Lucrezio scrisse a proposito
della Natura, delle leggi che, secondo la sua filosofia epicurea, regolavano la
natura e l’universo.
Non sono Lucrezio – grazie a
Dio! – e non ho intenzione di fare un manifesto della filosofia di Epicuro – poiché
non ne sono grande estimatore, lo ammetto – ma prendo a prestito questo titolo
per introdurre e nominare l’opera che segue.
Non è un poema ‘scientifico’ e
nemmeno un lungo trattato di fisica naturale, anzi, proprio non ha
assolutamente nulla a che fare con la scienza e le regole della matematica, il
mio ‘De rerum natura’ è una riflessione sentimentale – se così posso dire – o
un ragionamento – aggiungerei, denigrando la mia opera, ‘delirante’ – riguardo al mistero del mondo che ci circonda,
riguardo alle domande che proprio la natura delle cose, le loro leggi e le loro
caratteristiche ci pongono ogni giorno.
Allora – e in questo iniziamo
come il poema lucreziano – con un canto ad Afrodite, con il trionfo della
primavera della natura, con la gioia del creato al ritornare del sole.
Qualcuno ha mai disdegnato una di quelle giornate straordinarie che ci
colgono a metà maggio? Io credo di no, credo sia impossibile odiare quella luce
calda che invade ogni casa, quel verde che improvvisamente si fa violentemente
strada tra gli alti edifici grigi, quelle gemme così affascinanti che
ciondolano, pronte a liberare i loro aromi più potenti! Chi potrebbe odiare
questa natura? Chi potrebbe?! Un matto, una creatura il cui cuore conosce solo
odio e freddezza, ma – credo e spero – tale persona non esiste, non è esistita
e non esisterà: c’è sempre un po’ di tenerezza nel cuore, sempre sempre sempre!
Ebbene è in uno di questi giorni che il sole sembra una sorta di
giornalista, un giornatilsta che, ogni qualvolta sentiamo i suoi raggi caldi
sul volto, sulle guance e sulla fronte, ci stuzzica – caso curioso – suscitando in noi un senso di gratitudine:
quel senso di gratitudine, a sua volta, funge da innesco e subito ci chiediamo
a chi stiamo dicendo grazie. E allora: a chi diciamo grazie?
La natura, ci insegna la scienza, è solo aggregato di particelle
minuscole, gli atomi, che si incontrano e si ordinano secondo leggi sempre
immutate. Eppure la natura ci pare, in un qualche modo, tendere sempre al
domani, tendere sempre a qualcos’altro che sta un po’ più in là.
Una foglia nasce dal ramo di un albero e giorno dopo giorno si invecchia,
perde qualcosa di sé, fino a quando, in autunno, cade seccata, ormai
raggrinzita perché l’albero ha ‘deciso’ di non nutrirla più.
Un neonato nasce come embrione, poi cresce e diviene bambino, poi
ometto, poi ragazzino, poi ragazzo, poi giovane, poi uomo, poi adulto, poi
anziano, poi morto!
Lo scorrere del tempo ci sembra in qualche modo parte integrante delle
cose, come se le cose stesse avessero, in sé, questa profezia di sviluppo e
decadenza.
Ma procediamo con ordine.
La scienza ha iniziato, ormai da poco più di tre secoli, ad essere
sempre più precisa e puntuale, scandagliando sempre meglio l’intera categoria
dei creati (uomini, animali, terra, stelle ecc…) riuscendo a carpire molti risposte
ai tanti problemi e quesiti che ognuna di queste cose rappresentavano.
Tuttavia sembra – questo è evidentemente la distinzione tra ciò che fa
la scienza e ciò che è prerogativa, ambito e oggetto delle religioni e delle
filosofie – essersi dimenticata di andare alla ricerca di cosa sta dietro a
tutti questi fenomeni: la scienza si accontenta di definire tutti i parametri,
di scoprire tutti i dati e incasellarli secondo precisi algoritmi o equazioni;
ma questo è tutto ciò che la natura delle cose ci dicono?
La natura ci dice solamente che ad ogni azione di un corpo su un altro
corrisponde un’azione di eguale intensità e direzione, ma di verso differente?
La natura ci dice solamente che le basi della definizione dei caratteri della
nostra persona non sono altro se non catene di basi azotate, zuccheri e gruppi
fosfato?
La natura ci dice solamente che per far andare un oggetto più
rapidamente su un piano inclinato una delle opzioni è quella di trovare un modo
per ridurre l’attrito con la superficie, riducendo così l’azione frenante della
stessa? La natura ci dice solo regole e leggi, ci trasmette solo dati e numeri,
ci informa solo su stati e trasformazioni?
Be’ se la natura è solo questo permettetemi di non preoccuparmi più
della natura, mi si permetta di accelerare la distruzione di questo pianeta
continuando a sfruttarlo incessantemente, permettete che tutti se ne freghino
della propria ‘impronta ecologica’ e che tutti siano assolutamente egoisti!
No, la natura non può essere solo questo, la natura non può e non
voglio che sia solo questo!
Vado a spiegarmi.
Se la natura fosse davvero solo un universo di numeri e regole
matematiche che agiscono indipendentemente da ogni fattore, questo
significherebbe che tali regole e leggi valgono anche per noi … bene allora non
sarebbe assolutamente importante ciò che facciamo nel mondo, o meglio, non
avremmo assolutamente alcuna responsabilità di ciò che combiniamo, poiché,
volendo seguire un’idea tipicamente meccanicistica, allora saremmo ‘necessitati’
nelle nostre azioni, ovvero sarebbe la natura stessa a chiederci questo.
Vi pare possibile?
Personalmente – forse sarà merito (e dico MERITO) della mia religione –
ritengo che l’uomo sia dotato di una volontà, oltre che dalla responsabilità,
che è libera di agire in questo mondo. Però – ed ora forse il ragionamento si fa contorto anche
per me che ne sono il creatore – come è possibile che l’uomo, parte della
natura, sia essere-non-solo-materia e invece Ella sia essere-solo-materia? Perché
noi saremmo stati dotati di questa particolare prerogativa di essere altro che ‘pura
materia’?
Dunque la natura è o non è solo materia? Dunque la natura è o non è
solo atomo?
Nessun commento:
Posta un commento