Ieri sera mi sono seduto
davanti a te e ho parlato. Non come al solito, con immaginando di parlare con te, no. Per una volta ho
aperto davvero la bocca e ho lasciato che le parole risuonassero in cappellina.
Ecco, io non ho atteso nel silenzio, non ho cercato di parlare con te
nell'intimità del mio cuore, ma ho cercato il tuo contatto sensibile, la tua voce. Ho provato, e lo sai, a lungo a lasciarti
parlare a modo tuo, o almeno penso di averci provato e non comprendo come mai
tutto questo si sia rivelato così inutile. Sì, inutile, o almeno inutile
per il mio cuore: ho conosciuto tanti e tanti esseri miracolosi, davvero frutto
delle tue superbe dita, e mi dicono che sono stato un grande incontro per loro,
e ciò è meraviglioso, eppure sul mio cuore grava un peso della cui origine io
non conosco nulla. E la vita con gli altri mi tocca e mi incanta, ne rimango
sorpreso e stupito, colpito da una certa strana semplicità che si nasconde
dietro alle migliori persone, ma la mia persona continua a traballare
instabile: due forze si combattono e tutte e due mi paiono provenire dalla
stessa sorgente, ovvero la mia anima. è
proprio la mia anima che vorrebbe te, con la tua bellezza di amore e perfezione;
eppure è proprio la mia anima che si abbassa a un insensato desiderio che il
mondo mi invita ad accettare come parte di me. Ebbene, tutto facile, tutto
ovvio e condivisibile, se non fosse che nel mio cuore si cela un terribile
sentimento, perché quando il mio desiderio più basso, cioè non quello a te
rivolto, emerge nella mia persona ecco che mi sento schifato da me stesso, ecco
la nausea, le vertigini e l'orrore. Il disgusto mi invade e tu non riesci a
liberarmene.
In più hai concesso ai
nostri cuori di potersi innamorare. Oh, sentimento soave e terribile! L'amore, non
l'innamoramento, mi piace, e voglio amare, ma il mondo è stranamente incompatibile
con il mio cervello malaticcio (ah, in realtà è forse il cervello mio
malaticcio ad essere fuori dai giusti binari).
Ma ho una preghiera, perché
questa è solo una confessione di me: tu sai tutto di me, mi conosci meglio di
me, ma è bene comunque confessare, è bene alzare il capo, perché siano le
parole seme per altri frutti. La mia è una preghiera semplice: parla la mia
lingua, perché io non sono capace di chinare il capo e ascoltarti alla maniera
che vuoi tu, non ho capito come si fa! Parlami tu, ma parlami come posso
capirti. Mi sto allontanando e qualcosa in me non vuole che questo accada.
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