giovedì 15 maggio 2014

CHISSA'

"E dunque adesso che penso alla giornata appena trascorsa sono estremamente felice. Oggi ho avuto l'onore di badare a una decina di bambini. Li ho fatti giocare, correre alla luce del sole, ho creato per loro archi e frecce, abbiamo 'giocato alla guerra', o per meglio dire, una sorta di 'guardie e ladri', solo organizzato in un giardino stupendo, con un colle a dominarlo che usavamo come castello. Che bellezza! Poi abbiamo mangiato il pranzo. Dopo pranzo qualcuno ancora voleva giocare con arco e frecce, ma altri bambini si erano aggiunti alle varie bande: 'Al lavoro - mi sono detto - bisogna fabbricarne altri'; e allora che bellezza vedere quegli occhietti curiosi incantati sulle mie mani che facevano nodi e arrotolavano il filo ad un capo di un ramo un po' flessibile - ma non troppo!
Davvero un bel pomeriggio, decisamente, forse meglio della mattinata: prima di cena tutti i bambini correvano verso i genitori con un nuovo giocattolo, per nulla pericoloso inoltre!
Bene, una giornata davvero stupenda!
Ma non è stato questo il meglio, per nulla affatto quello che ho vissuto in tutta la giornata può eguagliare ciò che ho scoperto poco fa.
Abbiamo messo un film, un cartone animato, e tutti i bambini erano seduti sui tappeti con gli occhietti fissi sullo schermo luminoso. Tutti i bambini meno che uno. Sì lui era seduto sul tappeto, ma dava le spalle allo schermo e guardava il muro, osservava il muro: i suoi occhi, rapidi, si muovevano per tutta la parete avidamente, con rabbia quasi, in cerca di ogni minimo spazio di quella immensa superficie che io vedevo grigia nella penombra della stanza. Il bambino all'improvviso si alza e va verso il muro, inizia a toccare ora qui ora lì, con l'indice ben teso, schiaccia convinto e subito distoglie lo sguardo a osservare una nuova porzione di parete. Allora ho capito: là dove io vedevo uno sterile strato di intonaco lui vedeva pulsanti e pulsantini, forse addirittura di mille colori, e lui sapeva cosa doveva fare, sapeva quale fosse da schiacciare e in quale momento. Probabilmente stava salvando il mondo. Il bambino a un certo punto si fermò, disse qualcosa - sono sicuro che abbia detto qualcosa, magari non nella nostra lingua, ma lo ha detto! - e allora è sembrato sollevato. L'allarme a quanto pare era cessato. Si sedette di nuovo sui tappeti, ancora dava le spalle al televisore. 
Ora io non so cosa passasse per quel testolino biondo, cosa vedessero quegli occhi attraverso gli occhialini rossi, cosa abbiano toccato quei ditini morbidi, so però che ho provato gioia, so che sono stato felice. Attenzione! non ero allegro perché ridevo di lui, no!, semplicemente mi si apriva il cuore nel vedere quel bambino, mi si riempiva di gioia e diventava leggero, mi usciva dal petto. 
Adesso sono qui nella cameretta che mi è stata assegnata. Quel bambino probabilmente starà facendo disperare i suoi poveri genitori. Cosa provo? So solo che vorrei ancora che il cartone animato fosse ancora in riproduzione alla televisione, vorrei che tutti i bambini fossero lì davanti, con i musetti all'insù, e poi vorrei che il Bambino fosse tra loro, seduto con la schiena rivolta al televisore. Vorrei che quegli attimi si ripetessero all'infinito. Ripeto: chissà cosa pensava quel testolino biondo, chissà! Vorrei potere attraversare quei pensieri come si fa quando si entra in chiesa, entrare e camminare per la lunga navata.
Chissà cosa pensa quel bambino. Lui ha la sindrome di Down, è malato, eppure il suo mondo appare quasi... quasi... bello?! No, non lo so, non so nemmeno se è 'bello', so solo che pagherei tutto l'oro del mondo per riuscire a parlare con quel bambino, per dialogarci e capirlo, comprendere il suo mondo. 
Dormo, felice perché questa giornata è stata bella, ringrazio Dio perché mi ha fatto incontrare questo bambino."

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