domenica 24 maggio 2015

TRE SORELLE

Mentre il sole iniziava la sua corsa giornaliera, tre sorelle camminavano mano nella mano verso la luce calda che carezzava loro il viso. Tutte si sentivano il sole sulle guance fresche per l'aria notturna, sentivano il calore come una mano amorevole che si poggiava dolcemente sulla loro giovane pelle.
Una delle tre sorelle camminava incerta, un po' malferma sulle sue gambine fragili; traballava e s'appendeva alla mano della sua sorellona. I suoi occhi erano belli, azzurro chiaro, di un celeste miracoloso e pallido. Le sue spalle magre si stringevano impaurite, i suoi occhi sbirciavano il sole nascente da dietro la schiena della sorella che la trascinava con decisione. Sembrava assorta in qualche ragionamento strano, confuso e combattuto. Ogni passo era per lei un  nuovo dubbio, un nuovo dubbio che la tormentava, che le imponeva di arrovellarsi il cervello, e il suo cuore ascoltava ogni dubbio, il suo cuore iniziava a discutere con la sua mente, prepotente, pretendendo di poter anche lui esprimere una sua idea! Camminava incerta e dubbiosa, seguiva la sorella che la stringeva per mano, la sua sorellona …
Dall'altra parte stava la mezzana delle tre sorelle, una ragazzina dolce e sorridente, che s'avanzava con felicità verso la luce del sole, ma quel sorriso era un sorriso sottile e delicato, un sorriso timido e imbarazzato: spesso in quell'allegria timida, ch'era il suo stato, si perdeva e un poco inciampava, rimaneva di poco indietro ed era fondamentale la mano della sorella perché riprendesse il cammino.
I suoi occhi erano grandi e lucidi, curiosi, ma imbarazzati, e sulle guance si dipingeva spesso quel rossore emozionato da bambina, quell'agitazione tutta infantile, quel bel colore che hanno sulle guance le bamboline di porcellana. Lei non si perdeva in ragionamenti e dubbi come la sua sorellina, no, lei procedeva con gli occhi agitati, imbarazzati ma curiosi. Guardava ora qui ora là e distoglieva in fretta lo sguardo come se ciò che stava guardando potesse in qualche modo ricambiare quello sguardo indagatore, così da farla sentire al centro dell'attenzione. E lei questo non lo amava affatto: le piaceva osservare, aiutare le formichine che incontrava lungo il cammino con una briciola lasciata vicino al formicaio … La sua sorellona lo sapeva, e allora ogni tanto era proprio lei a indicarle dove guardare per trovare una formica, un grillo, una coccinella. La sua sorellona …
Lei era la più grande delle tre sorelle, una donna fatta. Da tempo si occupava lei da sola delle sue amatissime sorelline: era lei che tentava di chiarire qualche dubbio - i pochi che le rivelava - della più piccola, era lei che aiutava a cercare nuovi animaletti da scoprire e aiutare.
Camminando lei non sorrideva, camminava con il passo deciso e convinto, la testa alta e fiera; nonostante tutti i giorni in cui un burrone le aveva sbarrato la strada, nonostante gli alberi che si erano distesi lungo il sentiero, nonostante il gelo sopportato nelle notti d'inverno, lei camminava e cercava il suo cammino. Talvolta rallentava, chinava lo sguardo e allora anche i suoi passi, come quelli delle sue sorelle, avevano bisogno di un qualcosa che li spingesse a ripartire; ma poi ecco che un'alba, un arcobaleno, l'eleganza di un cerbiatto la rianimavano e le rifondevano nuove forze, nuova determinazione. Riprendeva le mani delle sue sorelline e ricominciava a camminare guardando in avanti.
Quel mattino ecco che camminavano tutte e tre l'una a fianco dell'altra: la piccola taciturna e dubbiosa, la ragazzina imbarazzata ma mossa da una curiosità intima indescrivibile, la grande, al centro , con lo sguardo fisso sul sole nascente.

Camminavano le tre sorelle … camminavano …

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