mercoledì 24 dicembre 2014

LUCE NELLA NOTTE

Era notte.
Era estate.
Era buio pesto e noi eravamo fuori con le pecore. Una grassa femmina stava partorendo nella notte e papà aveva abbandonato il suo bastone nell’erba, vicino alla roccia su cui stava riposando. I grilli cantavano i loro inni, soli, in mezzo a quel mare di oscurità.
La pecora stava faticando, faceva evidentemente uno sforzo immane, e a poco a poco il suo simile le uscì dalla pancia, venne alla luce nell’oscurità della notte. Ricordo il sangue e il liquido appiccicoso che invase l’erba e mi insozzò le mani, ma non ero schifato, anzi: quel calore era il segno tangibile di una nuova vita!
Mio padre prese il giovanotto, ancora incapace di muoversi, e, sedutosi, se lo mise sul grembo: la madre ansimava stremata, il cucciolo si agitava leggermente sulle cosce di mio padre, lui sorrideva, non lo vedevo, ma so che sorrideva.
All’improvviso sentii qualcosa, una nota bassa, profonda, lunga, che attraversò la notte come uno squillo di tuba. Mi guardai attorno: mentre pensavamo alla partoriente si era avvicinata l’alba e ormai una striscia luminosa attraversava l’orizzonte. Di nuovo quel suono e poi sentimmo delle voci, sublimi, perfette e armoniose: non cantavano, erano il canto, la musica stessa!
Le loro parole erano pura estasi e, non so perché, ma tutti ci dirigemmo verso un boschetto, alla base del colle, dove qualcuno aveva pensato di costruire, mettendo due colonne e qualche pezzo di legno, una sorta di stalla improvvisata, cadente. Lì trovammo le donne che dal villaggio, avendo udito quegli stessi suoni, erano accorse con ansia, ma senza un motivo chiaro, a quel luogo.
Meraviglia delle meraviglie. Ecco come potrei descrivere ciò che vidi. Una donna giovane – una ragazzina – teneva tra le braccia, appoggiandosi a una mangiatoia, un bambino neonato, avvolto in una fascia bianchissima. Nell’oscurità una grande luce si sprigionava da quel volto di infante e inondava tutti e tutto, accecando, addirittura, una mia cugina, che era molto vicino ai due. Mio zio era vicino e guardava esterrefatto sua nipote, al suo fianco, e le diceva: - Come è possibile in questa vita tutto ciò?
Un vecchio tentava di tranquillizzare un mulo che continuava a ragliare, come infastidito, eccitato da quella strana luce.
Il canto proseguiva e la notte era ancora attraversata da soavi note sovrannaturali.
Tutti noi non abbandonammo quella fanciulla e il suo bambino fino a che non ebbe fatto giorno.


Correggio, Adorazione dei pastori (la notte)

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