martedì 17 febbraio 2015

LUI (12)

Sentii il suo fiato sul mio collo scoperto. Era caldo e mi solleticava la pelle; i brividi mi percorsero come una carezza e sentii il piacere scendere giù per tutta la schiena. Mi girai e mi trovai i suoi occhi vispi davanti. Sorrideva con semplicità, mi guardava il viso e si soffermava ora su un occhio, ora sull'altro, ora sulla mia fronte, ora sulle labbra.
Gli passai una mano sul collo e la spinsi alla nuca, sentendomi sotto le dita i capelli tagliati corti. Riportai la mano sul collo, giù sul petto e lì mi fermai, ascoltai il suo cuore pulsare sotto il mio palmo. Il cuore gli batteva forte.
Sorrisi anche io: quelle sue orecchie piccoline scoperte, piccole e tanto buffe; quegli occhi raggianti, ma un po' tesi, ansiosi; quel labbro inferiore tirato e leggermente morso dai denti, emozionato; quella sua pelle luminosa e liscia, delicata; tutto era meraviglioso, splendente di una bellezza tutta nuova, una bellezza straordinaria che ora era tra le mie mani, che finalmente era tra le mie mani.
Rimanemmo a lungo a fissarci, inginocchiati uno davanti all'altro. Io gli tenevo una mano sul petto, lui teneva le sue sulla mia vita.
Non eravamo mai stati così vicini … sentivo il suo cuore e non lo sentivo solo attraverso la sua pelle: dentro di me sentivo il mio cuore battere all'unisono con il suo, tanto accelerava il suo, tanto faceva il mio; dentro mi vibrava un'emozione nuova, un sentimento grandioso e rinnovato che scuoteva le mie membra, si faceva strada in una mente spesso offuscata e ne scacciava ogni pensiero, ogni preoccupazione.
Davanti a lui, mentre i miei occhi si perdevano nella sua contemplazione, in me svanivano i ricordi di tutte le lacrime degli anni passati, di tutte le liti e le discussioni per difendermi di fronte al mondo, tutta la disperazione che giorno dopo giorno si era accumulata a causa di uomini crudeli e maligni. Tutte le differenze che mi ero impegnato a combattere in tutto quel tempo in un solo istante scomparivano e rimaneva solo lui, con quel suo sguardo tenero e un po' imbarazzato. Rimaneva solo lui, inginocchiato davanti a me, senza più la maglietta grigia addosso, con il suo petto vibrante sotto la mia mano.
E davanti a lui rimanevo io. Anche io mi ero liberato - lui mi aveva liberato! - della mia maglietta e della mia felpa, e per la prima volta non mi curavo del mio aspetto, del mio corpo non me ne importava nulla: sentivo solo le sue mani su di me e sentivo quel tocco delicato che, dalla pelle, giungeva fino al mio cuore. Rimanevo lì, in qualche modo rinnovato da quella compagnia ch'ormai m'era tanto cara.
Staccò una mano dalla mia vita e mi carezzò il corpo fino al collo. Tremai per i brividi ed entrambi ridemmo qualche istante: io dovetti distogliere lo sguardo mentre mi scotevo, lui invece continuava a fissarmi sorridente, con quei suoi occhi dolci e belli, puri.
La sua mano ora indugiava sulla mia spalla e con due dita disegnava piccoli cerchi sulla mia pelle d'oca. Trovai di nuovo la voglia di guardarlo in viso e ritrovai quegli occhi.
S'attardò sulla mia spalla e poi mi carezzò il braccio, scendendo piano verso il gomito.
Con il pollice mi fece teneramente il solletico nell'interno del gomito e poi ricominciò a scendere con la sua carezza delicata. Percorse il mio avambraccio, sfiorò le antiche cicatrici e quando vi passò accanto sentii un diverso tipo di brivido percorrermi tutto. All'improvviso tutti i ricordi di quel periodo ricomparvero, ma ormai non apparivano più come momenti di disperazione, ma come battaglie vinte nella mia vita, come fatti finalmente superati e che mi avevano rinforzato, mi avevano temprato contro il male che avrei potuto incontrare nel resto della mia esistenza. Tutto quel male ora era sconfitto e quando lui passò le sue dita sulle cicatrici mi sentii come in trionfo, unico vincitore in quella lotta che per anni avevo combattuto contro i pregiudizi che io stesso mi portavo nel cuore.
Intanto lui aveva superato le cicatrici e la sua mano era arrivata al polso. Sotto le sue magre e sottili dita il mio polso si scosse un attimo e allora lui abbandonò il tocco. In un istante mi sentii solo, ma il mio salvatore giunse immediatamente: sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e stringersi l'una all'altra.
La sua espressione mentre mi stringeva la mano era mutata ed ora nei suoi occhi sempre allegri c'era un'ombra di serietà che dapprima mi spaventò … poi capii e annuii verso quel viso che tanto amavo.
Il suo volto si avvicinò al mio. Mi abbandonai anche io e le nostre labbra s'incontrarono.
Fu un tocco, a malapena le nostre bocche si sfiorarono.
In quell'attimo, tuttavia, tutto era compiuto e finalmente noi eravamo arrivati alla nostra meta, eravamo arrivati al momento in cui finalmente non si è più due, ma si diventa qualcosa di altro, ma un qualcosa che è UNO e non due.
Quel breve bacio rimase quindi in sospeso; i nostri visi a pochissimi millimetri l'uno dall'altro respiravano ora con ansia e agitazione. Era accaduto ed era la cosa più bella che fosse mai capitata. Era accaduto e dopo quel brevissimo istante sarebbe stato tutto una nuova vita, un nuovo esistere.

Ci baciammo ancora, ancora, ancora, ancora.

Nessun commento:

Posta un commento