martedì 10 giugno 2014

TERZO COMANDAMENTO

RICORDA DI SANTIFICARE LE FESTE
terzo comandamento della Nuova Religione

Il cielo era carico di neve e appariva come un infinito ammasso soffice, un trionfo di involuzioni che si arrampicavano l'una sull'altra. Il sole era nascosto da qualche parte dietro quella vastità bianca, ma nessuno se ne curava, nessuno alzava gli occhi al cielo per perdersi in quella immensità pura e morbida. Era tempo di regali, di doni, di panettoni e pandori, di arrosti e capitoni. Le vetrine erano un tripudio di colori, con tutte luci, quelle belle decorazioni, tutti quei doni pronti per essere impacchettati e posti accuratamente sotto un pino di plastica in un salotto o in una cucina. 
Le strade del centro quel sabato pomeriggio erano affollate e la gente camminava veloce avvolta nei giubbotti da un negozio all'altro, scappando dal gelo dell'aria e rintanandosi, di tanto in tanto, in un bar per un caffè o una cioccolata calda.  
Quel pomeriggio però era un pomeriggio particolare. 
Quattro ragazzine si erano incontrate per comprare i regali per i rispettivi ragazzi che avrebbero visto la sera per gli auguri - e che avrebbero rivisto ancora il giorno dopo -. 
«Finalmente l'ho trovato! Devo ammettere che è difficile fare un regalo a un ragazzo! Chissà cosa avrà preso per me Luca?»
«Spero per lui qualcosa di bello, sennò sei capace di arrabbiarti come una iena solo per quello!» rise una delle amica rispondendole. 
«Ma smettetela!» rispose alle risate delle amiche la prima.
E, mentre le tre ragazzine continuavano a scherzare sulla povera ragazza preoccupata per il suo regalo, una donna entrò di fretta nel bar. Poco dopo, quando si era appena chiusa la porta, questa si riaprì ed entrarono altre due signore abbarbicate nelle loro pellicce soffici e calde. Dopo aver raggiunto la prima entrata si misero a parlare mentre venivano serviti loro cappuccini bollenti con molta, moltissima schiuma. 
«Quest'anno Juanita si è allenata nel preparare un arrosto di maiale con una sfiziosissima crema ai frutti di bosco!» si inorgogliva una delle seconde venute e la prima le rispondeva - anch'ella notevolmente soddisfatta -: «Il mio cenone sarà favoloso! Ho invitato tutti e ho fatto allestire un enorme albero anche nella sala da pranzo, inoltre, per i miei nipotini, ho comprato talmente tanti regali che dovranno portarseli via con la carriola del giardiniere!» e le amiche continuarono a vantarsi, chi per il dolce più gustoso, chi per il camion dei pompieri con le rifiniture firmate, chi per qualcos'altro ancora. 
Intanto il cielo si scuriva e la sera calava veloce, rivelando un nuovo mondo: le luminarie. Sospese tra un edificio e l'altro, le lucine disposte in mille pose diverse si illuminarono non appena il sole accennò a lasciare la volta celeste. Qualche bambino si fermava ora davanti a una vetrina piena di giocattoli e dolciumi, ora alzava il nasino freddo e si incantava nello studiare quello scintillio così magico; ma la magia durava comunque poco perché all'improvviso, tra le voci confuse della gente, si udiva un 'Marco svelto, dobbiamo sbrigarci!' oppure un 'Se non ti sbrighi ti mollo lì e me ne vado!'.
Il tempo correva veloce e c'era chi era sempre più preoccupato per non aver trovato il regalo adatto per questa o quest'altra persona: un signore correva come un forsennato da un negozio all'altro alla disperata ricerca di un paio di orecchini che stessero bene con una collana che aveva regalato qualche anno prima. Ma ormai i negozi iniziavano a chiudere e lui o si sbrigava a raggiungere quella bella gioielleria in Via 'Cinque Maggio' oppure avrebbe dovuto inventarsi un'ottima scusa da raccontare alla sua bella. 
Già, ormai i negozi iniziavano a chiudere. Chi aveva comprato i regali era ora pronto, era in grado di affrontare il Natale. Chi non aveva comprato i regali era disperato: cosa avrebbero fatto senza i regali, che Natale sarebbe stato senza i regali? Già, che Natale sarebbe senza regali? 

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