Mentre si spegneva il
giorno, si spegnevano a poco a poco anche le forze della gente. Qualche giovane
avrebbe ballato e bevuto per tutta la notte, ma sarebbero state poche persone
in un mondo di sonno e stanchezza … tutte le case accoglievano le fatiche di
una giornata troppo lunga, consolavano la desolazione degli abitanti, placavano
la rabbia e l'agitazione.
Io, ovviamente, non
ero di quei giovani che avrebbero passato la nottata a spassarsela, anzi, ero
già pronto ad affrontare le lunghe ore buie in compagnia della mia solita
insonnia ansiosa; seduto nella mia camera con la porta chiusa, ascoltavo la mia
musica triste, depressa … Sulla scrivania ronzava la lampadina a risparmio
energetica, il computer sbuffava per lo sforzo la sua aria bollente contro i
libri appoggiati lì a fianco.
Non ricordo cosa
stessi facendo, forse navigando un po', sfogliavo i profili dei miei 'amici',
forse ero alla ricerca di qualche immagine spiritosa che m'illudesse di essere
allegro.
L'ennesima canzone
lacrimevole era appena cominciata scelta dal casuale, io non guardavo da
qualche tempo il telefono e chissà perché decisi improvvisamente di
controllarlo. Qualche messaggio di cui non me ne importava assolutamente nulla,
qualche notifica di TWITTER, una chiamata persa …
Il suo nome era lì, in
caratteri bianchi su sfondo ero, affiancato da una piccola cornetta rosa.
Perché mi avrebbe dovuto chiamare?!? Ci conoscevamo appena!!!
Io lo avevo spiato
spesso, le poche volte che lo avevo potuto vedere, e qualche volta ci eravamo
scambiati qualche battuta, poche parole, sempre superficialmente, con
leggerezza. Poi una volta ci eravamo sentiti perché dovevo portarlo con la
macchina al teatro e allora ci si a dovuti organizzare, ma dopo questo
nient'altro …
E ora ecco lì che mi
aveva chiamato, in una serata come un'altra mi aveva cercato. Perché?
Non osai richiamare -
non l'ho mai fatto e non lo feci allora. Riposi il telefono lì accanto e ripresi
ad ammuffire nella mia indolenza, nella mia proverbiale mestizia … un'altra
canzone depressa s'era aggiunta e ora profonde note cupe fluttuavano per la
stanza.
Fu un altro caso a
voler che di nuovo io staccassi il mio sguardo dallo schermo del computer per
farlo vagare attorno a me: sulla mia scrivania il suo nome brillava sotto la
scritta 'chiamata in arrivo' …
Chiamava ancora!!
Perché? … Cosa avrei dovuto fare?
Il io cuore batteva e
palpitava come non mai! Ma il mio cuore anche tremava e s'interrogava,
preoccupato … che cosa voleva da me lui?
Alla fine schiacciai
pausa sul computer e feci scorrere il mio dito sull'iconcina verde: «Pronto?»
Era proprio lui, la
sua voce era un pochino distorta dal telefono, ma era la sua voce gentile e
allegra. Mi chiamava perché aveva parlato di me con qualche amico suo, per
caso, e allora si era accorto ch'era da tantissimo tempo che non ci sentivamo,
né ci vedevamo.
Uscii sul balcone
riaccendendo la musica: nessuno in casa si sarebbe chiesto cosa stavo facendo.
Parlammo per un bel
po' e di tutto, dalla scuola che procedeva con qualche scivolone per entrambi,
del mio esame che a poco a poco s'avvicinava, della gente che da troppo tempo
non avevo visto perché non ero mai andato, della prossima estate e dei giorni
che avrei avuto prima di iniziare - lui dava per scontato che avrei superato
l'esame! - l'università; scherzammo di conoscenti che avevamo in comune e che
ci parevano davvero ridicoli, gli raccontai della mia 'avventura' a Milano, in
giro per open-day di qui e di lì, mi raccontò la sua settimana bianca ... Dal
nulla, dopo così tanti giorni di silenzio e lontananza, parlammo e parlammo e
parlammo, senza curarci del tempo, come se fossimo da sempre amici per la pelle
che si raccontano tutto in ogni caso.
Oramai era notte, la
luna cavalcava attraverso il cielo e io stringevo all'orecchio il telefono,
seduto per terra sul balcone caldo per il sole primaverile del giorno passato.
Il mio umore, mogio e
lacrimoso, s'era mutato e il sorriso che avevo in volto mentre parlavo con lui
era sincero.
Passò davvero molto
tempo e finalmente arrivò quel momento che a volte arriva in una telefonata
lunga: tutti e due si ride di vero cuore, poi le risate si spengono e rimane un
silenzio strano, in cui potresti pensare che dall'altra parte non ci sia
nessuno, ma in cui senti il cuore che ti dice che dall'altra parte c'è qualcuno
eccome, qualcuno cui sei affezionato e che hai appena sentito vicino, come se
la distanza di quei due telefoni non esistesse, fosse solo un'illusione!
Trovò lui il coraggio
per dire: «Beh … si è fatto tardi forse»
«Già … in effetti …»
«Però mi ha fatto
piacere sentirti … dovresti farti sentire un po' più spesso»
«Hai ragione … è solo
che sono strano … a volte sparisco!»
«Beh, farò in modo che
tu non sparisca più: ma continua a essere strano, ti prego, mi piace!»
«Ahahahah, va bene
allora!»
«Ora ti lascio:
Buonanotte!»
«Buonanotte!»
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