martedì 26 aprile 2016

E UNA SERA QUALUNQUE

Anche stasera mi corico con un dubbio,
il dubbio che avvolge i pensieri;
ti lascia muto, perso in mille follie
"Cosa c'è qui, quaggiù, nascosto,
in fondo a ciò che chiamano cuore?"
Corrono i ricordi, tanti e pochissimi in un attimo
profumo, sorrisi, occhi e labbra:
non ti ho mai sfiorato ...

Cosa ci separa? Un mare,
un oceano, un deserto, la steppa,
la Siberia,
l'Himalaya,
l'Amazzonia,
il Sahara,
l'Antartide.
Mondi diversi, diversi siamo noi.
Ci separiamo noi stessi.

Forse è solo follia, follia di un momento,
l'ennesima follia, una fra le tante.
Buona notte,
ninna nanna,
dormirò e come ogni notte spero:
spero di sognare -
nei sogni la Siberia è le Azzorre,
nei sogni l'Himalaya è una collina,
nei sogni l'Amazzonia è il giardino di Versailles,
nei sogni il Sahara fiorisce,
nei sogni l'Antartide è New York:
i sogni sono sogni;
i sogni possono tutto.

martedì 19 aprile 2016

ANCHE DI NOTTE

Di come nacque
non posso parlare
non so.

So che c'era luce,
quel giorno,
e la luce è un dono,
sempre.

Nacque,
germoglio irruente
tra rovi soffocati,
verde di domani
tra nero di morte,
nacque.

Fu solo un attimo
- il sogno si fa in un istante -
e poi corse via,
fuggita quella briciola,
nel mare del tempo.

Fu un baleno,
tutta la luce spendeva,
nell'aria ancora bagnata,
tutti i colori nella luce,
e la luce è un dono,
sempre.

Le parole,
a volte non servono:
sono ingombranti, di troppo.

Le Parole,
quel giorno,
furono luce:
raggi rapidi
perfetti.
Vita.

Come un sole,
come luce ...
e la luce è un dono.
Sempre.

martedì 12 aprile 2016

DESTINATARIO .. NON C'E'

Destinatario? Non lo so, sarà la fine di questa 'lettera' a decidere a chi verranno inviate queste parole.
Stasera è una sera strana: non scriverò sul mio diario e quelle pagine le ignorerò fino a domani; stasera c'è aria di stanchezza e sorrisi. Ecco, sì ... domani è una giornata difficile, una giornata che mette molto alla prova le mie forze, e questo mi fa sorridere: ci sarà la disperata lotta per trovare la bellezza e la gioia anche nel domani. Ma la cosa che mi preoccupa è quello riguardo cui sono stato chiamato a riflettere. Parlo in maniera oscura, ma presto chiarirò.
Sono giorni, molti e troppi giorni in cui rifletto su molte scelte fatte varcata la soglia del liceo; mi accorgo di non trovare soddisfazione in una scelta in particolare, scelta che mi entusiasma tuttora, ma che non mi emoziona. Mi percorre un brivido se soltanto penso a cosa sto facendo, a cosa mi sto dedicando, a quanto mi senta inadatto allo studio in università; sento uno slancio coraggioso e contento, felice anche dopo le molte ore a sudare e sentire tirare i muscoli. Ma c'è un ma, un ma che ormai sento quasi come parte irrinunciabile della mia giovane vita: c'è un motivo per cui questo ma ritorna spesso, perché ci sono due parole, due parole che da sole mi paralizzano, e sono gioia e servizio.
La prima, la gioia, è un animo che mi costa fatica, perché sì, sono così irritabile a volte, perché sono isterico, perché è difficile non cedere alla solitudine.
La seconda, il servizio, è un animo che mi lascia dubbioso.
Ma che cosa ho detto? 'Un animo'? Sì, un animo, nel senso latino ... soffio ... è un mio vezzo, quello di dare significati insignificanti alle parole.
Torno a servizio. Il servizio. Io sono una creatura che cerca di credere in Dio. Non mi sento troppo a mio agio a parlarne, purtroppo, anche se potrebbe sembrare, spesso, che di questo io sia molto fiero. Ebbene, ne sono fiero, ma è così difficile parlare di Dio senza sembrare dei bigotti. Eppure è così, io ho bisogno di parlare di Dio, ho bisogno della Domenica, ho bisogno di una vita scandita da quel momento così particolare. Ed è per questo momento così straordinario, è per quella persona così misteriosa, Dio, che sono 'tormentato' dalla parola servizio.
Ho più volte incontrato, nelle mie peregrinazioni cerebrali e 'spirituali', questa parola e sempre più spesso mi sono ritrovato a considerare il vero significato che queste poche lettere in fila l'una dietro l'altra potrebbero acquisire nella mia vita.
Sono giovane. Molto giovane. Ma quando verrà il tempo in cui non potrò usare questa giustificazione?
Sì, sono stato confuso, un'altra volta estremamente confuso, ma questo è ciò che ho nel cuore ... è questo che rende difficile ogni giorno, anche quello più felice, perché quando il giorno è felice sento che la felicità è dovuta a qualcosa di particolarissimo!
Oggi, oggi ne è un esempio. Un'ora a spostare scatoloni e riempirsi di polvere, nient'altro, solo io e Don Sandro ... la più bella cosa; i sorrisi più felici!
Poi di nuovo a scuola; ho visto quelle bambine scherzare e fare il loro balletto. Felice, molto. Felice di questa felicità, per la semplicità di quello che avevo davanti.
Ma poi? Sono troppo fragile per una qualsiasi altra cosa, e forse sono fragile anche perché non sono abbastanza 'valoroso' per affrontare qualcosa di diverso da questa infantile semplicità. Che strada posso seguire allora?
Che cosa posso scegliere?

Che consiglio posso ricevere? Da chi?

giovedì 7 aprile 2016

ALLE VOCAZIONI - un cattolico omosessuale

Non dirlo mai più.. non dirlo mai più! "Oh, adesso pensa anche lui di diventare prete!" .. e anche voi, non ridete! ... io ho ascoltato quelle testimonianze ed è così straordinario ciò che hanno fatto! Ma io non posso, non posso accettare una simile proposta, no, perché ... perché ci sei tu, tu che mi lasci brividi dolcissimi di piacere quando mi sfiori, tu che mi muovi qualcosa dentro, tu che mi scuoti e mi tieni in pugno senza nemmeno saperlo ... non ridete, per favore, perché io ho sperato davvero che la mia via potesse essere quella, io ho sognato di poter diventare parte della Sua luce in una maniera che ormai nessuno più vuole azzardare. Eppure non sono mai riuscito a dire , non ci sono riuscito perché paralizzato da sentimenti troppo forti che palpitavano, e palpitano tuttora, nel mio cuore. Vedete, a me dispiace, ma voi troppo spesso riconoscete nelle parole che sentite alla domenica solo la ripetizione di una solfa già sentita. Anche a me capita quella domenica in cui le orecchie sono tappate a qualsiasi cosa, ma voi ... alcuni di voi sembra che non vogliano proprio aprirle mai, sembra che si sia lì solo perché ci si è abituati. Ecco, no, per favore: quando mi alzo la domenica devo sempre andare alla ricerca di quel motivo che mi spinge fuori di casa. Allora, e solo allora, mi accorgo che quello che sto per fare mi dà uno strano piacere, mi consola alla fine (ma anche all'inizio) di una settimana.

martedì 5 aprile 2016

AULA 407

>Lo ammetto: quest'opera è la mia preferita in assoluto! Sì, insomma, mi dovete scusare già adesso e dovrete scusarmi nuovamente quando avrò finito … ok, ma forse non avrei dovuto dirglielo: magari non ve ne sareste mai accorti! - risata - Ebbene ecco … stavolta non vi chiederò che cosa vedete, non vi chiederò di lanciarvi in una qualche descrizione, non vado ala ricerca delle vostre personalissime impressioni, no! Davanti a questo particolarissimo dipinto sarò io a raccontarvi le mie, davanti a questo piccolo capolavoro dimenticherò il manuale e vi racconterò una storia … Era luglio e c'era profumo di ciliegie in cucina: nonno le aveva raccolte la sera prima, quando s'era messo in veranda ad aspettare che la nonna chiamasse per la cena; se ne era stato seduto per qualche minuto, ma poi, incapace di rimanere lì fermo senza far nulla, aveva notato che qualche ciliegia poteva essere raccolta: una, due, tre, dieci, quando sul tavolo se ne furono accumulate un paio di dozzine, nonno si accorse di non poter lasciare tutto lì, quindi cercò una zuppiera e … e niente: continuò fino a quando gli sbuffi di mia nonna non sfiorarono gli ottanta chilometri orari! Erano dolcissime, maturate al sole di un'estate felice. E insomma, quel mattino la cucina era piena di profumo di ciliegia. Non so se avete presente: è un profumo fresco, ma avvolgente come una coperta soffice e tiepida. Mio padre era già fuori nei campo, a sudare nella fresca aria dell'alba. Presto il sole non avrebbe scaldato nessuno: avrebbe soffocato chiunque! "Andiamo!" mi chiamò mia nonna. Tutte le mattine io e la nonna camminavamo lungo la stradina che circondava il paesino fino al forno dove compravamo il pane per la giornata: man mano che andavamo avanti sentivamo aumentare quel buon profumo di pane croccante. Il profumo stesso era croccante! Quel profumo mi manca parecchio: appena uscivamo dal negozio, lasciandoci dietro il campanellino squillante, la nonna apriva il sacchettone di carta marrone e mi guardava sorridendo; infilava la sua mano dentro la busta e "crocreck", quel rumore meraviglioso che preannunciava l'arrivo di un culetto di uno di quei pani!! Mentre si tornava, poi, era il momento di salutare tutti. Ma questi saluti non fanno parte di questa storia. Quello che vi ho raccontato è il 'potere' che ha questo quadro su di me … quando ero piccolo avevo attorno a me tutta quella fatica che sudava e non si lamentava nemmeno, non c'era da piangersi addosso perché il quel sudore e in quella fatica era nascosto il motivo per cui bisognava vivere! No, non era il lavoro, no, non era la ricchezza, ma eravamo noi, noi piccoli che stavamo a casa e scorazzavamo in giro felici: quella fatica era il sacrificio necessario al bene di tutti!<
Tutti stavano lì, in silenzio, e guardavano la sagoma di quell'uomo, un'ombra proiettata contro al muro: la sua silhouette sembrava far parte del dipinto e in qualche modo adesso anche lui faceva parte del quadro, delle pennellate del pittore …
>Vedete … forse non piacere a tutti questo dipinto e temo che troppi di voi disprezzeranno con arroganza quest'uomo tanto particolare, ma non mi interessa! Oggi voglio che torniate a casa con solo questo: in un quadro scovate anche quella poesucola minuscola nascosta chissà dove: sta oltre, non nelle pennellate sottili o materiche, non in un'infinità di parametri utili, ma costrittivi … cercate oltre! Da qualche parte scoprirete che ci sono anche cose che io non vi dirò, che questo manuale non sa!!<
Silenzio.

>Il Cristo Giallo fu dipinto da Paul Gauguin nel 1889 - la sua voce era tornata piatta - Nell'anno dell'Esposizione Universale di Parigi, un secolo dopo la Rivoluzione, su un quadro piuttosto piccolo (fate caso alla didascalia sul manuale!!) compare un crocifisso trapiantato ai giorni moderni: è il mondo contemporaneo che assiste all'orrore del sacrificio estremo; e l'oggi che tutti i giorni deve scoprire la propria dose di sofferenza. Tutto per la salvezza, tutto per il bene, tutto perché - e la voce mutò ancora, fu qualcun altro, nascosto nell'intimo, a parlare - perché la vita è il servizio dell'altro: in Cristo crocefisso per l'umanità intera, così come nel sudore dei campi perché a casa c'è il futuro da crescere. Due sacrifici, sacro e profano, si incontrano … no, forse Gauguin non volle questo consciamente, ma, di fatto, ha rappresentato l'amore<