giovedì 11 dicembre 2014

CONSIDERAZIONI ATTORNO ALL'OMOFOBIA

A parte il ringraziamento ai Rappresentanti d’Istituto per aver permesso questo dibattito, voglio raccogliere in poche parole alcune considerazioni ch’io sento necessarie.
Molte sono le persone con cui ho avuto modo spesso di confrontarmi riguardo questo tema così particolare, così – è innegabile – attuale, però oggi per una volta ho visto davvero tante persone disposte a perderci tempo, disposte a impegnare il loro cervellino per parlare – anche se poco – senza troppi problemi, con pacatezza (perché forse non è sembrato, ma ero davvero tranquillo) e serenità.
Vorrei che fosse ancora una volta chiaro perché ritengo necessario questo tipo di dibattito: nessuno ci si aspetti che un incontro simile possa essere il luogo da cui esce un documento dell’altezza della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, però, a mio parere, tutti dovremmo aspettarci di uscire da un dibattito simile con qualche dubbio, con delle domande che noi stessi ci poniamo e cui noi stessi dobbiamo rispondere personalmente e intimamente. Chiunque si faccia le domande che vuole, qualsiasi va bene, basta che qualche domanda nasca e ci logori un po’, ci dia fastidio perché la risposta non è così ovvia!
Ho ascoltato le parole di molte persone, ho tentato di comprenderle così come mi venivano trasmesse, cercando di non applicarvi troppi miei filtri personali, così che il messaggio mi giungesse così come era stato pensato.
Ed è alla fine di questa operazione che posso dire di essermi posto nuove domande cui prima o poi spero di trovare risposta.
Ma comunque: cercherò di dire in poche parole poche cose.
Partiamo dal presupposto che l’omosessualità non è una malattia, visto che l’OMS ha riconosciuto che è semplicemente un ‘orientamento sessuale’; chiariamo anche che quest’omosessualità non è frutto di una scelta personale, bensì è un qualcosa di intrinseco e di proprio delle persone (in parole povere: ci si nasce!)
Chiarito tutto ciò possiamo pensare di procedere chiedendoci anche qualcos’altro: l’omosessualità è giusta o sbagliata? A questa domanda non si può rispondere, e per il semplice fatto che non ha motivo di esistere: sarebbe come chiedersi ‘è giusto fare la cacca?’ – decisamente una domanda inutile e sciocca.
Appurato, quindi, anche questo – che parrà a molti banale, ma che è bene ricordare, così da essere sicuri che sia chiaro ben bene per tutti! – veniamo al nocciolo della questione: lotta all’omofobia.
Ma cos’è l’omofobia?
Un mio compagno ha ritenuto opportuno chiederlo, giustamente, così da chiarire bene questo concetto, e questa è la mia risposta – opinabile: Omofobia è quell’atteggiamento, tipico di tutte le persone di questa nostra società, di quell’individuo che, per timore, schifo o chissà cos’altro, ritiene che l’omosessualità sia una discriminante, cioè un qualcosa che ci rende diversi in una maniera tale da permettere, addirittura, una prevaricazione.
Però, per assurdo, mi sta anche bene che esistano gli omofobi – considerando questa volta , con questa parola, coloro che non concepiscono l’amore omosessuale – a patto che questa omofobia non sia motivo di quella prevaricazione sopracitata, a patto che non vi siano discriminazioni né sociali né verbali né psicologiche né, ovviamente, fisiche.
Ma trasportiamo questo discorso così aleatorio in qualcosa di più materiale.

Omofobia è:
-          quello sguardo così simpatico che certi lanciano quando passa un gay/una lesbica
-          quel sorrisino/risatina spesso presente sulle facce di molti quando si parla di omosessualità
-          quegli insulti così belli che ci si lancia tra ragazzini, definendo ‘ricchione’ o ‘finocchio’ qualcuno, soltanto perché autore di una idiozia
Questi sono solo esempi comuni, che sicuramente noi studenti avremo di sicuro ben presenti.
Ma dove voglio andare a parare?
Non mi interessa parlare di adozioni o matrimoni, non mi interessa parlare di casi eclatanti o tragicissimi, nulla di tutto questo! Voglio solo fare notare quanto la nostra cultura ci ha trasmesso di omofobo, quanto la nostra stessa persona sia spesso così abituata all’omofobia che nemmeno ce ne accorgiamo …
Trovo meraviglioso che quando uno di quei ‘finocchi dai pantaloni rosa’ si uccide la comunità di giovani si mobiliti in massa, ma la mia domanda è:
    davvero bisogna sempre aspettare che ci scappi il morto?!
Impariamo a non ridacchiare, a non essere ipocriti con così tanta facilità. Soffriamo per i morti, ma cerchiamo anche di non essere causa per altre morti!
Ripeto, nonostante nelle assemblee si sia parlato anche di adozioni e matrimoni, io non voglio parlarne, anzi … proprio mi interessa altro!
Da ultimo voglio solamente chiarire una cosa: ricordate che quando si parla di omosessualità non si intende solo ‘due individui dello stesso sesso che si accoppiano per darsi piacere’ (per dirlo con una perifrasi decisamente delicata, ma, credo, certamente chiara); quando parliamo di omosessualità intendiamo anche qualcosa di più alto, di un sentimento vero che nasce tra due individui dello stesso sesso, di un’emozione che scuote il cuore di costoro … allora magari potremmo anche iniziare a parlare di OMOAFFETTIVITA’, cioè quello che davvero è: io mi innamoro, amo, voglio vivere con una persona del mio stesso sesso, non ci voglio solo … (chiaro no?!)

Ancora grazie a tutti,
ai Rappresentanti e a tutti gli studenti,
agli ‘omofili’ e un po’ anche agli omofobi.
Scusate per la lungaggine,
Un saluto

James Doreh

P.S.

Se siete omofobi in una maniera spaventosa, ma non volete essere giudicati, e tuttavia volete insultarmi, fatelo: la mia chat non è bloccata per nessuno, risponderò a tutti.

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