martedì 12 gennaio 2016

LA PRESUNZIONE

Adesso non vorrei pensarci,
vorrei sedermi e mangiare,
una bella fetta di torta!
Vorrei fermarmi e riposare,
dimenticarmi di me sul letto,
tra le coperte.
Non vorrei aprire gli occhi,
sentire l'aria che passa fresca
sulle mie palpebre, fresca,
come acqua gelida sul viso di mattina,
e sentirmi anch'io fresco,
fresco, riposato.
Bene, vorrei molte cose,
altre molte cose,
molte altre cose,
ma che poi, a che serve volere,
se non ci si mette?
Ma volere è impegnarsi,
in un certo senso,
e io ci penso. Di notte,
ci penso e sogno.
Anche stavolta, buonanotte e basta.

Sono solo parole sciocche e di uno sciocco. Ma in questi giorni succede qualcosa che mi costringe a provare questo nuovo tipo di presunzione. Sì, presunzione, la presunzione di ignorare ciò che dicono, di ciò che potrebbero pensare (e non dirò nemmeno 'gli altri' - dannazione, l'ho fatto!). La presunzione di poter dire qualcosa che penso, la presunzione di imbrattare con inutilissime parole questo tempo che passo da solo. Almeno fino a quando qualcuno (solo una persona ha questo potere) non verrà a salvarmi da quaggiù. Più tardi, già oggi, tornerò davanti a tutti,  come sempre, con le mie finzioni, e non sarà in verità una finzione, ma una difesa,nonché un dono, da parte mia, a coloro che mi sono a fianco: non vorrei che trascorressero ore cupe per colpa mia.
Dunque, anche stavolta lascio che le parole vadano ...

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