Anche stasera mi corico con un dubbio,
il dubbio che avvolge i pensieri;
ti lascia muto, perso in mille follie
"Cosa c'è qui, quaggiù, nascosto,
in fondo a ciò che chiamano cuore?"
Corrono i ricordi, tanti e pochissimi in un attimo
profumo, sorrisi, occhi e labbra:
non ti ho mai sfiorato ...
Cosa ci separa? Un mare,
un oceano, un deserto, la steppa,
la Siberia,
l'Himalaya,
l'Amazzonia,
il Sahara,
l'Antartide.
Mondi diversi, diversi siamo noi.
Ci separiamo noi stessi.
Forse è solo follia, follia di un momento,
l'ennesima follia, una fra le tante.
Buona notte,
ninna nanna,
dormirò e come ogni notte spero:
spero di sognare -
nei sogni la Siberia è le Azzorre,
nei sogni l'Himalaya è una collina,
nei sogni l'Amazzonia è il giardino di Versailles,
nei sogni il Sahara fiorisce,
nei sogni l'Antartide è New York:
i sogni sono sogni;
i sogni possono tutto.
... dopo molti giorni di silenzio ti scrivo, ma non ti narrerò nulla della mia vita ...
martedì 26 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
ANCHE DI NOTTE
Di come nacque
non posso parlare
non so.
So che c'era luce,
quel giorno,
e la luce è un dono,
sempre.
Nacque,
germoglio irruente
tra rovi soffocati,
verde di domani
tra nero di morte,
nacque.
Fu solo un attimo
- il sogno si fa in un istante -
e poi corse via,
fuggita quella briciola,
nel mare del tempo.
Fu un baleno,
tutta la luce spendeva,
nell'aria ancora bagnata,
tutti i colori nella luce,
e la luce è un dono,
sempre.
Le parole,
a volte non servono:
sono ingombranti, di troppo.
Le Parole,
quel giorno,
furono luce:
raggi rapidi
perfetti.
Vita.
Come un sole,
come luce ...
e la luce è un dono.
Sempre.
non posso parlare
non so.
So che c'era luce,
quel giorno,
e la luce è un dono,
sempre.
Nacque,
germoglio irruente
tra rovi soffocati,
verde di domani
tra nero di morte,
nacque.
Fu solo un attimo
- il sogno si fa in un istante -
e poi corse via,
fuggita quella briciola,
nel mare del tempo.
Fu un baleno,
tutta la luce spendeva,
nell'aria ancora bagnata,
tutti i colori nella luce,
e la luce è un dono,
sempre.
Le parole,
a volte non servono:
sono ingombranti, di troppo.
Le Parole,
quel giorno,
furono luce:
raggi rapidi
perfetti.
Vita.
Come un sole,
come luce ...
e la luce è un dono.
Sempre.
martedì 12 aprile 2016
DESTINATARIO .. NON C'E'
Destinatario? Non lo so, sarà la fine di questa 'lettera' a decidere a chi
verranno inviate queste parole.
Stasera è una
sera strana: non scriverò sul mio diario e quelle pagine le ignorerò fino a
domani; stasera c'è aria di stanchezza e sorrisi. Ecco, sì ... domani è una
giornata difficile, una giornata che mette molto alla prova le mie forze, e
questo mi fa sorridere: ci sarà la disperata lotta per trovare la bellezza e la
gioia anche nel domani. Ma la cosa che mi preoccupa è quello riguardo cui sono
stato chiamato a riflettere. Parlo in maniera oscura, ma presto chiarirò.
Sono giorni,
molti e troppi giorni in cui rifletto su molte scelte fatte varcata la soglia
del liceo; mi accorgo di non trovare soddisfazione in una scelta in
particolare, scelta che mi entusiasma tuttora, ma che non mi emoziona. Mi
percorre un brivido se soltanto penso a cosa sto facendo, a cosa mi sto
dedicando, a quanto mi senta inadatto allo studio in università; sento uno
slancio coraggioso e contento, felice anche dopo le molte ore a sudare e
sentire tirare i muscoli. Ma c'è un ma, un ma che ormai sento quasi come parte
irrinunciabile della mia giovane vita: c'è un motivo per cui questo ma ritorna
spesso, perché ci sono due parole, due parole che da sole mi paralizzano, e
sono gioia e servizio.
La prima, la
gioia, è un animo che mi costa fatica, perché sì, sono così irritabile a volte,
perché sono isterico, perché è difficile non cedere alla solitudine.
La seconda,
il servizio, è un animo che mi lascia dubbioso.
Ma che cosa
ho detto? 'Un animo'? Sì, un animo, nel senso latino ... soffio ... è un mio
vezzo, quello di dare significati insignificanti alle parole.
Torno a
servizio. Il servizio. Io sono una creatura che cerca di credere in Dio. Non mi
sento troppo a mio agio a parlarne, purtroppo, anche se potrebbe sembrare,
spesso, che di questo io sia molto fiero. Ebbene, ne sono fiero, ma è così
difficile parlare di Dio senza sembrare dei bigotti. Eppure è così, io ho
bisogno di parlare di Dio, ho bisogno della Domenica, ho bisogno di una vita
scandita da quel momento così particolare. Ed è per questo momento così
straordinario, è per quella persona così misteriosa, Dio, che sono 'tormentato'
dalla parola servizio.
Ho più volte
incontrato, nelle mie peregrinazioni cerebrali e 'spirituali', questa parola e
sempre più spesso mi sono ritrovato a considerare il vero significato che
queste poche lettere in fila l'una dietro l'altra potrebbero acquisire nella
mia vita.
Sono giovane.
Molto giovane. Ma quando verrà il tempo in cui non potrò usare questa
giustificazione?
Sì, sono
stato confuso, un'altra volta estremamente confuso, ma questo è ciò che ho nel
cuore ... è questo che rende difficile ogni giorno, anche quello più felice,
perché quando il giorno è felice sento che la felicità è dovuta a qualcosa di
particolarissimo!
Oggi, oggi ne
è un esempio. Un'ora a spostare scatoloni e riempirsi di polvere, nient'altro,
solo io e Don Sandro ... la più bella cosa; i sorrisi più felici!
Poi di nuovo
a scuola; ho visto quelle bambine scherzare e fare il loro balletto. Felice,
molto. Felice di questa felicità, per la semplicità di quello che avevo
davanti.
Ma poi? Sono
troppo fragile per una qualsiasi altra cosa, e forse sono fragile anche perché
non sono abbastanza 'valoroso' per affrontare qualcosa di diverso da questa
infantile semplicità. Che strada posso seguire allora?
Che cosa
posso scegliere?
Che consiglio
posso ricevere? Da chi?
giovedì 7 aprile 2016
ALLE VOCAZIONI - un cattolico omosessuale
Non dirlo mai più.. non dirlo mai più! "Oh, adesso pensa anche lui di diventare prete!" .. e anche voi, non ridete! ... io ho ascoltato quelle testimonianze ed è così straordinario ciò che hanno fatto! Ma io non posso, non posso accettare una simile proposta, no, perché ... perché ci sei tu, tu che mi lasci brividi dolcissimi di piacere quando mi sfiori, tu che mi muovi qualcosa dentro, tu che mi scuoti e mi tieni in pugno senza nemmeno saperlo ... non ridete, per favore, perché io ho sperato davvero che la mia via potesse essere quella, io ho sognato di poter diventare parte della Sua luce in una maniera che ormai nessuno più vuole azzardare. Eppure non sono mai riuscito a dire sì, non ci sono riuscito perché paralizzato da sentimenti troppo forti che palpitavano, e palpitano tuttora, nel mio cuore. Vedete, a me dispiace, ma voi troppo spesso riconoscete nelle parole che sentite alla domenica solo la ripetizione di una solfa già sentita. Anche a me capita quella domenica in cui le orecchie sono tappate a qualsiasi cosa, ma voi ... alcuni di voi sembra che non vogliano proprio aprirle mai, sembra che si sia lì solo perché ci si è abituati. Ecco, no, per favore: quando mi alzo la domenica devo sempre andare alla ricerca di quel motivo che mi spinge fuori di casa. Allora, e solo allora, mi accorgo che quello che sto per fare mi dà uno strano piacere, mi consola alla fine (ma anche all'inizio) di una settimana.
martedì 5 aprile 2016
AULA 407
>Lo ammetto: quest'opera è la mia preferita in assoluto! Sì,
insomma, mi dovete scusare già adesso e dovrete scusarmi nuovamente quando avrò
finito … ok, ma forse non avrei dovuto dirglielo: magari non ve ne sareste mai
accorti! - risata - Ebbene ecco … stavolta non vi chiederò che cosa vedete, non
vi chiederò di lanciarvi in una qualche descrizione, non vado ala ricerca delle
vostre personalissime impressioni, no! Davanti a questo particolarissimo
dipinto sarò io a raccontarvi le mie, davanti a questo piccolo capolavoro
dimenticherò il manuale e vi racconterò una storia … Era luglio e c'era profumo
di ciliegie in cucina: nonno le aveva raccolte la sera prima, quando s'era
messo in veranda ad aspettare che la nonna chiamasse per la cena; se ne era
stato seduto per qualche minuto, ma poi, incapace di rimanere lì fermo senza
far nulla, aveva notato che qualche ciliegia poteva essere raccolta: una, due,
tre, dieci, quando sul tavolo se ne furono accumulate un paio di dozzine, nonno
si accorse di non poter lasciare tutto lì, quindi cercò una zuppiera e … e
niente: continuò fino a quando gli sbuffi di mia nonna non sfiorarono gli
ottanta chilometri orari! Erano dolcissime, maturate al sole di un'estate
felice. E insomma, quel mattino la cucina era piena di profumo di ciliegia. Non
so se avete presente: è un profumo fresco, ma avvolgente come una coperta
soffice e tiepida. Mio padre era già fuori nei campo, a sudare nella fresca
aria dell'alba. Presto il sole non avrebbe scaldato nessuno: avrebbe soffocato
chiunque! "Andiamo!" mi chiamò mia nonna. Tutte le mattine io e la
nonna camminavamo lungo la stradina che circondava il paesino fino al forno
dove compravamo il pane per la giornata: man mano che andavamo avanti sentivamo
aumentare quel buon profumo di pane croccante. Il profumo stesso era croccante!
Quel profumo mi manca parecchio: appena uscivamo dal negozio, lasciandoci
dietro il campanellino squillante, la nonna apriva il sacchettone di carta
marrone e mi guardava sorridendo; infilava la sua mano dentro la busta e
"crocreck", quel rumore meraviglioso che preannunciava l'arrivo di un
culetto di uno di quei pani!! Mentre si tornava, poi, era il momento di
salutare tutti. Ma questi saluti non fanno parte di questa storia. Quello che
vi ho raccontato è il 'potere' che ha questo quadro su di me … quando ero
piccolo avevo attorno a me tutta quella fatica che sudava e non si lamentava
nemmeno, non c'era da piangersi addosso perché il quel sudore e in quella
fatica era nascosto il motivo per cui bisognava vivere! No, non era il lavoro,
no, non era la ricchezza, ma eravamo noi, noi piccoli che stavamo a casa e
scorazzavamo in giro felici: quella fatica era il sacrificio necessario al bene
di tutti!<
Tutti stavano lì, in silenzio, e guardavano la sagoma di quell'uomo,
un'ombra proiettata contro al muro: la sua silhouette sembrava far parte del
dipinto e in qualche modo adesso anche lui faceva parte del quadro, delle
pennellate del pittore …
>Vedete … forse non piacere a tutti questo dipinto e temo che troppi
di voi disprezzeranno con arroganza quest'uomo tanto particolare, ma non mi
interessa! Oggi voglio che torniate a casa con solo questo: in un quadro
scovate anche quella poesucola minuscola nascosta chissà dove: sta oltre, non
nelle pennellate sottili o materiche, non in un'infinità di parametri utili, ma
costrittivi … cercate oltre! Da qualche parte scoprirete che ci sono anche cose
che io non vi dirò, che questo manuale non sa!!<
Silenzio.
>Il Cristo Giallo fu dipinto da Paul Gauguin nel 1889 - la sua voce
era tornata piatta - Nell'anno dell'Esposizione Universale di Parigi, un secolo
dopo la Rivoluzione, su un quadro piuttosto piccolo (fate caso alla didascalia
sul manuale!!) compare un crocifisso trapiantato ai giorni moderni: è il mondo
contemporaneo che assiste all'orrore del sacrificio estremo; e l'oggi che tutti
i giorni deve scoprire la propria dose di sofferenza. Tutto per la salvezza,
tutto per il bene, tutto perché - e la voce mutò ancora, fu qualcun altro, nascosto
nell'intimo, a parlare - perché la vita è il servizio dell'altro: in Cristo
crocefisso per l'umanità intera, così come nel sudore dei campi perché a casa
c'è il futuro da crescere. Due sacrifici, sacro e profano, si incontrano … no,
forse Gauguin non volle questo consciamente, ma, di fatto, ha rappresentato
l'amore<
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