8 maggio 2015, oggi siamo stati
all'isola di San Giulio e lì abbiamo avuto l'occasione di partecipare a Nona,
con i canti delle monache, e di incontrare una di loro: alcune sue esperienze
sono le esperienze della mia vita e le sue parole riecheggiano ancora adesso
nella testa, m'obbligano a soffermarmi e dedicare tutta l'anima mia alla
contemplazione di quel racconto particolare. Non solo: in me canta la Musa e mi
ordina di farmi suo strumento, mi impone di non lasciar volare nel vasto cielo
della memoria, tra le nebbie e le tormente del ricordo, ciò che ho vissuto, ciò
che mi sta sorgendo dentro. La monaca sarà sempre un incontro particolare, dopo
oggi ricorderò questa ora passata dinnanzi a quelle sbarre che ci dividevano,
così vicini, eppure così lontani, separati da una incolmabile distanza: è la
distanza di chi ha capito, di chi ha fatto un passo in più rispetto a te, e ti
pare che questa persona sia come avvolta di una luce tutta particolare, nasce
in te un po' di invidia, un po' di gelosia per quella sua grazia … oggi ho
incontrato una monaca … oggi ritornano ancora passati dubbi insopportabili.
- Orta San Giulio, 19 marzo 2000, Festa del Papà
Si levava una strana brezza dall'acqua del lago, increspava
leggermente l'acqua scura sotto un cielo cupo e grigio. Ronzava ormai da giorni
la minaccia dell'ennesimo temporale. I turisti, ovviamente, non mancavano nella
cittadina: un gruppetto di tedeschi in sandali e pantaloncini, con, sulle
spalle, il solito golfino a righe, camminava giù dalla chiesa e si fermava ad
osservare i grandi rampicanti che salivano sull'arcata di pietra. Una bambina
era più interessata alle belle pitture ch'erano resistite al tempo su una
parete poco più in giù. Ogni tanto qualcuno del posto arrancava affaticato verso
la propria casa, tentando di evitare tutti quei visitatori che, per tenere
sempre il naso all'insù verso chissà quale meraviglia, si dimenticavano di
essere in un mondo abitato da altre persone per nulla in vacanza!
Nella piazza si prendeva il caffè, arrischiandosi ai tavolini vicino
al lungolago. I capitani ridevano con le loro voci profonde vicino ai moli,
aspettando qualche gruppo numeroso. Una scolaresca si muoveva, un po' annoiata,
verso il comune e qualche ragazzino ridacchiava per una certa battuta su quella
signora, un po' in carne, che sedeva su una panchina, stanca delle fatiche del
turista.
Agata era spesso stata a Orta perché una sua amica aveva una casa lì
vicino e, quando la ospitava, spesso andavano la sera nelle stradine illuminate
dall'affascinante luce dei lampioni. Qualche volta avevano anche preso il
battello fino all'Isola, ma mai s'era fermata a pensare a quelle donne che
s'erano autonomamente rinchiuse là, lontano da tutto e da tutti, chiuse in un
mondo tutto loro, un mondo di poche stanze rispetto all'infinità di possibilità
che anche solo nel paesino di Orta cresceva ad ogni angolo … non aveva mai
pensato alla scelta di quelle donne così coraggiose - o così codarde? - da
staccarsi dalla loro vita in una maniera così netta e decisa … ora era
obbligata a pensarci: nessuno le puntava una pistola alla testa, ma ora che
sedeva su una panchina aspettando Cecilia qualcosa la costringeva a
dimenticarsi del gelato, della vescica che le stava venendo al tallone
sinistro, di Cecilia. L'Isola, con tutti quegli edifici che s'aggrappavano
l'uno sull'altro, la seduceva e la inchiodava a sé; ma non era l'architettura …
oltre a quelle pareti e a quelle finestre sentiva che qualcosa si muoveva,
percepiva un movimento tutto particolare, sconosciuto, affascinante.
Era come se tutta la sua mente fosse divenuta incapace di pensare a
qualsiasi cosa non fosse questo qualcosa ignoto, era paralizzata nella
contemplazione dell'isola che emergeva dalle acque fredde del lago. Il
paesaggio, scuro, le raccontava una sorta di angoscia che non aveva mai
conosciuto prima; non era tristezza, non era paura, ma un senso di curiosità
preoccupata e ansiosa che cresceva rapidamente invadendo ogni parte di lei.
Chi erano quelle pazze che s'erano allontanate dal mondo chiudendosi
dietro ad una porta pesante? Erano state così codarde da scappare da una vita
ordinaria, sconvolta dalle notizie delle stragi nel mondo, degli omicidi
quotidiani, della fame, della povertà, della solitudine? Che razza di coraggio
è il coraggio di queste monachelle che se ne stanno rintanate in un posto
caldo, lontano da tutto e da tutti, al sicuro in un alto convento? Agata
credeva, era cristiana ed andava regolarmente in chiesa, partecipava anche ai
gruppi in oratorio, aiutava per l'animazione estiva dei bambini, ma non
concepiva quelle donne, non poteva comprendere quelle folli dame in nero che
passavano la vita in quelle stanzucole in mezzo a un lago! La vita era fuori, i bisogni della
gente erano fuori, i poveri e i soli, le mense per i senzatetto, le missioni, i
giovani che sempre di più s'allontanavano dalla religione, dalla fede, tutto
questo era fuori: cosa c'era tra quattro pareti e otto finestre? Qualche croce
e un paio di statue della madonna, e poi?
"No, Rita …"
Cos'era stato? Chi aveva parlato? Era stata una voce dentro di lei,
qualcuno che in lei si era ridestato e l'aveva contraddetta. Ma chi aveva
parlato? E chi era, poi, Rita? Le era parsa una voce dolce e amichevole, quasi
una voce che aveva un poco pietà di lei, una voce di qualcuno che poteva
immaginarsi seduto a fianco a lei, mentre la guardava con uno sguardo amorevole
e paterno. No? No cosa?
Ancora il suo cuore la incatenava al campanile oltre l'acqua e sempre
di più i suoni della piazza si scioglievano in rumore informe, un colore marcio
e indistinto, senza senso.
No cosa? No non erano delle folli? Ma come?!: un gruppo di donne
sceglie un posto, entra in delle stanze e si chiude dietro la porta per
'aiutare il mondo con la preghiera' … che aiuto è?! Andate per le strade,
piuttosto, andate e aiutate la povera gente, fate qualcosa con le vostre mani,
siate attive e non restatevene rinchiuse in chissà quali posti! Qual è la
vostra utilità? Cosa fate per il mondo? Ripetete tutti i giorni, tutto il
giorno le solite parole, i soliti gesti e nient'altro, cosa c'è d'altro nella
vostra vita?
"No, Rita …"
Ancora! Chi è Rita?!? Ancora no! Ma no per cosa? Quello che pensava lo
pensava davvero - no cosa?
Una gocciolina le cadde sulla guancia. Pioggia? Forse, forse solo una
gocciolina, niente di preoccupante. Il cielo era sempre pesante, carico; ogni
tanto da quel rumore indistinto che ora la circondava si staccava una parola,
chiara e ben scandita, assolutamente insensata per lei.
Dunque 'no' … no … no, non erano folli. Non erano folli? Quella voce
le stava dicendo che in realtà c'era un senso in quella scelta? Ma quale può
essere il senso di una scelta simil
"No! … Rita …"
L'aveva interrotta, quella voce, era intervenuta prepotentemente con
quel no, per poi tornare dolce e amorevole con quel nome - chi è Rita?!
Ma perché stavolta aveva detto no? Insomma, lei stava rivalutando la
scelt
"No!"
Di nuovo! Ma perché?! Ah … forse era quella parola … scelta … Cosa c'è
che non va nella parola 'scelta'? In fondo loro scelgono di lasciare i loro affetti quotidiani, scelgono di
dimenticarsi del mondo e della loro vita passata, della vita che continua fuori
dal convento, no?!
No … ora il no se lo diceva da sé, prima che potesse dirlo quella
voce. No … Non era una scelta? No … eppure per Agata quello era proprio la scelta
per antonomasia: cosa rappresenta meglio la difficoltà della scelta se non la
scelta di rinunciare a una vita normale? Come quella dei preti … no … no, no
no! Ora capiva, la loro non era affatto una scelta di per sé, ora comprendeva
cosa quella voce contestasse con quel ripetersi: le monache non sceglievano di dimenticarsi del mondo,
ma … ma? Come si può dire a parole cosa fanno quelle monache? In fondo al cuore
sentiva una risposta, ma non sapeva trasformarla in parole, non riusciva a
modellare quella risposta in un pensiero.
Il cielo non mutava il suo colore, ogni tanto lo sciabordio dell'acqua
contro le chiglie dei battelli le ricordava del mondo. Un capitano invitava un
ragazzino a fare un saltino per saltare nella barca: «Salta su: vieni!»
Vieni … ecco, la risposta dentro di lei ora iniziava a palpitare,
cominciava a plasmarsi in una forma esprimibile: vieni. Le monache non
sceglievano di dimenticarsi del mondo, ma erano chiamate a scegliere di
dimenticarsi del mondo: proprio tra le infinite possibilità del mondo a loro
era toccato di trovare anche quella strada, non solo!, quella era la strada che
più s'era offerta loro con fascino e loro avevano scelto d'inseguire quel fascino
…
Finalmente un po' di chiarezza … ma ancora continuava a non capirle:
chiuse dietro quei muri a cantare e pregare, lontane dal mondo e da tut
"No … no, Rita …"
Di nuovo quella voce: aveva taciuto per un po' ma ora tornava ancora a
disturbarla … cosa c'era di sbagliato stavolta? Non erano forse lontane dal
mondo? Insomma, si chiudono dietro una porta, come possono essere nel mondo? Magari sanno cosa succede
fuori, magari qualcuno le informa, ma loro sono comunque là, lontane, distanti,
chiuse.
O no?
Anche stavolta voleva evitare di risentire quella voce che ormai le
era venuta a noia. Dunque no, ma no cosa? Pregano, oltre quelle finestre scure,
lavorano anche, perché lo impone la regola, ma cos'altro? Di utile per il mondo
cosa fanno? Qualche abito talare, qualche paramento sacro per il Vescovo, e
poi? Nella loro monotona ripetizione delle Ore cosa fanno per il mondo?
Sì, la preghiera è importante, ma non è più importante fare qualcosa
per gli altri, dare … ?
"Sì, Rita …"
Come?! Ha detto sì?! Come è possibile? Io ho detto che è più
importante fare qualcosa, dare qualcosa agli altri e la risposta è sì?! Ma
allora ho ragione ha pensare che la loro sia una scelta sbagliata!
"No, Rita, no …"
Ma come no?!?!?! O è sì o è no! Se è più importante fare e dare,
allora non capisco …
Una donna s'era seduta vicino a lei, accaldata per una corsa (per
chissà quale motivo!) … era stremata, affaticata, respirava a stento, quasi
soffocata dalla stanchezza. «O Dio!» sbiascicò in un respiro rumoroso.
Ah, ecco che di nuovo una risposta le affiorava, forse, nel petto … 'O
Dio!' … Era stanca e chiedeva aiuto a Dio … Chi chiede aiuto a Dio per una
scemenza simile? Beh, ormai è come una frase fatta, nulla di più, non c'è più
sentimento in quelle parole, non c'è vera partecipazione … eppure ha detto 'O
Dio!' … ha chiesto aiuto a Lui.
La risposta si muoveva, si torceva dentro, connessa alle parole di
quella donna stanca, ma era nebulosa, offuscata da mille altre convinzioni … la
disperazione per non riuscire a vedere con chiarezza quella risposta ch'aveva
dentro quasi la obbligava a chiedere, anche lei, aiuto a Dio
"Sì! Sì, Rita!"
Sì? Aiuto! Ecco la risposta, ora era chiara!
Guardava quell'isola e ora vedeva il movimento dietro quelle mura,
quel qualcosa di misterioso con un po' più di bontà; ora che comprendeva cosa
facevano quelle donne chiuse in quel posto riusciva a guardare il monastero con
uno sguardo un po' meno ostile.
Loro pregavano, quelle donne, si chiudevano nel silenzio e ripetevano
antiche parole, ma nel cuore, ogni giorno, vibravano nuove richieste, nuove
invocazioni che chiedevano aiuto e imploravano salvezza, una qualsiasi
salvezza: non erano lontano dal mondo, non erano distanti dalla vita del mondo
solo perché c'era quella porta chiusa a chiave; loro erano nel mondo con quel
loro cuore che ogni giorno innalzava nuove preghiere intime all'Altissimo,
erano nel mondo con tutta la preoccupazione e il dispiacere che ha una madre
per il proprio figlio in difficoltà. Ora Agata le vedeva, quelle monache, e
sentiva le loro voci squillare nel convento durane la liturgia. Ma ancor più
forte sentiva squillare le voci dei loro cuori. Vedeva che da quell'isolotto
decisamente pittoresco partivano come tanti messaggeri che s'innalzavano al
cielo per ricadere, più lontano, sulla Terra. Vedeva quei messaggeri muoversi
premurosi e affiancare coloro per cui erano stati inviati … Ecco che cosa
facevano le monache, ecco cosa c'era di utile in loro: loro erano nel mondo con le loro preghiere, solo
non pretendevano di aggredire la realtà con le loro mani; loro erano un po'
come quelle madri che desiderano che i propri figli siano felici e contenti,
liberi di fare ciò che credono più giusto, ma che, comunque, nello stesso
tempo, meditano in cuor loro che tutto possa andare per il meglio, riflettono,
nel loro intimo, e pregano che le scelte prese dai figli siano le migliori
possibili, sperano che la sofferenza non sfiori mai la vita dei loro amatissimi
figli!
Ora vedeva in quelle mura un po' più di senso, non una logica,
ovviamente, ma adesso il suo cuore non guardava più a quelle pareti con
ostilità e intolleranza. Agata riconosceva che oltre quel campanile doveva
muoversi una forza tutta particolare, una forza che, man mano che lei se
l'immaginava, s'accresceva come un fuoco che divampa su un cumulo di ciocchi di
legna secca.
Ora vedeva quelle donne come madri, sì … avevano forse rinunciato ai
dolori lancinanti del parto, ma avevano accolto un dolore più particolare,
quello della preoccupazione per qualunque cosa accadesse oltre le quattro mura
del convento, la preoccupazione per ciò che stava oltre la loro sicurezza
apparente. Erano madri particolari … ma ora sentiva che erano madri!
Le nuvole sembravano essersi fatte un po' più leggere, il loro
grigiore s'era sbiadito, come se fosse stata aggiunta una punta di bianco alla
tavolozza che aveva dipinto quel paesaggio. ll tempo andava schiarendosi e un
raggio era riuscito a farsi strada tra i nuvoloni: precipitava nella sua linea
perfetta contro un gruppetto di case arroccate sulle colline oltre il lago; gli
intonachi rilucevano e sembrava un paradiso circondato da fumi verde-scuro …
Il vento si levò un po' più forte.
Da una pergola non lontano sentì un profumo … profumava di fiori
viola, dolci e sensuali. Un glicine.
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