giovedì 21 agosto 2014

QUANDO A PARLARE SONO I GIOVANI

Quando a parlare sono i giovani spesso si ha l’impressione che non siano abbastanza ‘non giovani’ per esprimere un’idea degna di attenzione. Insomma è come se la loro età (anche se sarebbe meglio dire il loro status) non permettesse loro di avere una mente adatta a ragionamenti di senso compiuto. Pare quasi che la gioventù non possa concepire altro che idiozie.
È curioso che quando a parlare sono i giovani gli ‘adulti’ fanno esattamente ciò che rimproverano, cioè fanno entrare le parole da un orecchio e le fanno immediatamente uscire dall’altro, senza nemmeno tentare di fissarle per qualche istante nella mente.
Ovviamente non tutto il ‘mondo adulto’ appare sordo alle parole dei giovani, perché altrimenti sarebbe davvero come vivere vite separate, ma parallele, tuttavia ai giovani pare che queste persone ‘udenti’ vadano via via scomparendo, lasciando il posto ad un’orda di gente che necessiterebbe di un apparecchio per l’udito!
Ma perché sarebbe importante ascoltare questa gioventù?
Be’ perché forse la gioventù ha qualche idea stramba che in realtà potrebbe risultare utile alla vita reale, perché spesso è dai sogni infantili che ritornano alla mente dopo molti anni  che nascono grandi invenzioni e straordinarie creazioni, perché forse sono proprio i giovani a dover poter decidere cosa sarà del domani che in fondo apparterrà a loro. E infatti, su quest’ultimo punto, sembra ci siano maggiori problemi di sordità: tutti i ‘grandi’ sembrano sicuri di cosa desiderano i giovani, senza, però, provare a conoscere davvero i loro sogni, senza preoccuparsi realmente delle loro paure, delle loro domande.
Quando a parlare sono i giovani torna spesso comodo tappare le orecchie, perché a volte le denuncie che questi cuori sentimentali fanno sono un po’ fastidiose, perché a volte le proposte che questi animi ribelli avanzano sembrano rivoluzioni. Ma i ‘grandi’ potrebbero imparare che non è con la sordità che questi desideri si plasmano, anzi: sogni rivoluzionari e sovversivi, se inascoltati da giovani e ragazzi, divengono scopi di una vita, diventano pensiero fisso di adulti malati e arrabbiati, disposti a tutto!
Quando a parlare sono i giovani non è mai tempo perso, perché son
o le discussioni dei giovani che potranno modellare idee di domani, sono le conversazioni dei giovani che creeranno i caratteri di domani, sono i litigi di oggi che creeranno le speranze di domani!

In Italia la gioventù è spesso sfiduciata, ancora più spesso arrabbiata. I giovani non sono altro che piccoli adulti che si barricano dietro a muri di ira e sconforto, e spesso cedono a piaceri che divengono vizi, poi malattie, poi cause di morte. Fatalismo? No! Semplicemente una rapida rassegna di quella che è una situazione triste e trista: ci sono lacrime, ma ci sono odi ancora più abbondanti delle lacrime!
Cosa fare? C’è un rimedio immediato a tutto questo?
Certo che no! Non esistono i maghi, non esiste la bacchetta magica, non c’è la fata turchina che finalmente ci trasformerà da burattini di legno in bambini veri, ci sono solo dialoghi, incontri, crescita, esperienze.
Ormai non si tratta più di un periodo nella vita dei giovani in cui ci si ribella all’ordine costituito, non si tratta più dell’adolescenza che poi passa e va: la rabbia e la ribellione sono sempre più duraturi, sempre più ‘aggrappati’ ai cuori dei giovani, che paiono rimanere ‘giovani’ per più tempo.
Che mondo!
Ma in fondo tutto il mondo va così!
E, dunque, dovremmo noi rassegnarci a questo mondo, a questa realtà che – evidentemente – non funziona?!
No! Non dobbiamo, ma, soprattutto, non possiamo! Il mondo va forse giù per un pendio verso il baratro? La soluzione non è arrendersi alla discesa, ma tentare di tirare i freni, di sistemare davanti alle ruote degli ostacoli perché il baratro non ci inghiotta!


Quando a parlare sono i giovani … si trovano parole come quelle che avete appena letto. 

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