martedì 6 ottobre 2015

'GUARDATELO!'

Aveva indubbiamente passato una notte terrificante, quel pover’uomo. Io rabbrividisco al solo ricordo, solo al pensiero mi viene la pelle d’oca! Pover’uomo! Le mie compagne al pozzo dicono che hanno fatto bene a fargli quello che gli hanno fatto, ma io non ne sono sicura: quale orrore!
Non posso ripercorrere quegli attimi terribili, quelle grida strazianti, ed ora sono con le lacrime agli occhi, con la mia brocca in mano. La folla si è riversata davanti alla balconata e grida, grida, lo insulta, lo stuzzica, lo prende in giro, e lui rimane lì impassibile, immobile, come da un’altra parte, sembra che quella che gli sta succedendo, stia in realtà succedendo a qualcun altro, non a lui. Sono accorsi tutti alla balconata, anche i magistrati dell’Impero sono qui, vicino al Governatore, guardano fuori, verso la gente strepitante, scrutano la plebe infervorata. Da dove sono io, nell’angolo vicino alla porta della servitù, vedo anche il responsabile delle economie della Provincia, con la sua testa pelata, luccicante nella luce della mattina. Ci sono i soldati, vicino al seggio del Governatore, e il carceriere, l’aguzzino del pover’uomo, tiene in mano la sua canna con cui lo ha fino ad adesso percosso, senza pietà, eseguendo meccanicamente e quasi con piacere gli ordini. Livio rimane un poco più indietro, proprio appoggiato alla sedia del Governatore, coperta da una pelliccia africana stupenda; Livio è un brav’uomo in fondo, ormai sono anni che tenta di riappacificare il mio popolo con Roma. Mi sembra incuriosito.
La folla sta urlando, i volti che intravedo sono sovreccitati, euforici! E tutti additano quell’uomo con ferocia, ora gridano ‘A morte!’ oppure ‘A morte l’eretico!’ oppure ‘A morte il bestemmiatore!’.
Pover’uomo.
Il governatore è in piedi, davanti al suo seggio, spazientito, non sa cosa fare, è evidente: si tormenta le mani, parlotta tra sé e sé, suda.
La folla continua ad aumentare, la piazza è stracolma e anche i tetti cominciano ad affollarsi di curiosi.
Anche una semplice serva come me può immaginare cosa stia pensando il Governatore: ‘Io sono Roma dinnanzi a loro, e ricordarmi del mio ruolo ci sono i collaboratori, gli inviati dal Senato, i monumenti di fronte a me, come la colonna istoriata che si innalza raccontando a tutti la sconfitta dei Puni. Tutto qui mi ricorda che sono Roma! Ma cosa fare? Lui non ha fatto nulla ai miei occhi, e poi anche mia moglie dice che …’
Ecco che entra la Signora, la moglie del Governatore. È accompagnata da una sua ospite.
Il Governatore sembra essersi deciso, si muove in avanti, si sporge sulla piazza: ‘Guardatelo! Questo me lo avete consegnato e io l’ho interrogato …’
Lo guardo, il pover’uomo: il suo torso nudo, la sua barba sporca e lunga, la veste di porpora che gli hanno messo addosso per scherno. Ha anche una corona! Di spine!
Pover’uomo. La Signora si è girata, rattristata dallo spettacolo osceno di quella folla così rabbiosa con un uomo tanto docile. Si regge alla sua ospite, la quale non ha distolto lo sguardo.


Antonio Ciseri, Ecce Homo

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