martedì 22 luglio 2014

GERMOGLIO

2 STORIE BREVI:

 Prima avevo freddo e mi sentivo stretto in una morsa, costretto in uno spazio limitato, ma non meglio definito. Tutto attorno a me era come immerso in un sonno profondo. Qualsiasi cosa volessi mi era impedita ed ero come mummificato, mi sentivo in gabbia, ma una gabbia talmente piccola e angusta che poteva ospitare soltanto la mai mole e null'altro, come se fosse stata costruita su di me, per me. Poi, non saprei dire bene quando, sentii un brivido e la prigione, a poco a poco, mi fu addolcita da una leggerissima brezza, un soffio caldo che mi fece respirare con avidità. Dopo quella brezza venne un calore dentro, una fiamma piacevole che mi si insinuava sempre più in profondità, e da lieve lume si accresceva in incendio bruciante. Contemporaneamente la mia prigione, attorno a me, mutava, si faceva più spaziosa, più comoda e confortevole: la prigione, che prima sembrava essermi stata cucita appositamente addosso, ora era uno spazio in cui il calore, e non più il freddo, trionfava su ogni altra sensazione. 
La mia prigione, prima oscura, fu all'improvviso attraversata da un fascio di luce, un semplice raggio che attraversò l'oscurità più soffocante. Una sorta di finestrella si era aperta verso il mondo e da lì tentai di osservarlo, ma la luce mi accecava: non riprovai a guardare fuori. 
Ora si stava bene in quella prigione che si faceva via via più amabile per me e che mi accoglieva sempre con più delicatezza, ma nemmeno questo durò in eterno. 
La luce un giorno si fece prepotente e invase interamente la mia prigione, io fui sospinto fuori verso il mondo e ... ecco che ora germoglio.

 Mi ricordo che prima mi sentivo come galleggiare, sospeso in un mondo comodo e caldo, immerso in un'oscurità in qualche modo rosea. Ricordo che quei giorni erano davvero belli e ricordo che nulla dovevo fare. Ero in una sorta di gabbia, una sorta di prigione, ma non di quelle spartane e disumane, di non quelle dove si eseguono torture o altro, no!, io avevo una prigione che qualcuno definirebbe d'oro: vivevo comodamente abbandonato in questo fluttuare, mangiavo in quantità e non mi affannavano assolutamente le preoccupazioni di tutti i giorni. Ricordo di essere stato felice in quella prigione, e sebbene solitamente la prigione non sia un luogo associato a ricordi positivi, non posso né negare che fosse una prigione, né negare che siano stati giorni favolosi.
Ricordo che a un certo punto qualcosa mutò, di quell'equilibrio perfetto si incrinò una qualche fibra essenziale e allora ricordo che provai una sensazione di ansia. Quando questo accadde mi ritrovai a sentirmi un po' sballottato qua e là, ricordo di aver sentito voci e grida, ricordo di essermi sentito spinto verso un qualche luogo da una qualche cosa, a me sconosciuta. Ricordo di aver iniziato ad agitarmi.
Ricordo che a poco a poco abbandonai quel caldo così affettuoso e confortevole, nel quale avevo vissuto per innumerevoli giorni, e fui colpito da una sferzata gelida, una brezza fredda che mi urtò i sensi e mi sconvolse, ricordo tanta luce che mi spaventò e ricordo le mie grida. Stavo nascendo.

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