Rimasi colpito
da quello sguardo che mi lanciava lei,
mi sconvolse la sua naturalezza nello stare lì, nuda, coperta solo da un
panno candido, mentre allattava il suo bambino.
Il cielo era
carico di pioggia, era estate. Il temporale, pian paino, avanzava verso la
città e io mi ero incamminato per tornarci. La roggia scorreva tranquilla
quella sera d’estate e ricordo che gli uccelli, avendo avvertito l’arrivo della
tempesta, si affannavano ad appollaiarsi in posti abbastanza riparati.
Gli alberi
resinosi profumavano l’aria mossa da un vento prepotente e fresco, piacevole
compagno del mio ritorno in città. Fu qui, più o meno vicino al ponte di legno,
là dove antichi resti combattevano contro l’edera prepotente, pronta a
soffocare quei nobili blocchi di marmo purissimo, proprio dove la roggia è
attraversabile comodamente che una donna, bella, bionda, nuda allattava il suo
bel bambino. Era seduta vicino a un cespuglio e la sua mole nuda sembrava perfettamente
in armonia con la natura circostante. Mi vide e non disse nulla, mi osservò per
qualche attimo e poi riprese a badare al suo piccolo che avidamente le
ciucciava la poppa carica di latte. Distolsi lo sguardo dalla donna - devo
ammettere che ero non poco imbarazzato – ed ecco che vidi un giovane uomo, con
una lunga asta e capelli ricci, che la osservava. La guardava con un sorriso
compiaciuto, da ragazzino che scherza con i compagni sulle vergogne di maschi e
femmine. Stava oltre la roggia e non osava muoversi, ma rimaneva lì, nella sua
posa da Adone, appoggiato al suo bastone, nelle sue vesti modeste, ma di colori
brillanti. Non capivo se la donna lo avesse notato oppure solo io avevo
attirato la sua attenzione.
Le nuvole
correvano sempre più veloci sulle nostre teste e il cielo carico di pioggia
riversava tra noi quell’odore caratteristico che sempre accompagna i grandi e
straordinari temporali estivi. Il vento scuoteva le alte piante che
circondavano la piccola radura e mentre io contemplavo la giovane qualche
uccellino ritardatario si era affrettato a correre sopra un solido ramo.
Di nuovo spostai
il mio sguardo dal giovanotto impertinente alla bella fanciulla dai capelli
biondi. Ella ancora fissava il suo angioletto che avidamente si nutriva di quell’oro
bianco che dà la vita e la forza. Una visione celestiale! Ecco come i Magi si
sentirono quella giorno quando videro lo spettacolo della Vergine con il suo
pargoletto! Mi parse di essere proprio come uno di quei sapienti d’Oriente e mi
parse che quella soave fanciulla altri non fosse che la Madonna Madre di Dio!
Indugiai a lungo
e colmai i miei occhi di quella scena, come se mi trovassi dinnanzi a un
affresco immane io mi incantai dinnanzi a quella scena così celestiale. Sparì
la città, sparirono gli alberi e gli uccellini impauriti dal temporale in
arrivo, sparì il giovanotto, sparirono le rovine: solo lei e il bambino.
Lei alzò lo
sguardo, lo girò verso la città e poi, improvvisamente, lo impiantò su di me:
non appena mi guardò fisso negli occhi un lampo attraversò il cielo sopra la
città.
Giorgione, Paesaggio con figure (la tempesta)
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