martedì 22 aprile 2014

IO SONO IL SOLO!

Oramai sono un signore di mezza età: ho vissuto metà della mia esistenza e sono soddisfatto di questa mia vita. Ho, in questi molti anni, compiuto una routine sempre uguale e – sebbene a qualcuno possa non piacere – io ho amato questa vita sempre uguale; non mi sono mai piaciuti i viaggi, le sorprese, le novità, le eccezionalità. Io amo la ripetizione!, mi piace fare sempre e solo le stesse cose, mi sento protetto nella mia routine, nella mia quotidianità, mi sembra di vivere tranquillo, e, nonostante tutto, riesco a provare forti emozioni in queste giornate sempre uguali e ripetute. Voi tutti mi scuserete, ma io sono un uomo semplice, e sto bene così come sto, non mi serve altro; non sono uno di quelli che, per sentire che la giornata sia stata fruttuosa, hanno bisogno di sentire quel brivido straordinario, irripetibile.

Il mio lavoro è la mia fonte di emozioni, belle e brutte. Il mio lavoro è una lunga camminata, una lunga e faticosa ascesa su per un colle alto e ‘brillante’! Ogni giorno è una fatica percorrere quel sentiero fatto di gradini tutti uguali: sono tanti! In verità non mi sono mai fermato a contarli e in effetti, quando lavoro, sono sempre concentrato su altro. Dovete sapere che dal colle si gode di una vista favolosa, incantevole, che sarebbe invidiata da qualsiasi poeta o letterato, o da qualsiasi pittore e paesaggista. In anni e anni di queste mie salite e ridiscese, ho ammirato le bellezze della natura e dell’uomo, ho osservato le caratteristiche più curiose del mondo, ho sorvegliato gli accadimenti ai piedi del mio colle, ho scrutato gli orizzonti pieni di vita e di colore. In questi anni non ho mai visto un giorno uguale ad un altro, simili, magari, ma mai un giorno uguale all’altro: la natura che mi circonda continua a crescere, a svilupparsi, a muoversi, è ricca di vita e vitalità, non è mai ferma e immobile, non conosce la staticità e il silenzio, ma è maestra nella dinamica e nel suono.
Un giorno, mi ricordo, vidi delle persone indaffarate nel costruire un enorme edificio, con scintillanti blocchi di pietra enormi, e ricordo il sudore che colava lungo le tempie in piccole goccioline sferiche, ricordo che scendevano sul collo e si calavano sul petto; ricordo i muscoli tesi di quegli operai, ricordo le loro carni dure e tese per la fatica, ricordo i polpacci rigidi per la stanchezza, ricordo il fiato pesante per gli sforzi. Ricordo ogni minimo particolare e potrei dipingerne un quadro perfetto nei minimi dettagli, potrei ripetere quelle grida strazianti, quelle smorfie terribili, quella sofferenza immonda.
Di un altro giorno ricordo di aver visto un’immensa distesa di uomini, tutti vestiti in maniera simile che, ai piedi del mio soave colle, combattevano con foga, combattevano con passione, almeno mi parve, poi vidi, vidi i loro volti e capii: non era foga, non era coraggio, non era passione, ma era tristezza, paura, disperazione! Quel giorno vidi sangue, quel liquido così rosso, un rosso intenso e caldo, quel liquido che sembra così insignificante ma che è vita! Vidi quel sangue, quel sangue che è portatore di dolore, di lacrime di morte, lo vidi scorrere copioso, abbondante. Si spandeva come un’onda anomala,rapido, ricopriva ogni cosa, inaspettatamente, indistintamente, indiscriminatamente. Quel giorno piansi. Quel giorno mi dispiacque fare il mio lavoro, quel giorno ebbi il desiderio di interrompere quella mia routine, quel giorno dubitai del mondo e della sua bellezza!
Ma poi mi ricredetti.
Mi ricordo un giorno in cui mi tornò la fiducia per questo mondo, mi ricordo persone e persone raccolte l’una vicina all’altra, senza distinzione di razza, sesso, età, con gli occhi chiusi, le mani aperte. Parlavano, sussurravano, piangevano, tutti erano Uomini, non più nazioni e nazionalità, quel giorno erano solo e semplicemente Uomini e Donne, senza distinzione, senza pregiudizi, senza timori. Solo Uomini e Donne.
Mi piace, in fondo il mio lavoro. Ho sempre amato l’arte e il mio lavoro mi offre, ogni giorno, la più grande opera mai compiuta, inimitabile da qualunque artista di tutti i secoli: la natura.
Dal mio colle ho ammirato e ammiro le grandi cascate e i laghi dell’ovest; ogni giorno mi fermo qualche istante a osservare quelle belle distese di acque che ho imparato a chiamare ‘mari’ e ‘oceani’; oppure sosto là dove si vedono quelle strabilianti floride foreste, ricche di vita, una vita verde e marrone, gialla e rossa, viola e arancione, e blu e celeste, quella vita meravigliosa che dà la nausea tanto è varia e composita; di tanto in tanto osservo quelle belle valli verdi, quei prati immensi che si estendono a est. Amo la natura.
Nella mia esistenza ho osservato tutto il panorama dal mio colle, l’ho osservato attentamente, nei minimi particolari, non ho perso una foglia, una mosca, un granello di sabbia. Negli anni – e ormai sono davvero tanti – questo panorama è cambiato, si è evoluto!, o almeno così dicono. In realtà spesso credo che il paesaggio, piuttosto ce evolversi, svilupparsi, progredire, si stia nicchiando, appesantendo. Credo siano gli uomini. Negli ultimi anni ho visto cambiamenti, molti, e molto spesso non positivi. Ho visto quegli uomini distruggere quelle frondose foreste per lasciare spazio a grandi piantagione di erbette tutte uguali; ho visto quelle belle praterie arretrare, ritirarsi al passaggio di lunghe bisce grigie, striate di bianco e giallo, con linee o continue o tratteggiate; ho visto alti colli distrutti per un comodo passaggio, ho visto la superficie soffice e ondulata crepata e inondata di acqua, ho visto profonde valli scomparire, inghiottite da acque gelide e limpide, piene di vita, ma portatrici di morte. Ho visto tutto questo compiuto dagli uomini.
Non so.


Io sono un uomo di mezza età. Sono un signore felice, un signore che ogni giorno compie una lunga camminata su di un monte ‘fulgido’, ‘prezioso’, sono il solo che compie questo cammino, eppure non mi sento mai solo: ho la compagnia di quel creato, di quegli uomini ottusi, ma anche capaci d’amore, di quei liberi animali, di quelle vigorose piante, di quegli armoniosi paesaggi. Io sono il solo che cammina per questo colle, che osserva questa Terra così attentamente, sono il solo che compie ogni giorno questa bella passeggiata, eppure non mi sento solo: io sono il Sole!

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