Percorso
personale attorno al teatro - bozza
θέατρον. Il luogo dove 'si vede'. Tutte, o quasi,
le parole che descrivono la bellezza - partiamo dalla bellezza per ora - in
relazione ad un pubblico sono connesse con il senso della vista, con l'atto
indispensabile del vedere: spettacolo,
dal latino spicio, ossia 'vedo',
l'aggettivo mirabile, letteralmente
'da ammirare', 'da vedere'. Il termine teatro,
per l'appunto, si connette anch'esso all'azione del vedere. Tutto semplice fin
qua. Ma è evidente che spettacolo e teatro non siano affatto sinonimi:
quando guardo uno spettacolo, non per forza sono seduto nella scomoda
poltroncina di un palchetto affacciato su una platea attenta! Lo spettacolo è
anche una partita di calcio tra Juventus e Torino, tra Roma e Lazio, uno
spettacolo è la straordinaria Cappella Sistina, la Galleria degli Uffizi; ma
tutto ciò non è, evidentemente, teatro.
Dobbiamo quindi introdurre una definizione di
spettacolo che soddisfi tutto, che si distacchi notevolmente dall'ambiente del
teatro-edificio e che si leghi a ciò che realmente può essere classificato con
il termine generale di spettacolo.
Ebbene, possiamo provare così: lo
spettacolo è un qualcosa, una res
indefinita che però ha una caratteristica imprescindibile, è rivolta sempre, e
ribadiamo questo sempre!, ad un pubblico. Ecco perché si chiama spettacolo!
L'etimologia lo conferma: lo spettacolo ha necessità di qualcosa da vedere e di qualcuno che veda. Non è un evento privo di relazioni esterne, è un fatto di
condivisione, sempre, sia un orribile spettacolo, sia un meraviglioso
spettacolo. è il pubblico che
crea lo spettacolo, ma non nel senso capitalistico della frase, ovvero non
significa che il gusto del pubblico decide quale spettacolo - ciò può accadere,
ma in questo momento intendiamo altro - Quando affermiamo che il pubblico crea
lo spettacolo, intendiamo sottolineare come è fondamentale l'azione di chi
osserva, come è imprescindibile qualcuno che sia esterno all'evento che, poi,
può essere dichiarato spettacolo.
Bene. Ma allora ogni volta che trovo una persona per strada mi trovo davanti a
uno spettacolo? Ovvio che no, quindi è necessaria un'ulteriore precisazione. Spettacolo sarà ciò che è veduto da
qualcuno, ma fondamentale sarà che questo spettacolo provochi qualcosa proprio
nell'animo/anima/spirito/emotività di chi sta vedendo! Se l'azione muoverà
a stupore, tristezza, compassione, allora sarà uno spettacolo realizzato e
tale, sarà un evento che meriterà tale denominazione. Certo, anche quando due
persone si innamorano ciò che si vede causa emozioni, sensazioni e altro, ma, a
differenza degli spettacoli, ciò che accade non è semplicemente un movimento
dell'io intimo delle persone, piuttosto è lo stravolgimento compiuto e completo
della parte più segreta e preziosa di ognuno.
Abbiamo quindi una descrizione, per ora forse
ancora alquanto oscura, di cosa sia uno spettacolo:
qualcosa che avviene dinanzi a un
pubblico che osserva e che è 'mosso' personalmente, nella propria intimità, da
una qualche emozione/sensazione, positiva in generale, di ribrezzo, schifo e
rabbia in alcuni casi particolari.
Per ora ci facciamo bastare questa definizione e
proviamo a procedere, tornando al teatro. Il teatro è uno spettacolo: avviene
con un pubblico, nel pubblico si creano sensazioni e si provocano emozioni.
Allora perché teatro non è sinonimo di spettacolo e viceversa?
Per capirlo, come si fa sempre, dobbiamo tornarcene
indietro, là dove il "teatro occidentale" è nato. L'antica Grecia
delle poleis e in particolare la polis ateniese custodiscono, forse, a parere
di chi scrive, il segreto vero della distinzione tra teatro e spettacolo.
In Atene il teatro era atto sacro, evento mistico
per certi versi, tanto che le origini di esso sono sempre collegate, nei miti e
nelle testimonianze, alla dimensione sacrale e cerimoniale della vita quotidiana. Questo non solo in
Grecia, però in Grecia antica il teatro è un vero e proprio tempio del dio, del
dio Dionisio, colui che raduna in sé la doppia natura del mondo, poiché è dio
ma figlio di madre mortale, Semele di Cadmo. Ebbene, il teatro è il luogo in
cui la divinità e la bassezza dell'essere uomini si incontrano e si celebrano a
vicenda: Dioniso non è che il paradigma dell'esistenza dell'universo, poiché
esiste la Terra ed esiste l'altezza dell'Olimpo, gli uomini e gli dei. Il
teatro è il sancta sanctorum dove il mistero di Dioniso si verifica, ed è a
Dioniso che bisogna offrire ciò che l'uomo può creare: a Dioniso si offrono
sacrifici, a Dioniso si offrono i drammi, ma oltre che a Dioniso il tutto è per
la città, per la comunità, perché tutti a teatro sono offerti e si offrono e a
teatro a tutti si offre e a tutti è offerto! Miracolo della complessità
linguistica: a teatro gli uomini offrono alla divinità, Dioniso, sacrifici e
l'azione drammatica; sempre a teatro la divinità, Dioniso, offre agli uomini
l'educazione attraverso i cori e le trame mitiche. Tutti danno, tutti ricevono,
tutti sono dati e tutti sono ricevuti. Gli uomini danno e ricevono l'atto
teatrale. Ed è in questo che sta il mistero di ciò che è il teatro, a
differenza dello spettacolo: io nel teatro ti offro qualcosa, non te lo mostro
e basta, ma te lo offro, te lo consegno come se ti donassi il mio tesoro più
prezioso. Come in un rito io offro alla divinità, così il teatro offre allo
spettatore! Ti offro qualcosa che va al di là di semplici parole, perché, in un
modo o nell'altro, dev'esserci una vita nel teatro, dev'esserci un atto finto,
ovviamente, recitato e fittizio, ma tale atto deve essere obbligatoriamente
pieno, anzi, strapieno di vita vissuta, di vera forza vitale, di respiro e
fiato, di emozioni e sensazioni, di carne e sangue, di fisicità!
Sì, ecco, a teatro c'è questa offerta, ma ci
dev'essere un limite, ci devono essere delle dimensioni a quest'esperienza,
altrimenti tutto è teatro: un politicante che parla a una folla, un medico
dinanzi ad altri illustri colleghi in una conferenza, tutti loro tentano di
offrire qualcosa al proprio uditorio, e anche qui è fondamentale una certa dose
di 'finzione fisica', ma … ma manca la divinità, qui manca Dioniso, qui manca
l'idea e la consapevolezza che ciò che
si sta facendo è indissolubilmente legato a un mistero indicibilmente
complesso. Nel teatro c'è un luogo sacro, foss'anche improvvisato in una
piazza: esiste una membrana sottilissima, una barriera invisibile ma
impenetrabile che divide ciò che osserva da ciò che deve essere osservato. Non
importa che si mettano in scena i grandi miti o la vita comune, o che il
pubblico dialoghi con un personaggio che apertamente si rivolge alla platea: la
barriera esisterà sempre, comunque e per sempre, perché quello che avviene non
è un dialogo, non è un incontro normale. Qui si manifesta un qualcosa di altro,
un'entità diversa dalla semplice conversazione. è il teatro.
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