Quando la notte è serena, quando in cielo non c'è nulla, se non il
luccichio delle stelle e le ali di qualche creatura notturna, quando neanche la
luna arriva a disturbare gli occhietti ammiccanti delle stelle con la sua
poderosa luce chiara, quando la notte è bella insomma una creatura tutta
particolare si fa avanti nell'oscurità.
Aspetta che il sole sia ben oltre la linea del tramonto e si preoccupa
che attorno non ci sia nessuno, che di fuori possa essere disturbata solo da
qualche topolino o qualche gufo. Fiuta il vento e, soprattutto d'estate,
aspetta che si levi quella brezza delicata e piacevole che spazza via il
calore, le fatiche, le preoccupazioni, la luce, la pesantezza del giorno. Tende
il suo muso fuori dalla sua 'tana' e attende: perlustra con il suo olfatto la
zona attorno e avverte l'erba umida, rigogliosa, pronta a restituire, di
giorni, profumi nuovi e nuovi colori di fiore, percepisce l'odore di terra
smossa alle radici di un qualche alto albero, rifugio sicuro di qualche
creaturina, sente la fragranza di accoglienza che sale da un nido posto tra i
rami di quel pino nano in quel lontano giardino, quello che finisce proprio al
limitare dei campi di mais. Quando è certa, questa creatura si spinge ancora pi
fuori dalla sua 'tana' e un altro senso è subito attivato in perlustrazione
della zona circostante: ascolta lo scricchiolio leggero di quel vecchissimo
albero attraversato dal vento notturno, si ferma a contemplare il canto
solitario di un grillo che non si è accorto che anche i suoi simili si sono
stufati di far concerti con le loro zampette! Accoglie il suono di tre paia di
gambette sottili che si arrampicano su una qualche corteccia secca.
Tutto appare sicuro, ed è solo quando tutto appare sicuro che la creatura
emerge dalla sua 'tana':
è una sorta di ometto, di bambinetto magro e agile, con delle gambe
sottili sottili ma forti, adatte anche a lunghe corse nell'erba; il suo corpo è
coperto da una sorta di barba vegetale, come quella che cresce sui pini di
montagna, una barbetta di color azzurrognolo che lo ricopre dal collo
ginocchio, quasi come una tutina senza maniche. Ha un volto sveglio e sereno,
felice: il naso è lungo e affilato, un po' all'insù verso la fine; gli occhi
sono enormi palle giallastre, di un giallo prezioso e caldo, con al centro,
pronte a guardare ogni cosa avidamente, due cerchietti scuri, le pupille; la
bocca è sottile ma, si direbbe, sorridente, piegata in quella che potremmo
definire un gaio sorriso da bambino ingenuo. La sua pelle è verdastra, quasi
come le foglie degli alberi giovani, chiara e luminosa, vivace. In testa non ha
i capelli, ma una specie di ammasso di intricati rametti di legno, disposti
quasi come fossero stati organizzati da un uccellino pronto a covare il proprio
uovo con la propria compagna.
La creatura guarda ora nella notte, scruta oltre i rami dell'albero sul
quale si è arrampicata: i suoi occhi sono come quelli di un felino, o di un
gufo, o di una civetta, cioè vedono nell'oscurità, ma, al contrario di queste
creature, i suoi occhi non si illuminano come fari o lanterne.
Cos'ha con sé? Ha un lungo bastone sottile, leggero ma resistente,
elastico, che si trascina dietro nella mano sinistra, ed ora che è accucciato
sul ramo, il bastone pende dietro di lui, in precario equilibrio nella sua
mano. Ha anche qualcos'altro, appeso al
collo, un po' nascosto nella 'barba' che gli ricopre il corpo … una sorta di
corda, fatta di steli di prato, regge qualcosa, una sorta di ciondolo che
sbatacchia contro il suo fragile petto 'barbuto': una specie di sfera
irregolare di una sostanza che, se illuminata dal sole, sarebbe giallastra,
come resina, ma rigida, come ambra, tuttavia non pura e scintillante, ma grezza
e informe.
Ecco che ora è certo: solo la natura lo ascolta, solo la natura lo
circonda; nessun uomo si trova lì attorno. Ora ne è certo: non ne sente né
l'odore, né i rumori … non c'è.
Cosa sta facendo ora? Si arrampica ancora più su, leggero e delicato
passa da un ramo all'altro, senza quasi fare rumore: ciò che muove è quello che
muoverebbe un alito leggero di vento, il rumore che fa è quello che produrrebbe
il battito d'ali di un giovane uccellino nel proprio nido.
Ha raggiunto la cima dell'albero: si vede tutto immerso nell'oscurità
della notte senza luna, tutto è tranquillo e pacifico, non immoto, ma sereno e
quieto.
Salta verso le stelle ed ecco che ricade, attratto a terra cade giù come
un corpo morto, ma quando tocca terra non l'accompagna un tonfo rumoroso, bensì
un rumore delicato, come se stesse solo sfiorando il sottobosco erboso.
Inizia a correre, tra i tronchi e i cespugli, come un alito di vento
leggero che sfiora l'erba e la terra, sposta con delicatezza l'aria attorno a
sé.
Si ferma, è su un'altura sgombra, solo in mezzo a dell'erba alta,
morbida. Annusa l'aria: ancora l'uomo non c'è, è lontano. Sente una lumachina
muoversi vicino a lui: il suo 'passo' lento ha spostato un sassolino, di poco,
qualche centesimo di millimetro, ma un piccolissimo rumorino ha prodotto, uno
scricchiolio quasi impercettibile. Sposta il suo piede nell'erba per liberare
la via all'esserino.
Prende in mano quella sfera e sussurra qualcosa, delicatamente. È un
verso sottile, sibilante, una carezza leggera: mentre parla si avvicina la
sferetta alle labbra ed ecco che una stella sembra scesa sulla terra. Una luce
intensa, limpida e giallastra si sprigiona dal cuore della 'pietra' e si spande
tutt'attorno.
Questa luce è diversa dalle altre, è viva, è pulsante, ogni raggio è un
alito di vita e a poco a poco il tutto prende forme diverse, strane figure si
dipingono qui o là, tutte trasparenti, tutte di pura luce, ma ben distinte, ben
definite. La creatura continua a
sussurrare e piano racconta nella sua lingua misteriosa qualcosa alla pietra.
La pietra riluce, e splende, e in un certo senso arde.
Buio. Oscurità.
Le immagini sono scomparse, in un ultimo sibilo si sono tutte dileguate,
un po' correndo tra gli alberi verso le montagna, qualcuna attraversando a
pianura verso il fiume: come da un centro i raggi di una ruota, così dalla
pietra la luce si è allontanata in ogni direzione, portando con sé un'immagine,
una figura.
La creatura sorride: finché rimarrà anche solo uno della loro specie, ci
saranno sempre sogni la notte.
Nessun commento:
Posta un commento