A parte il
ringraziamento ai Rappresentanti d’Istituto per aver permesso questo dibattito,
voglio raccogliere in poche parole alcune considerazioni ch’io sento
necessarie.
Molte sono le persone
con cui ho avuto modo spesso di confrontarmi riguardo questo tema così
particolare, così – è innegabile – attuale, però oggi per una volta ho visto
davvero tante persone disposte a perderci tempo, disposte a impegnare il loro
cervellino per parlare – anche se poco – senza troppi problemi, con pacatezza
(perché forse non è sembrato, ma ero davvero tranquillo) e serenità.
Vorrei che fosse
ancora una volta chiaro perché ritengo necessario questo tipo di dibattito:
nessuno ci si aspetti che un incontro simile possa essere il luogo da cui esce
un documento dell’altezza della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, però, a
mio parere, tutti dovremmo aspettarci di uscire da un dibattito simile con
qualche dubbio, con delle domande che noi stessi ci poniamo e cui noi stessi
dobbiamo rispondere personalmente e intimamente. Chiunque si faccia le domande
che vuole, qualsiasi va bene, basta che qualche domanda nasca e ci logori un
po’, ci dia fastidio perché la risposta non è così ovvia!
Ho ascoltato le parole
di molte persone, ho tentato di comprenderle così come mi venivano trasmesse,
cercando di non applicarvi troppi miei filtri personali, così che il messaggio
mi giungesse così come era stato pensato.
Ed è alla fine di
questa operazione che posso dire di essermi posto nuove domande cui prima o poi
spero di trovare risposta.
Ma comunque: cercherò
di dire in poche parole poche cose.
Partiamo dal
presupposto che l’omosessualità non è una malattia, visto che l’OMS ha
riconosciuto che è semplicemente un ‘orientamento sessuale’; chiariamo anche
che quest’omosessualità non è frutto di una scelta personale, bensì è un
qualcosa di intrinseco e di proprio delle persone (in parole povere: ci si
nasce!)
Chiarito tutto ciò
possiamo pensare di procedere chiedendoci anche qualcos’altro: l’omosessualità
è giusta o sbagliata? A questa domanda non si può rispondere, e per il semplice
fatto che non ha motivo di esistere: sarebbe come chiedersi ‘è giusto fare la
cacca?’ – decisamente una domanda inutile e sciocca.
Appurato, quindi,
anche questo – che parrà a molti banale, ma che è bene ricordare, così da
essere sicuri che sia chiaro ben bene per tutti! – veniamo al nocciolo della
questione: lotta all’omofobia.
Ma cos’è l’omofobia?
Un mio compagno ha
ritenuto opportuno chiederlo, giustamente, così da chiarire bene questo
concetto, e questa è la mia risposta – opinabile: Omofobia è
quell’atteggiamento, tipico di tutte le persone di questa nostra società, di
quell’individuo che, per timore, schifo o chissà cos’altro, ritiene che
l’omosessualità sia una discriminante, cioè un qualcosa che ci rende diversi in
una maniera tale da permettere, addirittura, una prevaricazione.
Però, per assurdo, mi
sta anche bene che esistano gli omofobi – considerando questa volta , con
questa parola, coloro che non concepiscono l’amore omosessuale – a patto che
questa omofobia non sia motivo di quella prevaricazione sopracitata, a patto che
non vi siano discriminazioni né sociali né verbali né psicologiche né,
ovviamente, fisiche.
Ma trasportiamo questo
discorso così aleatorio in qualcosa di più materiale.
Omofobia è:
-
quello
sguardo così simpatico che certi lanciano quando passa un gay/una lesbica
-
quel
sorrisino/risatina spesso presente sulle facce di molti quando si parla di
omosessualità
-
quegli
insulti così belli che ci si lancia tra ragazzini, definendo ‘ricchione’ o
‘finocchio’ qualcuno, soltanto perché autore di una idiozia
Questi sono solo
esempi comuni, che sicuramente noi studenti avremo di sicuro ben presenti.
Ma dove voglio andare
a parare?
Non mi interessa
parlare di adozioni o matrimoni, non mi interessa parlare di casi eclatanti o
tragicissimi, nulla di tutto questo! Voglio solo fare notare quanto la nostra
cultura ci ha trasmesso di omofobo, quanto la nostra stessa persona sia spesso
così abituata all’omofobia che nemmeno ce ne accorgiamo …
Trovo meraviglioso che
quando uno di quei ‘finocchi dai pantaloni rosa’ si uccide la comunità di
giovani si mobiliti in massa, ma la mia domanda è:
davvero bisogna sempre aspettare che ci
scappi il morto?!
Impariamo a non
ridacchiare, a non essere ipocriti con così tanta facilità. Soffriamo per i
morti, ma cerchiamo anche di non essere causa per altre morti!
Ripeto, nonostante
nelle assemblee si sia parlato anche di adozioni e matrimoni, io non voglio
parlarne, anzi … proprio mi interessa altro!
Da ultimo voglio
solamente chiarire una cosa: ricordate che quando si parla di omosessualità non
si intende solo ‘due individui dello stesso sesso che si accoppiano per darsi
piacere’ (per dirlo con una perifrasi decisamente delicata, ma, credo,
certamente chiara); quando parliamo di omosessualità intendiamo anche qualcosa
di più alto, di un sentimento vero che nasce tra due individui dello stesso
sesso, di un’emozione che scuote il cuore di costoro … allora magari potremmo
anche iniziare a parlare di OMOAFFETTIVITA’, cioè quello che davvero è: io mi
innamoro, amo, voglio vivere con una persona del mio stesso sesso, non ci
voglio solo … (chiaro no?!)
Ancora grazie a tutti,
ai Rappresentanti e a
tutti gli studenti,
agli ‘omofili’ e un
po’ anche agli omofobi.
Scusate per la
lungaggine,
Un saluto
James Doreh
P.S.
Se siete omofobi in
una maniera spaventosa, ma non volete essere giudicati, e tuttavia volete
insultarmi, fatelo: la mia chat non è bloccata per nessuno, risponderò a tutti.
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