giovedì 2 ottobre 2014

QUANDO INCIAMPAI LIETAMENTE

o 'COMMENTO PERSONALE DI UNA POESIA DI PRéVERT'

I ragazzi che si amano - Jacques Prévert

"I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore"


Lessi queste parole per sbaglio, di sfuggita, per caso. Una delle poesie più famose - in molti hanno sentito almeno il titolo se non proprio l'intero testo - mi è venuta incontro come un passante che sbadatamente si incroci con un altro. 
Una poesia semplice e in qualche modo banale, scontata e ovvia. L'evidenza di quello che è scritto è disarmante, è shoccante quanto queste parole così comuni siano intrise di un qualche significato di verità estremamente profondo e toccante.
Lessi queste parole per sbaglio e scesero nelle profondità della mia memoria, sotterrandosi sotto infinite altre parole udite, lette, pensate. Si persero, o almeno io dimenticai di averle mai conosciute, anzi nemmeno questo: mai mi resi conto di essermene dimenticato perché mai mi venne chiesto, anche dalle sole circostanze, di ricordarle. Non ci pensai.
Ma quando uno sconosciuto è fondamentale per la tua vita, questi si ripresenterà più e più volte sulla tua strada, fino a quando finalmente non gli presterai attenzione ... così accadde con queste parole.
Un giorno annoiato, uggioso (per dirla poeticamente), questi versi sfilarono nuovamente dinnanzi a me e mi richiesero attenzione, stavolta pretesero che io rimanessi ad ascoltarli, non permisero che io passassi oltre con leggerezza, senza badarci: mi fermai, obbedendo al volere di queste parole e le rilessi due, tre quattro cinque sei sette volte.
Lessi e rilessi soprattutto il terzultimo e l'ultimo verso, convinto che ci fosse davvero qualcosa di fondamentale in quelle due semplici teorie di parole.
'Essi sono altrove molto più lontano della notte ... nell'abbagliante splendore del loro primo amore'
Quale sensazione provoca ai giovani innamorati l'amore? Nessuna tra quelle definite, ma un senso di estraniamento, di solitudine - sebbene una solitudine condivisa - una strana sensazione di paradiso isolato, come di una rocca inviolabile da cui si osserva il mondo, in cui si gode disperatamente, in cui si riesce ad ignorare il 'fuori', un'isola felice in mezzo a un mondo di molteplici tristezze, un'isola di immobilità in un mondo di fermento e ansia.
Che amore è questo primo loro amore? Davvero è l'Amore, quell'amore che riesce ad essere ingenuo e infantile, un amore fanciullesco che non conosce ancora le logiche del mondo, che ignora i meccanismi dell'età adulta e triste.
'... li segnano a dito ...'
Com'è bella questa frase dei passanti! I giovani innamorati sono additati, sono oggetto di odio e invidia, sono indicati come diversi e strani, ebbene è vero: loro hanno qualcosa che i passanti (adulti) hanno perso, qualcosa che nella vita si va smarrendo, qualcosa che nel crescere rimane indietro, come se in una corsa uno dei corridori inciampasse e il secondo ignorasse il tutto, non accorgendosene nemmeno.
Mi dispiace.
'Per chi?' mi si chiederà 'Per i passanti o per gli innamorati?'
Per tutti. 
Gli innamorati perderanno, colpa di questa nostra vita, quest'esperienza fantastica e la maggior parte di loro si dimenticherà di averla mai avuta - in pochi infatti oseranno ricordare, oseranno dico, non riusciranno, poiché quello che qualcuno, come il poeta, fa è davvero qualcosa di quasi sacrilego, un qualcosa che destabilizza la noia e il grigiume del mondo comune.
I passanti sono dei miseri che meritano pietà e compassione, mi pare chiara la ragione - e a chi non parrà chiara tale ragione allora davvero meriterà tutta l'attenzione di tutti per questa sua limitatezza e deficienza.
Questa poesia ora posso dire che mi è cara, che 'mi piace'. Però preferisco dire che questa poesia ora 'mi appartiene', è entrata in me e spero vi rimanga, spero che quando crescerò questa poesia possa ancora essere una specie di motto personale: anche da cresciuto vorrei essere uno di quei 'ragazzi che si amano.

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