giovedì 13 novembre 2014

LODE E PREGHIERA

Milleseicentosessanta anni fa, 13 novembre 354, nasceva un uomo del tutto particolare, che con la sua parola avrebbe contribuito alla nascita di quella che oggi è la religione di circa un miliardo di uomini. Sant'Agostino nasceva a Tagaste e per lui oggi io voglio raccontarvi questa mia confessione. 
Ad Agostino. Uomo di Dio e Eccelso Servitore tra gli uomini.
J.D.

Qualcosa nella Tua religione mi appassiona, Signore.
La mia conoscenza delle religioni è alquanto limitata, ma credo di poter affermare quasi per certo che non vi sia religione basata sulla predicazione di un ‘bambino’ di trent'anni che predica amore e uguaglianza, lui che, figlio di falegname, è re del Popolo Eletto; una religione fondata su una morte misera?! Costruita sulla promessa di un sepolcro vuoto e silenzioso?!
Davvero nella Tua Parola c’è qualcosa di straordinario e sconvolgente, un messaggio che, oltre a essere importante per la Storia, è importante per me: qua, proprio nel mio petto le parole di te, semplice Nazareno, si sono fatte largo e si sono insediate in un angolino: sono lì e pulsano, sono fonte di quei dubbi che, ringrazio, mi tormentano continuamente e mi costringono a fermarmi; non sono risposte, perché – riprendo impropriamente Dostoevskij – ‘Dio ha posto solo enigmi’, ma quesiti, interrogativi assillanti e tormentati, che sottovoce sono sussurrati in mezzo alla vita frenetica, alle mille distrazioni, tra finti idoli e vitelli dorati che mi sono costruiti e cui – temo – mi sono affezionato forse troppo.
Davvero mi sento orgoglioso che mi madre e mio padre mi abbiano cresciuto in nome tuo, e davvero un po’ mi sento commosso e quasi le lacrime gioiose inondano la mia faccia mentre scrivo!
La tua è una via difficile ed ora me ne accorgo, ma ancora non mi soddisfo di urlare a squarciagola ‘Vieni Spirito!’ perché davvero questa sciocca e codarda vita venga riempita da un senso, da un motivo vero e concreto, non da sogni e vane illusioni!
C’è un canto che amo in modo particolare: alleluia lode cosmica. È una lode vera e totale in parole e musica. Ecco così io mi voglio sentire e descrivere: un canto totale e totalizzante che si innalza incontenibile. È un’emozione straordinaria e completa che va oltre l’umano sentire e coglie il divino percepire!
Con questa mia lode vorrei vivere e camminare nei miei giorni, felice  e sicuro, certo e saldo in Lui come se questo fosse forza vera per la mia vita di ogni giorno.

Eppure forza non è, perché proprio mentre la Tua Gioia, Signore, mi pervade, il mio cuore si ricorda della sua passione più animalesca e si ricorda dell’orrore di cui è complice – purtroppo – consapevole: sono contro di Te, Signore, assolutamente incoerente per la mia essenza, per ciò che mi marchia come ‘diverso’! Ebbene sì, sono diverso, sono una creatura deviata e assolutamente depravata, che è andata contro natura violando le Tue leggi! Sono un sodomita - sì una parola così vetusta! - e ne sono dispiaciuto: sono un pervertito e lo ripeto! Questa mia perversione, poi, è ancora più pesante perché consapevole! e allora mi dispero, poiché non vorrei lasciarTi, non vorrei perderTi, ma come poter vivere legato a Te, vivendo contro di Te?

E lo stesso cuore che ti ama e vorrebbe lodarti sempre è causa di senso di colpa e colpa vera e propria! Quale creatura orribile, quale essere immondo; eppure non riesco a lasciarti andare, a allontanarmi da te: sono incatenato a te, alla tua voce e a quel tuo volto che, come statua velata, tenti di nascondermi sempre!

Questa, da lode dell’Altissimo, diviene allora preghiera per il miserrimo che qui si è raccontato.

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