sabato 28 febbraio 2015

CONSIDERAZIONi ATTORNO AI FATTI DI MOSSUL

27 FEBBRAIO 2015
sfogo

perdere la propria
storia   significa
perdere  una madre

Chiedo ancora una volta la vostra attenzione, ancora una volta la chiedo scrivendovi, poiché sappiamo tutti che a voce m'infervoro facilmente, mi secco e mi infiammo, spesso e volentieri - sbagliando, temo - sclero.
Questa volta non vi scrivo per un'occasione particolare, non prendo spunto da niente di ciò che riguarda voi, da nulla che sia successo ad altri se non a me.
Sono giorni in cui siamo richiamati a riflettere su qualcosa di terribile e orrendo, qualcosa che scandalizza ognuno e lascia chiunque con un senso di amarezza e rabbia che le parole di tutti i vocabolari di ogni lingua di tutto il mondo non potrebbero esprimere il silenzio assordante che ci sentiamo dentro; e in questi giorni penso che ogni battaglia per i diritti civili, per le parità, per la lotta contro la discriminazione debbano essere dimenticate e accantonate, poiché l'unica cosa che davvero sarebbe importante adesso è aver salva la pelle! Non solo la nostra, ma quella di chiunque viva su questa Terra e vi voglia vivere in pace e serenità, perso nella propria quotidianità, devoto alla propria religione, dedito alle proprie passioni.
E quando si vedono bambini uccisi, uomini sgozzati, il sangue che scivola fino in mare, una ventina di uomini che prega il Signore proprio mentre il coltello si avvicina alla gola, quando si vedono simili scene atroci tutto scade, tutto si riduce ad un dettaglio secondario e allora la vita diventa l'unico bene importante.
Sapete, è proprio perché questo mondo si sta, a poco a poco, fermando che torno a scrivervi … giorno dopo giorno sempre più sguardi si sollevano dai libri, dalle tastiere, dai documenti, dai volanti, dai televisori, dai video e si muovono verso quella terra di storia, verso la culla dell'Uomo … giorno dopo giorno qualcuno si aggiunge a quel numero di persone preoccupate e desolate, sempre più abbattute e sconfortate: l'onda pare inarrestabile, eterna, rapida; si muove verso di noi e allora ci preoccupiamo, allora temiamo, allora davvero diventa un problema. Il mondo si ferma e guarda laggiù, là dove un tempo sorgevano le alte ziggurat, là dove qualcuno iniziò a segnalare che quel paio di pecore era suo con dei simboli,  là dove poi sarebbe sbocciata la prima civiltà … vede uomini che in nome di un 'dio' - che dio potrebbe volere cose simili?! Nemmeno il Dio-Vendicatore della Bibbia avrebbe immaginato qualcosa di simile! - in nome di un 'dio' avanza feroce, conquista città e villaggi, uccide 'eretici', apostati, uccide europei, cristiani, asiatici, atei, ogni cosa diviene cosa non già da sottomettere, ma da stritolare tra le mani, da distruggere interamente. Pare quasi che là dove nacque la civiltà, là sorge la fine della civiltà.
E qualcuno paragona i secoli antichi a oggi, qualcuno va alla ricerca di qualcosa che sia accaduto che possa essere rassomigliabile … qualcuno ci riesce?
La guerra oggi è diversa, questa guerra è una guerra senza precedenti: non consideriamo nemmeno l'aspetto degli armamenti disponibili, non soffermiamoci sul fatto che mai come con IS la guerra si sia fatta propaganda mediatica di terrore - Hitler almeno cercava la menzogna! - lasciamo stare tutto ciò e osserviamo qualcos'altro … IS non attacca solo gli uomini, non uccide solo esseri umani … fa qualcosa che qualcuno non vuole che sia definito 'peggio' … qualcuno dice che la vita umana è la cosa più importante, e forse davvero è un bene senza paragone, tuttavia c'è un motivo per cui certe immagini di un museo, che racchiude alcuni dei segreti di una delle città tra le più straordinarie dell'antichità, che viene distrutto, martellato, abbattuto ci fanno un effetto così strano: la nostra anima - se non volete parlare d'anima, parlate d'animo, parlate di cuore, parlate di inconscio: usate la parola che volete - si accorge che quella distruzione è un attacco a delle idee, a una storia che ci ha plasmato, una storia che sotto quel martello svanisce per sempre, un pezzetto della nostra cultura che scivola via nell'oblio irrimediabilmente …
Quando muoiono delle persone il cuore dovrebbe straziarsi, dovrebbe lacerarsi tremendamente, ma quando a morire è la storia, è il pensiero, è l'arte, è la cultura, è la società non scendono lacrime di dolore, ma scendono le lacrime di un addio, di una separazione eterna e tremenda, lacrime che fanno male e che bruciano sulle guance.
Ecco, allora, in cosa è diverso IS da chiunque altro: non uccide solo gli uomini, ma sottrae loro la speranza, cerca di cancellare quella storia che ha costruito un mondo che oggi crede nella libertà di culto, nella libertà delle nazioni, nella libertà! E non importa se il nostro mondo è ancora diviso in certe questioni, la libertà noi 'occidentali' l'abbiamo scoperta, e l'abbiamo scoperta con tutte le guerre che abbiamo combattuto, con i morti che hanno macchiato con il loro sangue le nostre terre, ma anche con i libri che si sono accumulati nelle biblioteche, con le statue che i maestri hanno scolpito in blocchi scintillanti, con i colori che i grandi hanno steso su tele e pale, con i grandi edifici che hanno mutato l'aspetto del pianeta … IS distrugge questo, distrugge la nostra storia … e cosa rimarrà? Rimarrà un mondo di rovine, un mondo che non avrà più nulla da raccontarsi e soccomberà sotto i colpi di una forza che non è mossa da null'altro che follia. E il mondo non sarà una fenice, l'umanità non si riprenderà: se la Terra inghiotte sotto la sabbia, sotto la neve, sotto la terra qualche opera dell'uomo, ma tale opera resiste là, protetta, allora l'uomo potrà scoprirla, potrà raggiungerla, ammirandola potrà tentare di comprenderla e capire le sue origini, accettare il suo passato … ma se ad inghiottire l'opera dell'uomo è l'uomo stesso, se è l'uomo a prendere dei martelli pneumatici e violare i tesori di uomini antichi, se è l'uomo che riduce in polvere l'antico mondo, bene allora non c'è nulla che possa sperare, non ci sarà più nulla da recuperare, tutto svanirà e verrà portato via dal vento …
Chi soffre e si scandalizza più per un museo distrutto che per una vita umana lo fa solo perché il suo animo s'è accorto che cosa significa quella distruzione, cioè che dopo quella distruzione non potrà venire una ricostruzione, che dopo che l'arte e la cultura saranno state inghiottite dalle bocche nere di quegli uomini non potranno essere recuperate da qualche animo gentile che eventualmente potrà sorgere in là nella storia.

Piangiamo gli uomini, sempre, non abituiamoci alla morte di un uomo, al sangue che scorre innocente, ma, vi prego, siate consapevoli che, se salveremo solo gli uomini e non ciò che gli uomini di prima crearono, allora sarà stato inutile salvare gli uomini, poiché questi uomini non avranno una storia, non vivranno come uomini, ma come animali.

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