martedì 13 gennaio 2015

DELIRIO IN GIULIETTA

Romeo, quale nome mi suonò più amabile? Non quello di mio padre, non quello di mia madre, quale nome mi suonò più amabile? È come se non potessi smettere di pensare a questo nome: ogni volta che sento questo nome uscire dalle mie stesse labbra me ne stupisco, mi meraviglio delle mie emozioni!
Romeo, quale nome mi ha mai dato più afflizione? Così soave eppure così odioso: questo nome è il solo che ci divide, questo tuo nome, ‘Montecchi’, è l’unica tortura che mi si potesse imporre!
Romeo, Romeo, Romeo, Romeo, Romeo!
Quanto mi colma questo nome, quanto mi inebriano queste cinque lettere!
La R mi scende nel petto, la O mi riempie la gola col suo suono, la M sale fino agli zigomi, la E viene in avanti fino ai denti e poi di nuovo la O mi avvolge tutto, mi abbraccia! ROMEO!
Romeo, quale nome straordinario, quale nome mi suonò più amabile?
La R mi ricorda il tuo sguardo appena mi sono girata attorno a guardare tutti gli invitati: una miriade di occhi nascosti dietro bizzarre figure di maschere variopinte; tu mi guardavi e sentivo che stavi scavando dietro la mia mascherina; la O mi fa rivedere quelle tue labbra, appena visibili sopra il tuo bavero: ti morsicavi il labbro inferiore; la M è come la tua mano sulla mia, quando mi hai sfiorato nel mezzo del ballo: che brivido mi ha percorso, come un soffio gelato sulla pelle nuda; la E mi parla del tuo sorriso, quel sorriso che mi hai lanciato subito dopo il primo ballo insieme: felice, gli occhi luminosi ed emozionati; la O mi parla ancora delle tue labbra, mi fa rivedere quella tua bocca morbida che mi sfiora la mano e … che sciocca che sono stata! La tolgo veloce, ma subito me ne pento! Il tuo tocco è così delicato, molle: soave.
Romeo, Romeo, Romeo, Romeo, Romeo!
Come fare a smettere di dire questo nome!
Maledetto questo nome per due motivi!
Maledetto questo nome perché ti amo: ora capisco cosa provò Ginevra quando arrossì con Lancillotto, ora capisco l’imbarazzo di Francesca e dello sventurato Paolo, ora comprendo l’amore; sì, Romeo, io ti amo! Io ti amo, Romeo! E maledetto sia il tuo nome per questo!
Maledetto?
Sì, perché tu non sei solo Romeo: sei un Montecchi, amor mio, sei un Montecchi, giovane Romeo!
Cosa può sperare una ragazzina come me?
Io fino a ieri scherzavo con la Balia, mi rincorrevo con le figlie dei servi per la corte interna, e  oggi?
Oggi piango per questa mia insana passione! Cos’è? Perché è amore? Tutto sarebbe più semplice senza questo dio crudele!
Oh, Romeo, Romeo, Romeo!
R: ti amo. O: abbracciami. M: baciami dolcemente. E: sussurrami dolci parole. O: portami via.
Romeo, rinuncia al tuo nome, a questo tuo nome maledetto! A chi importa se sei un Montecchi?
È forse un braccio, una gamba, un piede? È forse un organo come il fegato? È forse indispensabile come i polmoni, che adesso soffrono così tanto perché non mi riesce di respirare? Cos’è un nome, Romeo?
Forse senza questo tuo nome non saresti più tu?
Una rosa perde forse il suo profumo se non la chiamiamo rosa?
Romeo, saresti meno Romeo se non fossi tu Romeo?
Romeo: quanti problemi vengono da questa parola.
Pure le gioie che vengono da questo nome sono in fondo un problema!
Cosa succederà?
Romeo, io t’amo Romeo: ho scoperto cos’è l’amore.
Romeo.
Romeo.

Romeo.

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