giovedì 28 agosto 2014

JD 00 Aa 056

‘Cosa lasciamo al mondo? L’impronta che ognuno di noi fissa sul suolo del mondo c’è, ma non si vede, forse perché la Terra è uno spazio troppo grande? Forse perché la nostra impronta è in realtà un nulla? Forse non la lasciamo questa famosa impronta … la scienza ci dice che ne lasciamo una, misurabile e in un certo qual modo definibile: ciò che mangiamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che utilizziamo, tutto ciò che viene a nostro contatto in qualche modo è un segno che noi lasciamo, probabilmente non c’è ‘l’etichetta’ su quello che lasciamo e nessuno saprà che sono stato proprio io a lasciare quel segno, ma qualcosa rimane … ma è l’unica impronta, questa, che io posso sognare di lasciare su questo mondo? No io non ci credo, non credo affatto che questo sia quello cui sono destinato! Io non ci credo! Io credo che lascerò qualcosa, che io debba lasciare qualcosa …
Ho letto Dostoevskij, e si parla di coloro che ‘hanno il diritto di commettere delitti’, poiché sono personaggi grandi, e il delitto, per loro, non è altro che come una formica, fondamentale per la sopravvivenza del formicaio (=l’opera), ma irrisoria rispetto alla grandezza di questo formicaio! L’esempio è Napoleone!
Ebbene io voglio essere un Napoleone, voglio che la terra tremi sotto i miei piedi, che la gente dica il mio nome, non con paura, ma con rispetto! Voglio che le persone sappiano la mia vita, mi conoscano, abbiano il desiderio di sapere tutto di me, voglio combattere per tenere nascosta la mia privacy, voglio … voglio il mio nome scritto sulle insegne, voglio il mio nome diffuso come una macchia d’olio, e vorrò non poter riposare in pace, quando i miei giorni saranno finiti, perché mi rimpiangeranno, ancora vorranno che io rimanga con loro!
Sono egocentrico, sono pazzo, forse, ma voglio la fama, la gloria, il ‘trionfo’ dei cesari, le lodi dovute a un divo … pazzia? Forse, sì forse è pazzia … non è giusto, l’ambizione non è cosa buona, ma posso io rinnegare ciò che nel mio cuore grida, urla come un lupo alla luna, e intanto proprio il mio cuore si strazia, si dispera per ogni successo dell’altro … sì sono geloso, invidioso, avido, ma non riesco a controllare questo, non riesco … non mi riesce! Io mi odio per questo, ma nello stesso tempo … non posso farci nulla … so che è un errore questo mio morboso pensiero, ma è incontrollabile: la sera, prima di dormire, mi faccio l’elenco delle cose in cui fallisco, delle cose in cui ‘devo’ essere perfetto, l’elenco della mia gloria. Ma forse propri questi sogni sono d’intralcio a ciò che essi stessi contengono. Mi perdo nei voli della fantasia e non stringo nulla, non possiedo niente, rimango un miserabile. Un miserabile. Proprio ciò ch
e odio di più, in realtà e ciò che sono a causa di questo mio odio! È un circolo vizioso, e mi pare infinito, incontrollato e incontrollabile.
Disperazione!
Ah! Che odio in questi momenti in cui prendo coscienza che tutto quello che ho non è aria, non fumo, ma direttamente nulla!
Ma io sarò qualcuno, devo essere qualcuno, altrimenti mi logorerò in eterno e nella tomba, invece che non riposare per i richiami di quelli che mi ricordano, sarò talmente miserevole e miserabile che nemmeno i vermi oseranno attaccare la mia carne!
Odio!
Odio! Odio!
Questa è una malattia, forse, molto probabilmente, ma non so se ho il desiderio di guarirne, in fondo è piacevole anche questa sofferenza. Mentre scrivo ciò mi ritorna ancora in mente Dostoevskij, un po’ mi sembra di rileggere le parole dell’inizio delle ‘Memorie del sottosuolo’ … ma io non sono il sogno di un grande scrittore, io sono proprio io, sono un essere vivente in carne ed ossa che si strugge.
Io mi struggo per la mia orrenda esistenza, che in realtà (e di questo me ne accorgo nei pochi momenti di lucidità che questa ‘malattia’ mi concede) non è affatto orribile: sono amato (credo) e potrò evolvere.
Ma comunque il desiderio irrazionale mi pervade e mi stravolge. Non è giusto! La consapevolezza di avere un problema non è affatto un passo in avanti verso il suo superamento, se tale problema è in realtà così amabile agli occhi!
Ma anche questo, in fondo, è frutto di quel desiderio insano, figlio di questa mia malattia che mi colpisce da qualche tempo.
Disperazione!

Ah! Che piacere questa disperazione che mi strugge!’

Nessun commento:

Posta un commento