Quanta fatica mi
costa tutta questa messa in scena? Mi accorgo del fatto che tutto ciò sia null’altro
che uno spreco, un’inutile scialacquamento di un animo incosciente. Sono forse
allora uno stupido?
Sono decisamente
uno sciocco, uno stolto che non si accontenta di vivere il proprio giorno, che
si illude e si raggomitola nei propri sogni, nei propri desideri. Sono un’incoerente
incostante. Un demente impaziente.
Un sapiente
ignorante.
Quest’ultimo è
un ossimoro, eppure è così tanto una verità che mi sconvolge la potenza di
queste due parole affiancate e riunite in me. Sapiente ma allo stesso tempo
ignorante, consapevole ma volutamente dimentico delle mie consapevolezze. Che sciocco
che sono! Sono davvero l’essere più stupido che possa essere mai esistito.
Per non parlare
di questa mia mania di dover sempre essere sorridente, sempre gaudente, sempre
felice. Ho abbandonato il me triste e sconsolato per apparire sempre come l’incarnazione
dell’allegria. Sono un demente. Un malato
di cervello e di cuore. Affetto da una patologia che si scatena con sintomi al
cuore e al cervello, all’animo e all’intelletto. Sono un pazzo sconclusionato,
sono un malato e non di una malattia immaginaria, che esiste solo perché voglio
vedermi in essa, no!, sono malato della malattia più curiosa e più ‘bella’. La follia.
Esiste una
malattia più bella? Io credo di no, no, non esiste una più straordinaria
patologia: vivere nell’eterno illudersi, circondando di null’altro che illusioni
il mio essere, affogando in un mare di null’altro che immagini fittizie, false!
Ma sono poi false?
‘falso’ è un
termine ‘negativo’, invece ciò che mi circonda è così straordinariamente bello,
è così straordinariamente entusiasmante. Oddio. Entusiasmante? Per più delle
volte è solo una sofferenza tutto questo, ma anche il dolore è esperienza in un
certo senso piacevole, in un certo qual modo goduriosa.
Ma quanta fatica
è questa malattia?! Ogni giorno c’è qualcosa di mutato eppure tutti i giorni,
se osservo all’indietro, nel passato, paiono uguali, paiono rincorrersi
costantemente.
Sono un folle?
Sì, anzi, io
sono come Quasimodo: sono il re, il papa dei folli! E non solo per il giorno
dell’Epifania, no!, lo sono per la vita, per tutta l’esistenza, per l’eternità.
Nei secoli dei
secoli. Amen.
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