martedì 3 marzo 2015

FAVOLA DELLA BUONA NOTTE

Quando la notte è serena, quando in cielo non c'è nulla, se non il luccichio delle stelle e le ali di qualche creatura notturna, quando neanche la luna arriva a disturbare gli occhietti ammiccanti delle stelle con la sua poderosa luce chiara, quando la notte è bella insomma una creatura tutta particolare si fa avanti nell'oscurità.
Aspetta che il sole sia ben oltre la linea del tramonto e si preoccupa che attorno non ci sia nessuno, che di fuori possa essere disturbata solo da qualche topolino o qualche gufo. Fiuta il vento e, soprattutto d'estate, aspetta che si levi quella brezza delicata e piacevole che spazza via il calore, le fatiche, le preoccupazioni, la luce, la pesantezza del giorno. Tende il suo muso fuori dalla sua 'tana' e attende: perlustra con il suo olfatto la zona attorno e avverte l'erba umida, rigogliosa, pronta a restituire, di giorni, profumi nuovi e nuovi colori di fiore, percepisce l'odore di terra smossa alle radici di un qualche alto albero, rifugio sicuro di qualche creaturina, sente la fragranza di accoglienza che sale da un nido posto tra i rami di quel pino nano in quel lontano giardino, quello che finisce proprio al limitare dei campi di mais. Quando è certa, questa creatura si spinge ancora pi fuori dalla sua 'tana' e un altro senso è subito attivato in perlustrazione della zona circostante: ascolta lo scricchiolio leggero di quel vecchissimo albero attraversato dal vento notturno, si ferma a contemplare il canto solitario di un grillo che non si è accorto che anche i suoi simili si sono stufati di far concerti con le loro zampette! Accoglie il suono di tre paia di gambette sottili che si arrampicano su una qualche corteccia secca.
Tutto appare sicuro, ed è solo quando tutto appare sicuro che la creatura emerge dalla sua 'tana':
è una sorta di ometto, di bambinetto magro e agile, con delle gambe sottili sottili ma forti, adatte anche a lunghe corse nell'erba; il suo corpo è coperto da una sorta di barba vegetale, come quella che cresce sui pini di montagna, una barbetta di color azzurrognolo che lo ricopre dal collo ginocchio, quasi come una tutina senza maniche. Ha un volto sveglio e sereno, felice: il naso è lungo e affilato, un po' all'insù verso la fine; gli occhi sono enormi palle giallastre, di un giallo prezioso e caldo, con al centro, pronte a guardare ogni cosa avidamente, due cerchietti scuri, le pupille; la bocca è sottile ma, si direbbe, sorridente, piegata in quella che potremmo definire un gaio sorriso da bambino ingenuo. La sua pelle è verdastra, quasi come le foglie degli alberi giovani, chiara e luminosa, vivace. In testa non ha i capelli, ma una specie di ammasso di intricati rametti di legno, disposti quasi come fossero stati organizzati da un uccellino pronto a covare il proprio uovo con la propria compagna.
La creatura guarda ora nella notte, scruta oltre i rami dell'albero sul quale si è arrampicata: i suoi occhi sono come quelli di un felino, o di un gufo, o di una civetta, cioè vedono nell'oscurità, ma, al contrario di queste creature, i suoi occhi non si illuminano come fari o lanterne.
Cos'ha con sé? Ha un lungo bastone sottile, leggero ma resistente, elastico, che si trascina dietro nella mano sinistra, ed ora che è accucciato sul ramo, il bastone pende dietro di lui, in precario equilibrio nella sua mano.  Ha anche qualcos'altro, appeso al collo, un po' nascosto nella 'barba' che gli ricopre il corpo … una sorta di corda, fatta di steli di prato, regge qualcosa, una sorta di ciondolo che sbatacchia contro il suo fragile petto 'barbuto': una specie di sfera irregolare di una sostanza che, se illuminata dal sole, sarebbe giallastra, come resina, ma rigida, come ambra, tuttavia non pura e scintillante, ma grezza e informe.
Ecco che ora è certo: solo la natura lo ascolta, solo la natura lo circonda; nessun uomo si trova lì attorno. Ora ne è certo: non ne sente né l'odore, né i rumori … non c'è.
Cosa sta facendo ora? Si arrampica ancora più su, leggero e delicato passa da un ramo all'altro, senza quasi fare rumore: ciò che muove è quello che muoverebbe un alito leggero di vento, il rumore che fa è quello che produrrebbe il battito d'ali di un giovane uccellino nel proprio nido.
Ha raggiunto la cima dell'albero: si vede tutto immerso nell'oscurità della notte senza luna, tutto è tranquillo e pacifico, non immoto, ma sereno e quieto.
Salta verso le stelle ed ecco che ricade, attratto a terra cade giù come un corpo morto, ma quando tocca terra non l'accompagna un tonfo rumoroso, bensì un rumore delicato, come se stesse solo sfiorando il sottobosco erboso.
Inizia a correre, tra i tronchi e i cespugli, come un alito di vento leggero che sfiora l'erba e la terra, sposta con delicatezza l'aria attorno a sé.
Si ferma, è su un'altura sgombra, solo in mezzo a dell'erba alta, morbida. Annusa l'aria: ancora l'uomo non c'è, è lontano. Sente una lumachina muoversi vicino a lui: il suo 'passo' lento ha spostato un sassolino, di poco, qualche centesimo di millimetro, ma un piccolissimo rumorino ha prodotto, uno scricchiolio quasi impercettibile. Sposta il suo piede nell'erba per liberare la via all'esserino.
Prende in mano quella sfera e sussurra qualcosa, delicatamente. È un verso sottile, sibilante, una carezza leggera: mentre parla si avvicina la sferetta alle labbra ed ecco che una stella sembra scesa sulla terra. Una luce intensa, limpida e giallastra si sprigiona dal cuore della 'pietra' e si spande tutt'attorno.
Questa luce è diversa dalle altre, è viva, è pulsante, ogni raggio è un alito di vita e a poco a poco il tutto prende forme diverse, strane figure si dipingono qui o là, tutte trasparenti, tutte di pura luce, ma ben distinte, ben definite.  La creatura continua a sussurrare e piano racconta nella sua lingua misteriosa qualcosa alla pietra. La pietra riluce, e splende, e in un certo senso arde.
Buio. Oscurità.
Le immagini sono scomparse, in un ultimo sibilo si sono tutte dileguate, un po' correndo tra gli alberi verso le montagna, qualcuna attraversando a pianura verso il fiume: come da un centro i raggi di una ruota, così dalla pietra la luce si è allontanata in ogni direzione, portando con sé un'immagine, una figura.

La creatura sorride: finché rimarrà anche solo uno della loro specie, ci saranno sempre sogni la notte.

Nessun commento:

Posta un commento