3 aprile 2015
Oggi non c'è spazio per i colori e le parole, non c'è posto per i
canti della grandezza di Dio, ormai tutto è finito e bisogna che tutti se ne
vadano via dalla chiesa in silenzio e col capo chino: non possiamo dire 'Domani
tanto resuscita, sappiamo già che non è morte definitiva la sua!'.
Oggi Lui muore, oggi l'Altissimo, il Re dell'universo, il Creatore del
Cielo e della Terra, che s'è fatto uomo per salvarci e redimerci dalla colpa,
oggi proprio Lui muore.
E se un mistero immenso è la Sua incarnazione, se un mistero
profondissimo è la Santissima Trinità, quello che accade oggi è forse un
mistero ancora più assurdo … sì, è assurdo! Come è possibile? Ieri il Signore
si è inginocchiato e s'è cinto di un asciugamano, oggi addirittura viene
ucciso, innalzato sull'alta croce, stanco e sanguinante, torturato dalla
crudeltà ignorante della sua gente … che Dio è questo?
S'è fatto uomo, ha camminato povero tra i poveri ed ora muore …
E chi lo ha innalzato su quel legno maledetto? Chi ha dato
quell'ordine folle? Chi ha acclamato un ladro pur di non concedere a quell'uomo
buono e docile la libertà?
Oggi la riflessione lascia spazio allo sconforto: sembra che anche il
Creatore sia impotente dinnanzi alla grandiosa malignità degli uomini, quasi
che tutto l'universo sia nulla dinnanzi alla prepotenza dell'uomo.
Non rimane nulla, finisce tutto, come una festa che ormai s'è spenta,
che non ha più da far ridere e divertire nessuno: "È compiuto!" e, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Chi rimane? Nessuno: la gente che ha assistito allo spettacolo di questi uomini
crocifissi è tornata a casa, si è avviata alla vita normale; si ritorna alla
monotonia delle strade tutte uguali, alle grida dei mercati e alla sete che
prende la gola nelle giornate caldissime e secche. E ormai non c'è più nulla.
Con che coraggio posso ora ricordare le parole ch'hai
dette ieri? Ieri avevi detto già tutto, ora lo comprendo, ora capisco perché
quelle parole così strane ... oggi è morte: ti sei fatto uomo ed ora sei solo un uomo.
Davanti a questa croce non c'è granché: polvere e pochi sassolini. Cose grandi e belle, il profumo e la luce qui non ci sono più. La speranza? Dimenticata, smarrita in un angoletto sperduto nella notte. Tutto, tutto è scomparso, tutto e tutti. Non rimane che il silenzio che ora lascio calare quaggiù. Nemmeno un sospiro romperà questo silenzio: dopo quest'ultimo tuo respiro noi non oseremo vivere, nemmeno dinnanzi a te. Ce ne andiamo, ti abbandoniamo perché queste cose ci sovrastano: la vergogna, la paura, la delusione, il nulla ... non abbiamo le forze nemmeno per rimanere davanti alla tua croce.
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