Mentre il sole
iniziava la sua corsa giornaliera, tre sorelle camminavano mano nella mano
verso la luce calda che carezzava loro il viso. Tutte si sentivano il sole
sulle guance fresche per l'aria notturna, sentivano il calore come una mano amorevole
che si poggiava dolcemente sulla loro giovane pelle.
Una delle tre sorelle
camminava incerta, un po' malferma sulle sue gambine fragili; traballava e
s'appendeva alla mano della sua sorellona. I suoi occhi erano belli, azzurro
chiaro, di un celeste miracoloso e pallido. Le sue spalle magre si stringevano
impaurite, i suoi occhi sbirciavano il sole nascente da dietro la schiena della
sorella che la trascinava con decisione. Sembrava assorta in qualche
ragionamento strano, confuso e combattuto. Ogni passo era per lei un nuovo dubbio, un nuovo dubbio che la
tormentava, che le imponeva di arrovellarsi il cervello, e il suo cuore
ascoltava ogni dubbio, il suo cuore iniziava a discutere con la sua mente,
prepotente, pretendendo di poter anche lui esprimere una sua idea! Camminava
incerta e dubbiosa, seguiva la sorella che la stringeva per mano, la sua
sorellona …
Dall'altra parte stava
la mezzana delle tre sorelle, una ragazzina dolce e sorridente, che s'avanzava
con felicità verso la luce del sole, ma quel sorriso era un sorriso sottile e
delicato, un sorriso timido e imbarazzato: spesso in quell'allegria timida,
ch'era il suo stato, si perdeva e un poco inciampava, rimaneva di poco indietro
ed era fondamentale la mano della sorella perché riprendesse il cammino.
I suoi occhi erano
grandi e lucidi, curiosi, ma imbarazzati, e sulle guance si dipingeva spesso
quel rossore emozionato da bambina, quell'agitazione tutta infantile, quel bel
colore che hanno sulle guance le bamboline di porcellana. Lei non si perdeva in
ragionamenti e dubbi come la sua sorellina, no, lei procedeva con gli occhi
agitati, imbarazzati ma curiosi. Guardava ora qui ora là e distoglieva in
fretta lo sguardo come se ciò che stava guardando potesse in qualche modo
ricambiare quello sguardo indagatore, così da farla sentire al centro
dell'attenzione. E lei questo non lo amava affatto: le piaceva osservare,
aiutare le formichine che incontrava lungo il cammino con una briciola lasciata
vicino al formicaio … La sua sorellona lo sapeva, e allora ogni tanto era
proprio lei a indicarle dove guardare per trovare una formica, un grillo, una
coccinella. La sua sorellona …
Lei era la più grande
delle tre sorelle, una donna fatta. Da tempo si occupava lei da sola delle sue
amatissime sorelline: era lei che tentava di chiarire qualche dubbio - i pochi
che le rivelava - della più piccola, era lei che aiutava a cercare nuovi
animaletti da scoprire e aiutare.
Camminando lei non
sorrideva, camminava con il passo deciso e convinto, la testa alta e fiera;
nonostante tutti i giorni in cui un burrone le aveva sbarrato la strada,
nonostante gli alberi che si erano distesi lungo il sentiero, nonostante il
gelo sopportato nelle notti d'inverno, lei camminava e cercava il suo cammino.
Talvolta rallentava, chinava lo sguardo e allora anche i suoi passi, come
quelli delle sue sorelle, avevano bisogno di un qualcosa che li spingesse a
ripartire; ma poi ecco che un'alba, un arcobaleno, l'eleganza di un cerbiatto
la rianimavano e le rifondevano nuove forze, nuova determinazione. Riprendeva
le mani delle sue sorelline e ricominciava a camminare guardando in avanti.
Quel mattino ecco che
camminavano tutte e tre l'una a fianco dell'altra: la piccola taciturna e
dubbiosa, la ragazzina imbarazzata ma mossa da una curiosità intima
indescrivibile, la grande, al centro , con lo sguardo fisso sul sole nascente.
Camminavano le tre
sorelle … camminavano …
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