giovedì 12 novembre 2015

PREGHIERA SEMPLICE 07-11-2015

Ieri sera mi sono seduto davanti a te e ho parlato. Non come al solito, con immaginando di parlare con te, no. Per una volta ho aperto davvero la bocca e ho lasciato che le parole risuonassero in cappellina. Ecco, io non ho atteso nel silenzio, non ho cercato di parlare con te nell'intimità del mio cuore, ma ho cercato il tuo contatto sensibile, la tua voce. Ho provato, e lo sai, a lungo a lasciarti parlare a modo tuo, o almeno penso di averci provato e non comprendo come mai tutto questo si sia rivelato così inutile. Sì, inutile, o almeno inutile per il mio cuore: ho conosciuto tanti e tanti esseri miracolosi, davvero frutto delle tue superbe dita, e mi dicono che sono stato un grande incontro per loro, e ciò è meraviglioso, eppure sul mio cuore grava un peso della cui origine io non conosco nulla. E la vita con gli altri mi tocca e mi incanta, ne rimango sorpreso e stupito, colpito da una certa strana semplicità che si nasconde dietro alle migliori persone, ma la mia persona continua a traballare instabile: due forze si combattono e tutte e due mi paiono provenire dalla stessa sorgente, ovvero la mia anima. è proprio la mia anima che vorrebbe te, con la tua bellezza di amore e perfezione; eppure è proprio la mia anima che si abbassa a un insensato desiderio che il mondo mi invita ad accettare come parte di me. Ebbene, tutto facile, tutto ovvio e condivisibile, se non fosse che nel mio cuore si cela un terribile sentimento, perché quando il mio desiderio più basso, cioè non quello a te rivolto, emerge nella mia persona ecco che mi sento schifato da me stesso, ecco la nausea, le vertigini e l'orrore. Il disgusto mi invade e tu non riesci a liberarmene.
In più hai concesso ai nostri cuori di potersi innamorare. Oh, sentimento soave e terribile! L'amore, non l'innamoramento, mi piace, e voglio amare, ma il mondo è stranamente incompatibile con il mio cervello malaticcio (ah, in realtà è forse il cervello mio malaticcio ad essere fuori dai giusti binari).

Ma ho una preghiera, perché questa è solo una confessione di me: tu sai tutto di me, mi conosci meglio di me, ma è bene comunque confessare, è bene alzare il capo, perché siano le parole seme per altri frutti. La mia è una preghiera semplice: parla la mia lingua, perché io non sono capace di chinare il capo e ascoltarti alla maniera che vuoi tu, non ho capito come si fa! Parlami tu, ma parlami come posso capirti. Mi sto allontanando e qualcosa in me non vuole che questo accada.

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