sabato 2 maggio 2015

LUI (15)

Mentre si spegneva il giorno, si spegnevano a poco a poco anche le forze della gente. Qualche giovane avrebbe ballato e bevuto per tutta la notte, ma sarebbero state poche persone in un mondo di sonno e stanchezza … tutte le case accoglievano le fatiche di una giornata troppo lunga, consolavano la desolazione degli abitanti, placavano la rabbia e l'agitazione.
Io, ovviamente, non ero di quei giovani che avrebbero passato la nottata a spassarsela, anzi, ero già pronto ad affrontare le lunghe ore buie in compagnia della mia solita insonnia ansiosa; seduto nella mia camera con la porta chiusa, ascoltavo la mia musica triste, depressa … Sulla scrivania ronzava la lampadina a risparmio energetica, il computer sbuffava per lo sforzo la sua aria bollente contro i libri appoggiati lì a fianco.
Non ricordo cosa stessi facendo, forse navigando un po', sfogliavo i profili dei miei 'amici', forse ero alla ricerca di qualche immagine spiritosa che m'illudesse di essere allegro.
L'ennesima canzone lacrimevole era appena cominciata scelta dal casuale, io non guardavo da qualche tempo il telefono e chissà perché decisi improvvisamente di controllarlo. Qualche messaggio di cui non me ne importava assolutamente nulla, qualche notifica di TWITTER, una chiamata persa …
Il suo nome era lì, in caratteri bianchi su sfondo ero, affiancato da una piccola cornetta rosa. Perché mi avrebbe dovuto chiamare?!? Ci conoscevamo appena!!!
Io lo avevo spiato spesso, le poche volte che lo avevo potuto vedere, e qualche volta ci eravamo scambiati qualche battuta, poche parole, sempre superficialmente, con leggerezza. Poi una volta ci eravamo sentiti perché dovevo portarlo con la macchina al teatro e allora ci si a dovuti organizzare, ma dopo questo nient'altro …
E ora ecco lì che mi aveva chiamato, in una serata come un'altra mi aveva cercato. Perché?
Non osai richiamare - non l'ho mai fatto e non lo feci allora. Riposi il telefono lì accanto e ripresi ad ammuffire nella mia indolenza, nella mia proverbiale mestizia … un'altra canzone depressa s'era aggiunta e ora profonde note cupe fluttuavano per la stanza.
Fu un altro caso a voler che di nuovo io staccassi il mio sguardo dallo schermo del computer per farlo vagare attorno a me: sulla mia scrivania il suo nome brillava sotto la scritta 'chiamata in arrivo' …
Chiamava ancora!! Perché? … Cosa avrei dovuto fare?
Il io cuore batteva e palpitava come non mai! Ma il mio cuore anche tremava e s'interrogava, preoccupato … che cosa voleva da me lui?
Alla fine schiacciai pausa sul computer e feci scorrere il mio dito sull'iconcina verde: «Pronto?»
Era proprio lui, la sua voce era un pochino distorta dal telefono, ma era la sua voce gentile e allegra. Mi chiamava perché aveva parlato di me con qualche amico suo, per caso, e allora si era accorto ch'era da tantissimo tempo che non ci sentivamo, né ci vedevamo.
Uscii sul balcone riaccendendo la musica: nessuno in casa si sarebbe chiesto cosa stavo facendo.
Parlammo per un bel po' e di tutto, dalla scuola che procedeva con qualche scivolone per entrambi, del mio esame che a poco a poco s'avvicinava, della gente che da troppo tempo non avevo visto perché non ero mai andato, della prossima estate e dei giorni che avrei avuto prima di iniziare - lui dava per scontato che avrei superato l'esame! - l'università; scherzammo di conoscenti che avevamo in comune e che ci parevano davvero ridicoli, gli raccontai della mia 'avventura' a Milano, in giro per open-day di qui e di lì, mi raccontò la sua settimana bianca ... Dal nulla, dopo così tanti giorni di silenzio e lontananza, parlammo e parlammo e parlammo, senza curarci del tempo, come se fossimo da sempre amici per la pelle che si raccontano tutto in ogni caso.
Oramai era notte, la luna cavalcava attraverso il cielo e io stringevo all'orecchio il telefono, seduto per terra sul balcone caldo per il sole primaverile del giorno passato.
Il mio umore, mogio e lacrimoso, s'era mutato e il sorriso che avevo in volto mentre parlavo con lui era sincero.
Passò davvero molto tempo e finalmente arrivò quel momento che a volte arriva in una telefonata lunga: tutti e due si ride di vero cuore, poi le risate si spengono e rimane un silenzio strano, in cui potresti pensare che dall'altra parte non ci sia nessuno, ma in cui senti il cuore che ti dice che dall'altra parte c'è qualcuno eccome, qualcuno cui sei affezionato e che hai appena sentito vicino, come se la distanza di quei due telefoni non esistesse, fosse solo un'illusione!
Trovò lui il coraggio per dire: «Beh … si è fatto tardi forse»
«Già … in effetti …»
«Però mi ha fatto piacere sentirti … dovresti farti sentire un po' più spesso»
«Hai ragione … è solo che sono strano … a volte sparisco!»
«Beh, farò in modo che tu non sparisca più: ma continua a essere strano, ti prego, mi piace!»
«Ahahahah, va bene allora!»
«Ora ti lascio: Buonanotte!»

«Buonanotte!»

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