giovedì 1 maggio 2014

DIETRO QUELLE GRIDA

"Mentre sono qui seduto, tutto concentrato sulla filosofia di Blaise Pascal, la finestra chiusa è sferzata dal vento di fine inverno, strascico violento di una stagione che non vuole abbandonarci. Sono qui e tento di ricordare e comprendere bene cosa sia il 'divertissement' e al piano di sotto mio papà sta preparando la cena: spaghetti con gamberetti e zucchine. Sono qui e sento qualcuno gridare. Non è in casa. Ha smesso, riprendo a studiare. Di nuovo quell'urlo. Non proprio acuto, ma in qualche modo stridente il suono mi turba l'orecchio. Mi alzo. Ha smesso. Bah. Mi risiedo e continuo a leggere la frase. Ancora qualcuno urla. Ma viene da fuori! Ora capisco: sono quelle due vicine, madre e figlia, che urlano e si insultano, e gridano e si insultano, sono quelle che abitano oltre il nostro giardino, in quella casa che sembra quasi diroccata. Possibile che nessuno dica nulla?! Quelle due urlano sempre e in continuazione, bestemmiano e si insultano, si minacciano di ogni male e si insultano. Bah. Mamma dice che urlano perché non stanno bene di cervello. Io non le ho mai viste, credo. Ma se le vedessi che volto avrebbero? Io me le immagino sicuramente grasse e non curate, con quei vestiti che indossano spesso molte nonne d'estate, quei vestiti che sembrano tende - o tovaglie - con improponibili ghirigori e fantasie e che le fanno sembrare delle tavolozze di pittori scadenti. Mi immagino la vecchia con le caviglie gonfie infilate a fatica in zoccoli di plastica, tipo quelli degli infermieri. La figlia sarebbe sulla quarantina, più simile alla madre di quanto lei pensi, solo che lei sarebbe più triste da vedere: la madre, brutta e antipatica che sia ha amato ed è stata in qualche modo riamata; lei è sola, abbandonata in casa con una madre con cui litiga continuamente, destinata ad una vecchiaia triste e piena di nulla, arenata sul divano davanti a un televisore perennemente acceso, unica voce in quel mondo di solitudine. Bah.
Ma poi, perché urlano? Sempre, d'estate e di inverno, c'è sempre qualcosa che le faccia sbottare, una contro l'altra. A volte, quanto le sento, mi chiedo e mi immagino perché stiano urlando, e allora vedo un salotto sporco e buio, con la madre seduta al tavolo mentre pulisce i fagiolini e la figlia sdraiata sul divano a pisolare, stanca di far nulla e di vivere con quella bestia. E a un certo punto, forse solo perché una fogliolina è caduta dal tavolo al pavimento, la madre inizia a insultare la figlia perché non fa nulla; la figlia si rianima e inizia anche lei, e allora è una gara a recriminazioni, a ricordi talmente lontani da essere probabilmente falsi, ma non importa, è il momento - uno dei tanti nella giornata - in cui si urla e ci si sfoga, chissà per cosa poi, ma si grida e ci si insulta. Ah sì! 
Silenzio.
Ancora silenzio.
Torno a studiare il 'divertissement' di Pascal. Forse ho capito: secondo Pascal l'uomo, per evitare di restare solo, con le mani in mano, immobile e in compagnia di se stesso soltanto, si immerge in ogni tipo di attività, anzi solo per questo scopo ha creato tali attività! Curioso, trovo io. Cosa ha fatto pensare questo a Pascal? Certo è vero che l'uomo, sopratutto oggi, sembra, circondato e asfissiato dal mondo, dalle centinaia di migliaia di possibilità, sembra fregarsene di sé, o meglio, di cosa sia il sé - ovviamente oggi nulla è più importante del proprio ego, del proprio successo sugli altri!. Ma lui come lo ha intuito, e poi, perché Pascal non ci ha detto perché temiamo di rimanere soli con noi stessi: perché non voglio riflettere?
Mi viene da sorridere: saranno forse un 'divertissement', quelle grida? E se lo fossero, sarebbero un loro 'divertissement', o magari nostro, di noi che ascoltiamo, tutti i giorni, quelle galline urlare oltre il giardino?"

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