Sentii il suo fiato
sul mio collo scoperto. Era caldo e mi solleticava la pelle; i brividi mi
percorsero come una carezza e sentii il piacere scendere giù per tutta la
schiena. Mi girai e mi trovai i suoi occhi vispi davanti. Sorrideva con
semplicità, mi guardava il viso e si soffermava ora su un occhio, ora
sull'altro, ora sulla mia fronte, ora sulle labbra.
Gli passai una mano
sul collo e la spinsi alla nuca, sentendomi sotto le dita i capelli tagliati
corti. Riportai la mano sul collo, giù sul petto e lì mi fermai, ascoltai il
suo cuore pulsare sotto il mio palmo. Il cuore gli batteva forte.
Sorrisi anche io:
quelle sue orecchie piccoline scoperte, piccole e tanto buffe; quegli occhi
raggianti, ma un po' tesi, ansiosi; quel labbro inferiore tirato e leggermente
morso dai denti, emozionato; quella sua pelle luminosa e liscia, delicata;
tutto era meraviglioso, splendente di una bellezza tutta nuova, una bellezza
straordinaria che ora era tra le mie mani, che finalmente era tra le mie mani.
Rimanemmo a lungo a
fissarci, inginocchiati uno davanti all'altro. Io gli tenevo una mano sul
petto, lui teneva le sue sulla mia vita.
Non eravamo mai stati
così vicini … sentivo il suo cuore e non lo sentivo solo attraverso la sua
pelle: dentro di me sentivo il mio cuore battere all'unisono con il suo, tanto
accelerava il suo, tanto faceva il mio; dentro mi vibrava un'emozione nuova, un
sentimento grandioso e rinnovato che scuoteva le mie membra, si faceva strada
in una mente spesso offuscata e ne scacciava ogni pensiero, ogni
preoccupazione.
Davanti a lui, mentre
i miei occhi si perdevano nella sua contemplazione, in me svanivano i ricordi
di tutte le lacrime degli anni passati, di tutte le liti e le discussioni per
difendermi di fronte al mondo, tutta la disperazione che giorno dopo giorno si
era accumulata a causa di uomini crudeli e maligni. Tutte le differenze che mi
ero impegnato a combattere in tutto quel tempo in un solo istante scomparivano
e rimaneva solo lui, con quel suo sguardo tenero e un po' imbarazzato. Rimaneva
solo lui, inginocchiato davanti a me, senza più la maglietta grigia addosso,
con il suo petto vibrante sotto la mia mano.
E davanti a lui
rimanevo io. Anche io mi ero liberato - lui mi aveva liberato! - della mia
maglietta e della mia felpa, e per la prima volta non mi curavo del mio
aspetto, del mio corpo non me ne importava nulla: sentivo solo le sue mani su
di me e sentivo quel tocco delicato che, dalla pelle, giungeva fino al mio
cuore. Rimanevo lì, in qualche modo rinnovato da quella compagnia ch'ormai
m'era tanto cara.
Staccò una mano dalla
mia vita e mi carezzò il corpo fino al collo. Tremai per i brividi ed entrambi
ridemmo qualche istante: io dovetti distogliere lo sguardo mentre mi scotevo,
lui invece continuava a fissarmi sorridente, con quei suoi occhi dolci e belli,
puri.
La sua mano ora
indugiava sulla mia spalla e con due dita disegnava piccoli cerchi sulla mia
pelle d'oca. Trovai di nuovo la voglia di guardarlo in viso e ritrovai quegli
occhi.
S'attardò sulla mia
spalla e poi mi carezzò il braccio, scendendo piano verso il gomito.
Con il pollice mi fece
teneramente il solletico nell'interno del gomito e poi ricominciò a scendere
con la sua carezza delicata. Percorse il mio avambraccio, sfiorò le antiche
cicatrici e quando vi passò accanto sentii un diverso tipo di brivido
percorrermi tutto. All'improvviso tutti i ricordi di quel periodo ricomparvero,
ma ormai non apparivano più come momenti di disperazione, ma come battaglie
vinte nella mia vita, come fatti finalmente superati e che mi avevano
rinforzato, mi avevano temprato contro il male che avrei potuto incontrare nel
resto della mia esistenza. Tutto quel male ora era sconfitto e quando lui passò
le sue dita sulle cicatrici mi sentii come in trionfo, unico vincitore in
quella lotta che per anni avevo combattuto contro i pregiudizi che io stesso mi
portavo nel cuore.
Intanto lui aveva
superato le cicatrici e la sua mano era arrivata al polso. Sotto le sue magre e
sottili dita il mio polso si scosse un attimo e allora lui abbandonò il tocco. In un
istante mi sentii solo, ma il mio salvatore giunse immediatamente: sentii le
sue dita intrecciarsi con le mie e stringersi l'una all'altra.
La sua espressione
mentre mi stringeva la mano era mutata ed ora nei suoi occhi sempre allegri c'era
un'ombra di serietà che dapprima mi spaventò … poi capii e annuii verso quel
viso che tanto amavo.
Il suo volto si
avvicinò al mio. Mi abbandonai anche io e le nostre labbra s'incontrarono.
Fu un tocco, a
malapena le nostre bocche si sfiorarono.
In quell'attimo,
tuttavia, tutto era compiuto e finalmente noi eravamo arrivati alla nostra
meta, eravamo arrivati al momento in cui finalmente non si è più due, ma si
diventa qualcosa di altro, ma un qualcosa che è UNO e non due.
Quel breve bacio
rimase quindi in sospeso; i nostri visi a pochissimi millimetri l'uno
dall'altro respiravano ora con ansia e agitazione. Era accaduto ed era la cosa
più bella che fosse mai capitata. Era accaduto e dopo quel brevissimo istante
sarebbe stato tutto una nuova vita, un nuovo esistere.
Ci baciammo ancora,
ancora, ancora, ancora.
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