La definizione della parola 'arte'
Davvero è importante cercare di limitare il concetto troppo vasto di arte:
ogni attività umana, in fondo, si risolve in qualcosa di favolosamente
artistico, ma ciò che chiamiamo arte deve essere limitato, in qualche modo,
altrimenti tutto subirebbe l'atroce condanna di essere ridotto a un unico nome
collettivo, espropriando ogni oggetto, ogni creazione dell'intelletto umano di
quel nome che faticosamente l'ha differenziata dal resto.
Quindi non cercheremo una definizione statica ed immutabile, assoluta:
possiamo andare alla ricerca di una discriminante, un qualcosa che di poco
distingua ciò che è creazione, mera tecnica, evoluzione scientifica di
strumenti, da ciò che è arte.
Ovviamente, e qui mi ripeto, ogni tecnica pare, anche per una
questione etimologica[1],
essere costretta ad una radice artistica, quasi che sia proprio la sensibilità
artistica a muovere l'ingegno dell'uomo, tuttavia quando la scintilla
d'ispirazione creatrice produce dell'arte che però conosce una troppo stretta
connessione con l'utilità, ecco che allora l'arte inizia la sua degradazione in tecnica.
Da qui si procede come in una climax discendente, dall'arte si scivola
giù nella tecnica: non si perde valore, ma il valore cambia la sua natura, si
muta, si rinnova in un valore diverso, non meno significativo.
Ed è in questo percorso discendente che potremmo identificare una
sorta di scala delle arti, in cui nessuna arte è al vertice, ma in cui ogni
arte è disposta su gradini via via più vicini al pianerottolo della tecnica,
lontano dalla porta d'ingresso dell'arte: l'architettura, per esempio, non può
essere esclusa dall'elenco delle tecniche, tuttavia nessuno dovrebbe avere il
coraggio di disconoscerle il titolo alto di arte; certo, gli edifici, le cattedrali,
i ponti, sono opere superbe, sono creazioni soggette al fatidico giudizio
critico del bello, dell'estetica, ma sono, indubbiamente, anche soggetti a
critiche e a giudizi di puro carattere utilitario. In fondo un ponte è un bel
ponte se è decorato, proporzionato, inserito mirabilmente nell'ambiente; ma un
ponte, per essere un ponte, deve collegare qualcosa efficientemente.
E quindi non esiste una distinzione netta tra arte e tecnica, però a
un certo punto una creazione umana si diparte talmente dallo spirito emozionale
del creatore, si fa pura macchina, strumento arido, perde il collegamento con
l'estetica, con l'emozione, con il sentimento, con la persona dell'artista e
del fruitore, e diviene pura tecnica, pura standardizzazione, oggetto freddo e inutile
all'anima quanto utilissimo al corpo.
L'arte è solo quella tecnica che continua a legarsi all'animo di chi
l'ammira, la vive: come i suoni se sono riuniti da un'anima divengono musica, e
se sono lasciati a loro stessi sono puri suoni, se non rumori, così ogni altra
materia, se saldamente intrecciata con lo spirito, merita l'altissimo
appellativo di arte.
Quando l'oggetto, la creazione non rimane fredda, distante e asettica
quando muove, in qualche modo, qualsiasi modo, l'animo umano, quando lo stuzzica,
ecco sì!, lo stuzzica, stuzzica questo spirito insoddisfatto, indeciso e
dolente dell'uomo, quando stuzzica la serenità dell'animo più nascosto
dell'individualità umana, allora è arte, allora s'avvicina alla grande porta
dell'arte.
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