Completammo assieme la scheda e, poco prima di
firmare vicino all'ultima ics, controllammo di nuovo che tutto fosse stato
fatto a dovere. I dati erano stati scritti, modestamente, con molta attenzione
e nessun carattere usciva dai riquadri, proprio come richiesto. Il codice
fiscale era al posto giusto, corretto e preciso, le tre lettere del cognome,
quelle del nome, i vari numeri, la U e la E maiuscole. Tutto perfetto. Per
l'ennesima volta rileggemmo l'indirizzo, perché finalmente avessimo la certezza
che non ci fosse nemmeno un errore, la sicurezza che la virgola tra via e
numero non sembrasse un uno. Tutto perfetto.
Firmò. Poi mi guardò. Poi mi passò la penna.
Firmai io. Ci misi un po', perché, prima di
riuscire a premere sulla carta e iniziare a trasferire l'inchiostro su quel
dannato foglio, mi sentii appesantito da qualcosa che gravava sul petto. Fu
come un flashback. Tutto si fece per un attimo irreale e mi accorsi che la mia
mente ora vagava in una tempesta di sensazioni: paura, gioia, euforia, ansia, terrore,
commozione, soddisfazione, vittoria, tutte si presentarono in una successione
repentina, un vortice infinito e terribile che mi sconvolse e mi travolse.
C'erano tanti momenti passati, in quell'istante velocissimo, e c'era tutta una
vita che si concentrava in tante domande, in mille risposte, in altri milioni
di dubbi! Riscoprii antiche perplessità, quei dubbi che si fanno gli
adolescenti, quando il mondo è un
punto interrogativo, riscoprii in me una parte totalmente in disaccordo con ciò
che stavo per fare, ma poi emerse la felicità e la determinazione che tutto ciò
avevano permesso avvenisse. Un coro, un coro di voci stonate, ognuna su una
propria melodia: di qui si cantava un coro wagneriano, di là c'erano acute voci
di un Lied, di qua si intonava una canzone di musica leggera, di lì un cantante
punk si lasciava andare nella propria creatura inconcepibile per molti. Tutto
era, in complesso, assordante, estremamente opprimente. Mi sentivo come
compresso, come se le spalle mi si stessero ripiegando verso lo sterno, e come
se quest'ultimo avesse incominciato ad affondare verso gli organi interni
all'addome. La testa precipitava giù dal collo e veniva risucchiata in questo
nuovo buco nero, mentre la pancia veniva tirata e stracciata verso l'alto,
verso il petto. E tutto ciò avveniva e non avveniva: era solo una sensazione,
ma terribilmente realistica. Continuavo a tenere in mano quella penna e
aspettavo che finalmente questa scrivesse il mio nome e il mio cognome sul
foglio.
Sentii un calore passare attraverso la pelle della
mia mano tesa e paralizzata. Alzai lo sguardo e incontrai il suo viso.
Scrissi il mio nome e consegnai i documenti.
- Vi avviseremo noi, tra poco … l'incontro avverrà
qui, in una stanza "protetta", dopodiché potrete andare tutti a casa.
Per il primo periodo ci saranno ancora delle visite, ma via via, come vi ho
detto, diminuiranno e poi verranno effettuate solo in casi particolari. Ormai e
fatta! Congratulazioni: siete diventati papà!
Mi svegliai e spensi la sveglia.
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