capriccio, che non era un dubbio, che non era un periodo, che non era nulla di tutte queste cazzate che io stesso mi sono inventato; ho capito che dovevo parlarti, che dovevo dirlo a tutti, che dovevo ammettere con tutti, e soprattutto con me stesso, che sono gay! - posso immaginare il tuo cuore che viene liberato da uno dei mille pesi che in questo momento lo opprimono, posso sentire il sollievo, quel minimo sollievo che ti sta pervadendo adesso; coraggio! Bravo! - Sono gay e stavolta lo dico con certezza: mi sono preso in giro tutte le altre volte, forse perché avevo solo paura, avevo il terrore di come avrebbe reagito il mondo … ancora adesso ho il terrore, ho la caga più assoluta, ma almeno stavolta sento che non posso mentire ancora, stavolta ho pensato e ho ascoltato davvero ciò che il mio corpo e il mio cuore mi dicevano e non potevo più zittire tutto. Ho il terrore, davvero, tremo: ho bisogno che tu mi stia vicino …»
Perché lo guardi così? Hai uno sguardo strano: lo hai ascoltato sempre con una sorta di sorriso affettuoso, con tutto l'affetto di cui sei capace e ora, proprio sull'ultima frase che t'ha detto, la tua espressione si è fatta cupa, sei serio, troppo serio …: «Io ti sono vicino, sempre»
Non credi che lo abbia detto, vero?! Dopo quella faccia, quell'aria truce non pensavi che t'avrebbe detto questo, ma lo ha fatto! Cosa rispondi adesso? Ti prego non rimanere così a lungo in silenzio, sorridi almeno e abbraccialo, ringrazialo, digli che gli vuoi bene! Parla!
«Ti voglio bene!»
«Anche io te ne voglio: sono contento che tu ti sia chiarito, so che sarà difficile per te, ma so che voglio rimanerti vicino perché ti voglio bene; sei il mio migliore amico e sei praticamente la mia vita, non potrei rinunciare a te: affronteremo insieme tutto, se mi vorrai davvero vicino!»
«Non chiedo altro!»

Vi abbracciate? Siete belli ragazzi miei: un'amicizia che non sognavo nemmeno, quelle che trovi solo nei libri di qualche scrittore utopista. Ma ora che gli hai detto che sei gay cosa succederà davvero? Le sue parole rimarranno solo parole nella memoria di solo uno dei due? Queste parole voleranno via nel vento di fine inverno, trascinate via con i nuvoloni neri? Starai davvero vicino al tuo amico? Lui, lo hai detto anche tu, inizia un periodo terrificante, inizia un cammino che è tra i più dolorosi della vita, che è come una scalata su una parete pressoché verticale e liscia … tu ci sarai? E tu? Tu, che gli hai aperto il tuo cuore, rivelerai cosa c'è davvero dentro quel cuore? Dirai tutto? Gli dirai che è di lui che ti sei innamorato, che tu non lo vedi più come un amico, che è lui la persona che ti fa venire i brividi, che ti obbliga a sussultare ogni volta che ti sfiora? Glielo dirai? Se glielo dirai cosa farai? Cosa succederà non lo puoi proprio sapere, quindi cosa pensi di fare? Potrebbe scappare … B. te lo ha detto che potrebbe succedere; tu ci hai pensato, certo, ma subito hai cercato di accantonare tale idea: sarebbe atroce, sarebbe la fine per te! Ma allora cosa farai? Continuerai a vivere nella menzogna, magari non più grande come quella di prima, ma comunque con un peso bruto che grava su di te? Sei gay: sei per destino condannato all'incertezza …

RICOMINCIARE

OGGI POSSO RICOMINCIARE, FORSE, A SENTIRMI UN PO' MENO CODARDO, UN PO' MENO SCHIFOSO ...
SOLO IL TEMPO - ANCORA UNA VOLTA DECIDERA' TUTTO LUI! - MOSTRERA' SE DAVVERO POSSO SENTIRMI UN PO' MENO VOMITEVOLE.
COSA E' CAMBIATO?
E' CAMBIATO IL SOLE CHE VEDO LA MATTINA: SONO ANCORA LO STUPIDO SOGNATORE DI PRIMA, PERSO NEI SUOI PENSIERI, PRONTO A DIMENTICARSI DI TUTTE LE COSE CHE DOVREBBE FARE, MA ORA DEVO SOGNARE ... PER PROVARE AD ANDARE AVANTI DEVO FARLO!

"E' STRANO CHE LA PAROLA SOLE SIA COSI' SIMILE ALLA PAROLA SOLO: IL SOLE E' SOLO ... L'UNICA STELLA CHE CI APPARE ABBANDONATA A SE STESSA NELLA SUA IMMENSA LUCE ..."