giovedì 4 febbraio 2016

PRIMO DICEMBRE DUEMILAQUINDICI - sogno

Be', come iniziano non l'ho mai capito: l'unica cosa certa (forse) è che ti sei svegliato e anche dalla notte hai un ricordo da conservare. Un ricordo che, a ben pesarci, è fatto di una materia ancora più fragile del solito, perché se già di per sé i ricordi sono quasi inconsistenti, i sogni sono ancora più diafani, impalpabili, inconcepibili anche. è bello che siano così eterei, fatui, tuttavia proprio perché sono fatui, io spesso mi irrito, perché non è giusto che cose così meravigliose vadano smarrite da qualche parte nell'insensatezza di una memoria che non vuole ricordarsi determinate cose! E allora si prova a fare così, a prendere un qualche supporto - i tecnologici hanno i computer, mentre qualcuno, più poeta nel cuore, forse, non può rinunciare alla meraviglia della carta e di una penna che scricchiola un poco mentre lascia giù i proprio inchiostro - si prova a descrivere con le parole di questo mondo ciò che è venuto da una realtà completamente differente, lontana dai giorni e dalle vite quotidiane di tutti noi.
Ecco, ci provo, provo adesso ad appuntarmi lo spettacolo perfetto e straordinario che ho vissuto in qualche attimo - indeterminatissimo - questa notte. Oggi è il primo dicembre. L'inizio di un mese così santo e importante, il mese della preparazione e, in fine, della gioia più grande. Oggi è il giorno di iniziare a dirsi: è vicino, il Natale, e festeggeremo un Bambino che ha cambiato - questo lo possono ammettere tutti, senza alcun problema - l'intera storia dell'umanità. Oggi è dunque un giorno in cui il mio spirito si allunga tutto, tutto proteso verso un certo evento che attendo con qualche ansia - mi si dica che sono un bambinetto, ma è così!
Stanotte ho dormito poche ore rispetto al solito. Tornato tardi da una sera in cui abbiamo provato una bella canzone su ciò che davvero può contare nella vita, mi sono rannicchiato nel lettuccio con i piedi freddi, gelidi anzi, l'uno stretto all'altro, pallidi. La luce sul comodino l'ho spenta lanciando, tipo foca, una mano. Buio. Ero talmente stanco che mi sono addormentato subito - mi pare. Questa è proprio una cosa che odio, il fatto di non essere mai al cento per cento sicuro di qualcosa. Tutto quello che dico deve essere sempre preceduto, intervallato e seguito da un megagalattico "forse"!
Ho, però, trovato un modo per tentare di raccontare il mio sogno. Poche parole. A volte purtroppo aggiungerò, ma questo accadrà solo perché adoro perdermi nelle descrizioni.. adoro smarrirmi e perdere tempo. Ecco tutto.

Un messaggio. Cosa c'è scritto? Non lo so. Mi deve parlare. Ci incontriamo .. quando? Boh! Ci incontriamo, e basta. Siamo lì e parliamo. Di che cosa parliamo? Boh. Sto bene, incredibilmente bene. Sei qui e io sto bene. Parliamo. Di cosa parliamo?
Si stringe a me, mezzo spogliato. Solo slip chiari contro il mio corpo, contro la mia gamba sinistra. Il suo petto sente la mia carne. Io ho su i pantaloni del pigiama blu. Lui solo un paio di slip chiari. Il corpo nudo. Bello.
Lo respingo. Lo respingo e ..
Mi sveglio.

Mi riaddormento. Si stringe ancora a me, come prima, ancora ho i miei pantaloni del pigiama blu. Stavolta, però, non sono affatto imbarazzato: lo lascio fare. è con me. Il suo corpo sul mio. Siamo soli. Io e lui. Insieme.

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