Considerazioni generali sulla letteratura
In questi anni posso affermare di aver sviluppato una vera e propria
passione per una di quelle forme d'arte assolutamente particolari, un'arte che
crea qualcosa che riesce ad insinuarsi come un fluido in tutta la nostra anima:
le parole sono in grado di fluire tra le membra e ogni parola s'afferra ad ogni
organo, ad ogni lembo di carne. Un'altra arte, come la pittura, la scultura, la
musica, crea impressioni che ci si imprimono nell'anima, ma, per così dire,
tali solo impressioni, sono ricordi che la nostra mente deve per l'appunto
ricordare. Le parole fanno qualcosa di più particolare.
La musica, quando ascolto della buona musica, musica che mi piace,
arriva a me e le mie orecchie l'accolgono, le vibrazioni vivono dentro di me e
la mia memoria le abbraccia nel suo vasto ventre. Ecco che mi ricordo le
musiche e ogni musica è ricordata attraverso l'idea, l'impressione, l'emozione
cui io - o qualcosa dentro di me - l'ho associata!
Un dipinto, una scultura li adoro osservandone ogni dettaglio. Ancora
accolgo dentro di me ogni colore, ogni forma, ogni pennellata, ogni levigatura,
ogni luce, ogni riflesso. Tutto si lega ad un qualcosa che la mia mente v'ha
trovato nascosto, che il mio cervello ha liberamente associato a ciò che ho
visto.
Un libro, invece, lo bevo attraverso gli occhi e l'udito insieme:
anche quando leggo nella mia mente, nella mia testa la mia voce risuona ed è
come se la mia bocca emettesse davvero tutti quei suoni. Le parole non mi
arrivano e si legano a qualcosa di mio, ma entrano e pretendono di entrare!
Subito saranno rincorse da una mia impressione, dalle mie emozioni, da qualche
mia idea, ma sarà, appunto, un rincorrersi, perché davvero le parole
scapperanno e risuoneranno ovunque e da nessuna parte nella lettura, evocando
immagini fulminee, eppure sempre in ritardo, causando brividi, eppure sempre
quando il brivido sarà già passato da sotto il mio sguardo di lettore … Le
parole si attaccheranno dentro e diverranno parassiti graditi, quasi come la
flora batterica dell'apparato digerente!
Davvero mi riesce difficile chiarire con parole migliori, ma, sebbene
io ami sinceramente praticamente tutte le forme d'arte e sebbene io preferisca
non fare paragoni tra 'cose' che non sono assolutamente paragonabili, alla
letteratura debbo riconoscere un merito tutto particolare, per la sua natura
assolutamente straordinaria. Si pensi anche solo ala sua natura: la letteratura
è quell'arte che gioca con l'unica cosa che è solo dell'uomo, la parola.
La pittura, la scultura giocano sui colori, sulle forme, su qualcosa
che almeno in parte trova le sue radici nella natura. Allo stesso modo la
musica è 'l'evoluzione' dei rumori - anche se questa definizione fa inorridire
me e spero faccia inorridire chiunque!. La letteratura - che qui vuole avere un
significato estremamente ampio e comprendere praticamente tutta la produzione
basata sui caratteri di un alfabeto - al contrario viene proprio solo
dall'uomo, viene da una delle sue facoltà particolari e discriminanti, da una
capacità che fin dall'antichità era ritenuta un miracolo divino: la parola.
Concedo pure che gli animali di una stessa specie possano sviluppare
un 'linguaggio' fatto di suoni e gesti, di posizioni e atteggiamenti, tuttavia
il linguaggio umano non dovrebbe nemmeno lontanamente essere paragonato a
queste 'facoltà' animali: la parola umana è qualcosa che va al di là del mero
istinto, dell'utilità materiale per la lotta e la sopravvivenza; nella parola
umana sta un mistero che va oltre alla comunicazione di necessità, sta il
segreto di un essere, l'uomo, che anche attraverso la parola ha plasmato il
mondo e la storia.
Ma sto forse deviando dal titoletto che ho preposto a queste parole,
dunque tenterò di riportarmi sulla giusta strada che mi ero imposto
d'intraprendere.
Non ho sicuramente la più vasta conoscenza letteraria che un uomo
possa sperare di raggiungere in una vita intera, tuttavia trovo giusto che
anche io possa provare a esprimere cosa questi anni mi hanno insegnato riguardo
alla letteratura e alla produzione letteraria in generale.
Nelle mie modeste letture ho trovato che la letteratura è lo strumento
più indiretto per consegnare un messaggio: se una cosa scritta potrebbe
sembrarci il modo più oggettivo e rapido per trasmettere una particolare idea,
io trovo, piuttosto, che le cose scritte - proprio perché scritte, proprio
perché hanno un effetto 'in ritardo', come descritto pocanzi - siano il modo
migliore per nascondere qualcosa …
In una pagina di letteratura, sotto i caratteri e gli spazi, sotto le
parole e la punteggiatura sta qualcosa che ognuno deve cercare autonomamente:
le analisi sono utili per una comprensione strutturale, complessiva, ma per capire un testo bisogna scavarci dentro
e, allo stesso tempo bisogna che lasciarsi scavare da tale testo, bisogna
permettere che ogni parola proceda nella nostra intimità e bisogna fare propria
ogni virgola, ogni puntino!
Nella letteratura, nella lettera, nella parola il mistero dell'arte mi
pare più complicato, e anche completo, che in ogni altra forma d'arte: se nella
musica si nasconde il sottile mistero dell'aria e del suono, dell'emozione
eterea e diafana che penetra l'anima, se la figura conserva un mistero di
pulsazioni e di contrasti visivi, di palpitazioni di colore, la parola cela un
segreto umano, tutto frutto della magia della ragione umana.
La letteratura mi pare dunque, e questo parere si ritiene modesto e
assolutamente soggettivo, una forma d'arte degna di particolare attenzione e
cura: per la sua discendenza solo umana essa sembra una creatura delicata e
fragile, soggetta, più che le sue sorelle, all'azione brutale di un certo tipo
di progresso che mira ad annullare le arti. In un mondo che aspira alla
rapidità e all'immediatezza, la letteratura ha poche armi, poche speranze di sopravvivere:
la musica potrebbe essere utilizzata come stimolo, come ritmo, come pungolo; le
arti d'immagine, com'anche l'architettura, potrebbero essere sfruttate per il
loro impatto istantaneo e repentino; ma la letteratura, quest'arte che richiede
tempo per 'l'assimilazione', ebbene la letteratura s'impoverisce, si smarrisce
e svanisce in una realtà che non si ferma a leggere un buon articolo di
giornale, a meditare su una buona pagina di letteratura russa, a dubitare
davanti a un buon estratto filosofico novecentesco, a tremare dinanzi alla
leggerezza di una poesia romantica, di fronte a un poema epico antico. Il mondo
non ha tempo per tutto questo, va troppo veloce, troppo speditamente procede. E
allora rimangono quelle nicchie, quei circoli - che circoli non sono affatto -
di nostalgici; sorgono nuove idee di letteratura che non deve più far anche
riflettere, ma che mira all'intrattenimento - spesso - più gretto e scarso
qualitativamente. Ciò è semplicemente, assolutamente triste.
James Doreh
Estratto da La luce del sole - la 'poetica' dorea [1]
[1] Tale aggettivo è un neologismo di mia invenzione, nato dal nome con cui decisi di firmare il 'Diario del trionfo', ovvero James Doreh.
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