giovedì 22 ottobre 2015

RIFLESSIONE PRIMA SUL TEATRO

Percorso personale attorno al teatro - bozza

θέατρον. Il luogo dove 'si vede'. Tutte, o quasi, le parole che descrivono la bellezza - partiamo dalla bellezza per ora - in relazione ad un pubblico sono connesse con il senso della vista, con l'atto indispensabile del vedere: spettacolo, dal latino spicio, ossia 'vedo', l'aggettivo mirabile, letteralmente 'da ammirare', 'da vedere'. Il termine teatro, per l'appunto, si connette anch'esso all'azione del vedere. Tutto semplice fin qua. Ma è evidente che spettacolo e teatro non siano affatto sinonimi: quando guardo uno spettacolo, non per forza sono seduto nella scomoda poltroncina di un palchetto affacciato su una platea attenta! Lo spettacolo è anche una partita di calcio tra Juventus e Torino, tra Roma e Lazio, uno spettacolo è la straordinaria Cappella Sistina, la Galleria degli Uffizi; ma tutto ciò non è, evidentemente, teatro.
Dobbiamo quindi introdurre una definizione di spettacolo che soddisfi tutto, che si distacchi notevolmente dall'ambiente del teatro-edificio e che si leghi a ciò che realmente può essere classificato con il termine generale di spettacolo. Ebbene, possiamo provare così: lo spettacolo è un qualcosa, una res indefinita che però ha una caratteristica imprescindibile, è rivolta sempre, e ribadiamo questo sempre!, ad un pubblico. Ecco perché si chiama spettacolo! L'etimologia lo conferma: lo spettacolo ha necessità di qualcosa da vedere  e di qualcuno che veda. Non è un evento privo di relazioni esterne, è un fatto di condivisione, sempre, sia un orribile spettacolo, sia un meraviglioso spettacolo. è il pubblico che crea lo spettacolo, ma non nel senso capitalistico della frase, ovvero non significa che il gusto del pubblico decide quale spettacolo - ciò può accadere, ma in questo momento intendiamo altro - Quando affermiamo che il pubblico crea lo spettacolo, intendiamo sottolineare come è fondamentale l'azione di chi osserva, come è imprescindibile qualcuno che sia esterno all'evento che, poi, può essere dichiarato spettacolo. Bene. Ma allora ogni volta che trovo una persona per strada mi trovo davanti a uno spettacolo? Ovvio che no, quindi è necessaria un'ulteriore precisazione. Spettacolo sarà ciò che è veduto da qualcuno, ma fondamentale sarà che questo spettacolo provochi qualcosa proprio nell'animo/anima/spirito/emotività di chi sta vedendo! Se l'azione muoverà a stupore, tristezza, compassione, allora sarà uno spettacolo realizzato e tale, sarà un evento che meriterà tale denominazione. Certo, anche quando due persone si innamorano ciò che si vede causa emozioni, sensazioni e altro, ma, a differenza degli spettacoli, ciò che accade non è semplicemente un movimento dell'io intimo delle persone, piuttosto è lo stravolgimento compiuto e completo della parte più segreta e preziosa di ognuno.
Abbiamo quindi una descrizione, per ora forse ancora alquanto oscura, di cosa sia uno spettacolo: qualcosa che avviene dinanzi a un pubblico che osserva e che è 'mosso' personalmente, nella propria intimità, da una qualche emozione/sensazione, positiva in generale, di ribrezzo, schifo e rabbia in alcuni casi particolari.
Per ora ci facciamo bastare questa definizione e proviamo a procedere, tornando al teatro. Il teatro è uno spettacolo: avviene con un pubblico, nel pubblico si creano sensazioni e si provocano emozioni. Allora perché teatro non è sinonimo di spettacolo e viceversa?
Per capirlo, come si fa sempre, dobbiamo tornarcene indietro, là dove il "teatro occidentale" è nato. L'antica Grecia delle poleis e in particolare la polis ateniese custodiscono, forse, a parere di chi scrive, il segreto vero della distinzione tra teatro e spettacolo.
In Atene il teatro era atto sacro, evento mistico per certi versi, tanto che le origini di esso sono sempre collegate, nei miti e nelle testimonianze, alla dimensione sacrale e cerimoniale  della vita quotidiana. Questo non solo in Grecia, però in Grecia antica il teatro è un vero e proprio tempio del dio, del dio Dionisio, colui che raduna in sé la doppia natura del mondo, poiché è dio ma figlio di madre mortale, Semele di Cadmo. Ebbene, il teatro è il luogo in cui la divinità e la bassezza dell'essere uomini si incontrano e si celebrano a vicenda: Dioniso non è che il paradigma dell'esistenza dell'universo, poiché esiste la Terra ed esiste l'altezza dell'Olimpo, gli uomini e gli dei. Il teatro è il sancta sanctorum dove il mistero di Dioniso si verifica, ed è a Dioniso che bisogna offrire ciò che l'uomo può creare: a Dioniso si offrono sacrifici, a Dioniso si offrono i drammi, ma oltre che a Dioniso il tutto è per la città, per la comunità, perché tutti a teatro sono offerti e si offrono e a teatro a tutti si offre e a tutti è offerto! Miracolo della complessità linguistica: a teatro gli uomini offrono alla divinità, Dioniso, sacrifici e l'azione drammatica; sempre a teatro la divinità, Dioniso, offre agli uomini l'educazione attraverso i cori e le trame mitiche. Tutti danno, tutti ricevono, tutti sono dati e tutti sono ricevuti. Gli uomini danno e ricevono l'atto teatrale. Ed è in questo che sta il mistero di ciò che è il teatro, a differenza dello spettacolo: io nel teatro ti offro qualcosa, non te lo mostro e basta, ma te lo offro, te lo consegno come se ti donassi il mio tesoro più prezioso. Come in un rito io offro alla divinità, così il teatro offre allo spettatore! Ti offro qualcosa che va al di là di semplici parole, perché, in un modo o nell'altro, dev'esserci una vita nel teatro, dev'esserci un atto finto, ovviamente, recitato e fittizio, ma tale atto deve essere obbligatoriamente pieno, anzi, strapieno di vita vissuta, di vera forza vitale, di respiro e fiato, di emozioni e sensazioni, di carne e sangue, di fisicità!

Sì, ecco, a teatro c'è questa offerta, ma ci dev'essere un limite, ci devono essere delle dimensioni a quest'esperienza, altrimenti tutto è teatro: un politicante che parla a una folla, un medico dinanzi ad altri illustri colleghi in una conferenza, tutti loro tentano di offrire qualcosa al proprio uditorio, e anche qui è fondamentale una certa dose di 'finzione fisica', ma … ma manca la divinità, qui manca Dioniso, qui manca l'idea  e la consapevolezza che ciò che si sta facendo è indissolubilmente legato a un mistero indicibilmente complesso. Nel teatro c'è un luogo sacro, foss'anche improvvisato in una piazza: esiste una membrana sottilissima, una barriera invisibile ma impenetrabile che divide ciò che osserva da ciò che deve essere osservato. Non importa che si mettano in scena i grandi miti o la vita comune, o che il pubblico dialoghi con un personaggio che apertamente si rivolge alla platea: la barriera esisterà sempre, comunque e per sempre, perché quello che avviene non è un dialogo, non è un incontro normale. Qui si manifesta un qualcosa di altro, un'entità diversa dalla semplice conversazione. è il teatro.

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