martedì 27 gennaio 2015

STORIA BREVE DI UN PAZZO

Nacque ormai diciotto anni fa e nacque in un giorno di primavera, verso sera, atteso da amici e parenti.
Crebbe in quella che tutti potrebbero definire un’infanzia felice e serena.
Poi crebbe davvero, e i giochi da bambino non si interruppero, bensì si intensificarono, divennero più prepotenti e in qualche modo grandiosi: con l’evoluzione della persona, evolveva anche il suo mondo, ma non evolveva verso una realtà comune e adulta, bensì in una decisione sempre più ristretta, sempre meglio pronta a difendersi da attacchi dal mondo reale.
Tutto ciò che era nato per un bambino ora aumentava per un quasi-uomo, e tutto peggiorò, tutto iniziò un lento scivolare via, giù, verso la più totale solitudine di pianti e depressioni, non patologiche forse, ma dolorose come ferite profonde.
Il bambino quindi crebbe in età, ma il suo mondo non crebbe con lui.
Ne nacque un bambino perso nel mondo reale, oppure un adulto smarrito nel suo mondo fanciullesco, comunque uno strano individuo, e non come tutti si è un po’ strani, ma talmente strano da sentirsi tale in una maniera troppo eccessiva, troppo diversa.
Il bambino si sentì spesso una vittima come in realtà capita a molti, ma a un certo punto si scoprì a variare da uno stato di eroismo e titanismo contro la sua condizione, a una condizione di miserabile che commisera se stesso per la propria miseria!
Scoppiò tutto per il bambino, e scoppiò tutto tante volte, ma non cambiò granché.

Un giorno il pazzo si ritrovò a scrivere di sé, e iniziò a scrivere di sé … se non sbaglio iniziò più o meno così: nacque ormai diciotto anni fa e …

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