martedì 16 giugno 2015

SENSAZIONE

Potrei parlarti del ragazzo di cui mi sono innamorato, descrivere il suo bellissimo viso, i suoi modi gentili e la sua simpatia; potrei ricordare quei bei momenti passati insieme, raccontarti una delle tante giornate che abbiamo passato assieme. Mi vengono in mente tante piccole cose, tanti gesti che i molti non notano. Ma non posso. Non posso proprio parlarti di questo ragazzo, perché parlandone gli farei del male, gli farei un torto che non merita - l'amore mio!
Quindi di che cosa posso parlarti? Ti posso parlare di una sensazione …
Ancora non mi ero innamorato, ancora la mia mente non era tutta presa dalle dolci sciocchezze dell'amore ragazzino e il mio cuore non aveva trovato la sua amata ossessione. Passavo i miei giorni nella muffa, a non far niente, a perdere tempo ascoltando musica, guardando qualche film, e spesso ignoravo i miei doveri di studente: la mente non voleva concentrarsi su nulla, solo vagare, indecisa, confusa e stordita.
Certe volte mi perdevo anche in qualche riflessione profonda - ch scemo! - e alla fine mi sentivo un po' come devono sentirsi i filosofi quando completano la loro opera … certe volte mi sedevo e immaginavo altre vite, altre esperienze che avrei potuto, che avrei dovuto vivere e che invece m'ero lasciato indietro, che invece avevo evitato, perduto … certe volte i sogni erano talmente tanto grandiosi che scoppiavo addirittura a ridere per la mia scemenza!
Spesso i momenti da filosofo e quelli da sognatore s'incontravano e si sovrapponevano e nascevano speranze …
Fu in uno di quei momenti. Ero seduto sul letto, stanco per una lunga giornata, ancor più stanco al pensiero di dover passare la serata con la famiglia - era un qualche anniversario dei miei. In casa c'ero solo io e, non so perché - non ricordo nemmeno a cosa stessi pensando nel mio momento da filosofo -, mi accorsi di sentire qualcosa … non era il mio cuore ad aspirare a qualcosa, non era la mia mente a bramare, ma la mia pancia, la mia carne. Dentro di me sentivo questa voglia, una voglia tutta bestiale, tutta fisica.
Avevo bisogno sentire tutto il mio corpo, di sentirmi toccato e di toccare: le mie dita fremevano sopra un corpo che non c'era, il mio petto tremava per un respiro sul collo che mancava e la mente era annebbiata, era come andata in corto circuito: infinite informazioni  e infiniti pensieri s'affollavano, ma ognuno sconnesso, ognuno assurdo, ognuno inutile! Il mio cuore taceva, non osava palpitare nel petto, come se il sangue si muovesse nel corpo da solo, senza che lui facesse più sforzi.
In bocca la saliva aumentava e m'imbastava la lingua; avevo bisogno baciare una bocca che non s'avvicinava alle mie labbra, che non poteva farlo perché non esisteva …
E la pancia spingeva quella voglia, quella voglia si faceva sempre più violenta, sempre più prepotente, sempre più crudele.
Non so quanto durò, ma durò troppo …
Alla fine il mio cuore riprese a battere e la mia mente ricominciò a pensare. La pancia era di nuovo muta … Il respiro tornò piano ad essere calmo.
Ed eccola! La sensazione!
In gola saliva un gusto strano, un sapore nauseante, vomitevole. Le labbra si piegavano in una smorfia e il petto doleva per la contrazione di tutti i muscoli.
Lo schifo.
Mi sentivo lurido, putrido, schifoso, immerdato della sporcizia più orribile, una carogna in decomposizione che nemmeno gli avvoltoi hanno il coraggio di avvicinare. Saliva dalla gola quella sensazione, riempiva la bocca ed era … schifo …
Cosa avevo fatto? Quale orribile azione? Di che colpa m'ero macchiato?
Lo schifo.


Oggi quella sensazione non c'è più …

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