martedì 8 aprile 2014

QUARTO COMANDAMENTO

ONORA IL PADRE E ONORA LA MADRE
quarto comandamento della Nuova Religione

Una casa elegante e pulita, un giardino ordinato e profumato davanti, le auto ben parcheggiate nel garage. Vicino al cancelletto sbocciava un roseto rosso che diffondeva una morbida fragranza tutt'attorno. Un glicine si arrampicava fino al piccolo balconcino che sovrastava l'ingresso e le cascate di fiori viola cadevano leggere dai flutti verdi del rampicante. Il sole era tiepido in quella giornata di primavera e qualche lucertola era uscita a scaldarsi al sole sui davanzali. Ogni tanto una signora anziana passava con il suo carrellino davanti al cancello e veniva per qualche istante rapita da quel miracolo cittadino, quell'unica casa sopravvissuta all'onda di cemento che ormai soffocava le periferie ammassandosi in torri alte e fredde di cemento e vetro, in agglomerati amorfi pieni di crepe e macchie d'umidità. 
Questa casetta così favolosa era il villino della famiglia Carli e quel pomeriggio di primavera il giovane di casa era seduto a gambe incrociate sul balconcino, non quello sopra l'ingresso, ma su quello più grande che stava sopra il salotto e al quale si accedeva da camera sua. Era in boxer e maglietta a maniche corte, nascosto alla strada solo dalle belle colonnine bianche della parapetto, i peli sul petto e quelli della barba incolta erano smossi debolmente dal vento leggero che soffiava dalle montagne. Gli occhi erano immobili e assenti e qualcuno avrebbe potuto dire che era una statua, ma ogni tanto portava la mano destra alla bocca e aspirava fortemente dalla sigaretta: il cerchio incandescente si arrossava e la carta sottile si ritirava verso le labbra, mentre un caldo e piacevole alito di fumo scendeva giù nel petto.
La stanza dietro di lui era in disordine con magliette e pantaloni gettati senza cura qua e là, un po' sopra la scrivania e un po' sulla poltrona e sul letto. La stanza appariva cupa e buia, nonostante i raggi caldi che penetravano dalle portefinestre. Sulla parete alla quale si addossava la scrivania erano appese delle belle foto di un'infanzia che chiunque direbbe felice. 
In quella foto c'era tutta la famiglia, madre padre e figlio, seduti uno a fianco dell'altro su una panchine e dietro, leggera e slanciata, la Torre Eiffel, solitaria sopra i tetti di quella zona di Parigi. Quella era stata una bella vacanza per la famiglia Carli, si erano divertiti. Era stato un viaggio per visitare Euro-Disney, ma poi i genitori non avevano rinunciato a scoprire la città che da molti è chiamata 'dell'amore'. E allora avevano visitato Notre Dame, avevano camminato a Montmartre e si erano persi nelle sale del Louvre,avevano indugiato in un caffè e si erano concessi un ritratto di famiglia creato da uno dei tanti artisti di strada che affollano i ponti della città che era di Quasimodo e Frollo. 
In quest'altra foto erano solo madre e figlio, abbracciati su una di quelle giostre vecchie, quei bei caroselli come non se ne vedono più nelle città moderne. Gli sfondi erano tutti mossi perché la fotografia era stata fatta mentre si girava, ma le linee dei volti erano chiari, puliti: madre e figlio, nessuno avrebbe mai avuto dubbi davanti a quelle due paia di occhi così grandi e così felici!
Un'altra foto ancora ritraeva padre e madre con un batuffolo bianco in mano: era il giorno del battesimo del piccolo ed era inverno, quindi il pargoletto era stato attentamente ricoperto da strati e strati di calda lana bianca. 
Appesi stavano anche un biglietto dell'aereo per l'India (era stato il regalo per la maturità) e un paio di cartoline, una da Londra e l'altra da New York. 
Il giovane Carli si alzò una volta finita l'ennesima sigaretta e chiuse i vetri che davano sul balcone. Si vestì e uscì, chiudendo bene la porta di casa e badando che il cancello automatico si fosse chiuso una volta uscito lui con la macchina. La città era piena di colore e sempre più gente preferiva la bicicletta all'automobile.
Mentre attraversava le affollate vie cittadine, passò davanti a una casa di riposo e su un balconcino, seduti su due comode sedie bianche, stavano due coniugi che si amavano ancora, nonostante i moltissimi anni passati insieme. La donna teneva tra le mani una foto ripiegata e la accarezzava dolcemente, come se fosse un essere vivente. Aveva gli occhi lucidi. L'uomo leggeva il giornale, ma a un certo punto si voltò verso la moglie e ne ebbe compassione: «Cara smettila di tormentarti, prima o poi telefonerà» «Credi che ci abbia dimenticati» domandò lei di rimando, con le lacrime pronte a versarsi sulle guance rugose e smunte «No, io ... credo di no» ma in verità era quasi convinto dell'opposto. La moglie aprì la fotografia: un uomo, una donna, un bambino, felici, e Parigi sullo sfondo.

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