martedì 19 gennaio 2016

E INFINE SI SPOSTARONO ANCHE LE MONTAGNE

Quando mi resi conto di ciò che stava per accadere, mi fermai un attimo. Stava per finire tutto. Ripensai a ciò che mi aveva portato fino a quel punto e fu proprio allora che mi smarrii, lontano, da qualche altra parte. C'erano di nuovo tutti quei sorrisi che mi avevano parlato la prima volta, c'erano di nuovo gli occhi che, inspiegabilmente, scintillavano come lucine attorno all'albero di Natale. In quel luogo rividi tutta la luce che poi avrebbe ...
«Quindi cosa pensi di fare?» mi chiedeva chi cercava di starmi vicino, ma non c'era nessuna risposta, in me, a quella domanda. Quell'interrogativo rimaneva perennemente disatteso e non trovavo la benché minima possibilità di fuggire. Cosa pensavo? Non pensavo a niente se non a lui, alla sua bellezza, alla sua perfezione, imperfetta agli occhi delle persone normali. E che problemi c'erano? Nessun problema, in fondo: il mio cuore si era abbandonato a un sentimento che, ovviamente, non sarebbe mai potuto essere ricambiato.
Ma poi ... ma poi qualcosa avevo fatto ... ah, sì: alla fine era successo qualcosa e proprio adesso questo qualcosa si stava per concludere: la sua luce, cioè quella caratteristica che ha sempre un amato davanti agli occhi di chi ama, mi aveva col tempo costretto a sentire nuove sensazioni, nuove emozioni privatissime, custodite in una profondità mai conosciuta. La sua luce, giorno dopo giorno, aveva preteso di illuminare parti diverse della mia storia, riuscendo a farmi ricordare, e talvolta rivivere, alcuni attimi terribilmente lontani: tutta la mia storia si era condensata, proviamo a dire così, anzi sublimata in una forma che non avevo pensato in precedenza: pensavo a lui e intanto su un foglio si affiancarono parole dopo parole, frasi dopo frasi. Un foglio crebbe e divennero due, i fogli, tre, quattro, e cinque e sei e ... la mia storia (non era più la mia vita, ma continuava ad essere la mia storia) correva su quelle pagine e tutto era mosso da una sciocchissima luce lontana, che mai sarebbe stata mia. 
Solo oggi, oggi che mi accorgo che ho quasi concluso la mia storia, mi accorgo che forse, finalmente, ho scoperto una risposta alla domanda di chi cercava di starmi vicino.
Ritorno alla pagina che ho davanti. Adesso svanisce tutto ciò che ho ricordato e rimane solo da concludere questa frase. L'ho pensata già da tempo e forse apparirà assolutamente insensata, fuori dal contesto ma ... ma la mia luce ha deciso che queste sette parole dovranno esserci alla fine, e quindi eccole. Scrivo. 
"... e infine si spostarono anche le montagne"

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