Quando penso al mio
domani non posso non pensare alla fama, alla gloria. E non mi interessa
dominare la scena politica del mio paese, non mi preoccupo di essere
intervistato in qualche programma televisivo al pomeriggio cosicché mi vedano
anziane signore abbandonate o gioventù svogliata e appassionata di parole. Mi
interessa che il mio nome sia ricordato da qualcuno, che qualcuno pensi a me
come un esempio, che un mio professore possa essere estremamente orgoglioso di
essere stato il professore di una tale persona, che io possa scrivere ed essere
letto da persone avide di lettura, avide di idee, avide di opinioni anche
contrastanti, anche scomode, anche sciocche! Vorrei poter cantare e recitare –
finalmente – come sento di poter e dover fare per sentirmi vivo: voglio la
stanchezza delle otto repliche settimanali, la fretta che toglie tempo alla
lettura e allo scrivere.
Quando penso al mio
domani temo il domani che mi sono immaginato: ho paura di questa vita così
frettolosa e ansiosa, sempre di corsa a rincorrermi da solo, per trovare un po’
di tempo per qualcosa di semplice e intimo; e diciamocelo, ho paura che tutta
questa gente mi faccia sentire anche più solo di adesso! Sì perché nulla ti
isola di più che la massa: quando sei con troppi il tuo io si annulla, si
azzera per adeguarsi e conformarsi, per essere cosa unica con la gente attorno,
e allora ti accorgi di essere solo, perché il tuo io rimane rinchiuso,
soppresso dinnanzi alla forza del gruppo. Datemi le poche persone che
m’occorrono!
Quando penso al mio
domani vedo un sogno, una paura e un’illusione: il sogno di poter vivere
dell’arte ch’io amo profondamente con tutto il mio io, la paura di perdermi in
questo mio amore per l’arte e perdere tutto il resto, l’illusione di essere in
grado di fare tutto ciò che sogno.
Scompare da me ogni
dubbio solo quando sono a teatro; non importa se seduto in platea o sul
palcoscenico, quando sono a teatro qualcosa cambia e mi dimentico tutto quello
che c’è. Le liti in qualche modo si dimenticano, le ansie si sciolgono e si
rilassano i muscoli, le preoccupazioni scivolano via.
Quando penso al mio
domani non scorgo nemmeno un po’ d’amore, non intravedo neanche un barlume di
affetto e sentimento: vedo solo i giorni, le fatiche, le illusioni che me ne
faccio: l’amore non mi sovviene, l’amore non è contemplato, come mi fossi
condannato io stesso alla solitudine.
Avrò amici e ‘amici’,
avrò persone care e conoscenti, parenti e congiunti, ma dove sarà finito
l’amore? Davvero perderò tutto nell’arte se riuscirò a realizzare il mio sogno,
la mia brama?
Quando penso al mio
domani devo pensare alla fama, devo immaginarmi la gloria, e non posso
accontentarmi di poco, no!, devo puntare all’eterno, al ricordo sempiterno!
Pazzo forse sarò,
egoista e presuntuoso, per nulla una persona buona, ma io non voglio mentire,
non voglio passare poi per ipocrita, non voglio nascondere ciò che mi sta nel
petto: ora vedo la gloria e la fama come un pezzo di ferro che mi sta sopra e
davanti, e vedo questo pezzo di ferro scintillare davanti e sopra di me; nel
petto, proprio dove c’è il cuore, sento una calamità che mi spinge e mi attrae
là, mi obbliga ad avanzare il petto, mi scuote ad avvicinarmi, ad elevarmi e
avanzare!
Malata passione è la
mia, eppure sono davvero così, davvero bramo questa cosa materiale e per certi
versi effimera, ma il mio animo aspira solo alla grandezza, non è interessato
ad altro.
Nemmeno posso
immaginare la delusione che seguirà l’infrangersi di ogni mio sogno, nemmeno
oso pensare quale sarà la tragedia che ne verrà nella mia vita di misero e
infelice presuntuoso!
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