Salve. Oggi non parlerò di niente di nuovo: tutto è
stato già detto e tutto ha avuto un proprio spazio, quindi non ci si aspetti
nessuna novità in ciò che dirò. Tuttavia voglio dire anche qualcosa di già
sentito, perché forse ci siamo annoiati troppo e alcune cose non sono mai
ripetute abbastanza. E voglio parlare dell'amicizia.
Chiunque abbia un minimo di cervello guarda
all'amicizia come un qualcosa di affascinante e seducente, un po' per
l'inesprimibile bellezza che ci colpisce quando ci si parano innanzi due
persone legate in un modo tutto particolare, un po' per la straordinaria
potenza che tale legame a volte sprigiona, una potenza di gran lunga superiore
a quello che molti innamorati riescono a 'produrre'.
E l'amicizia, quindi, si presta bene ad essere al
centro di infinite riflessioni di infiniti pensatori che si scervellano alla
ricerca di un senso, un qualsiasi senso che li soddisfi nella loro brama di
conoscenza e sapere.
Al centro della mia
riflessione, però, non ci sarà l'amicizia come idea assoluta, sciolta dalla
realtà della vita, non intesa come valore fisso e desiderabile, ma, piuttosto,
porrò come mio obiettivo la descrizione di un incontro che ho avuto con due
persone tanto straordinarie da consegnarmi l'esempio più sublime ch'abbia mai
scovato.
Ci sono due persone a questo mondo - forse ce ne
sono altre - che non conoscono la barriera della persona. Mi spiego: le persone
costruiscono attorno a sé un muro, non per isolarsi, ma, appunto, per
comunicare. è un po' come se
tutti fossimo dotati di una parete pubblicitaria su cui esponiamo i 'nostri
prodotti'. Ebbene, questa parete non è qualcosa di falso - o almeno non sempre
- ma è il modo più semplice per interagire con le persone che ci troviamo
attorno. Talvolta - è bene sottolinearlo - tale parete diviene un comodo
nascondiglio a tal punto che certi preferiscono esporre in vetrina dei prodotti
che non sono affatto 'fatti in casa': si tratta di maschere, di comodità che ci
creiamo per celarci alla luce del giorno e agli sguardi che ci spaventano. Ma,
comunque, di per sé questa parete non avrebbe nulla di male.
Quando due persone si innamorano, presi dal fremito
dell'amore, ecco che queste pareti pubblicitarie si fondono l'una con l'altra e
diventano un unico grande cartellone: dietro vivono la loro intimità i due
amanti, fuori loro mostrano il loro amore diffondendo uno spettacolo di
bellezza e purezza.
Quando due persone si incontrano e riescono a
sbirciare da sotto queste pareti, che proprio come un cartellone pubblicitario
sono un pochetto rialzate dal terrone, allora due sguardi si incontrano, al di
là di ciò che l'uno ha voluto esporre, al di là di ciò che abbiamo deciso di
mostrare al mondo: allora nasce l'amicizia, allora ecco che non c'è bisogno di
fondere queste barriere colme di murales, perché, alla faccia di tutti, tra
quei due individui s'è creato un legame che non centra nulla con il fuori, che
quasi non muta l'espressione e la forma solita, ma che fonde due creature in un
nodo che vorrei definire soffice.
E dunque, ho conosciuto due personaggi molto
particolari e … diciamo che mi è sempre piaciuto dipingere sul mio muro molti
aspetti diversi di me, ma, più di tutto, mi è piaciuto, di tanto in tanto,
salire in punta di piedi fino alla sommità del cartellone e osservare chi mi
circondava, senza mai provare di sbirciare nella barriera di qualcun altro. Un
giorno, mentre m'impegnavo a mantenere l'equilibrio per sbirciare, m'accorsi
che proprio di fronte a me, al mio trabiccolo tutto scritto, c'erano due piccole
vetrinette tutte sgargianti e vivaci, oserei dire anche un po' eccentriche: di
sotto a quei colori, a quel brio agitato ed eccitato, scorsi due paia di
occhietti vispi, ma tremendamente luminosi, che si guardavano lieti, che non
desideravano interessarsi a cosa mettere nelle loro vetrine. Si scrutavano gli
uni con gli altri e parevano non chiedere altro che poter continuare a
guardarsi. A vederli mi si scosse il cuoricino: sentivo che stavo assistendo a
qualcosa di straordinariamente straordinario, pieno di una forza che mai m'era
capitato di percepire attorno a me.
Non so dire quante volte io sia tornato a sbirciare
ancora verso quelle due anime così devote l'una all'altra: non erano
innamorati, ma semplicemente erano grati a vicenda perché entrambi avevano
sbirciato da sotto la solita parete di pubblicità, animando così un qualcosa di
nuovo per entrambi.
Queste due persone continuo a scrutarle, di tanto
in tanto, e anche io sono grato a loro, ma in un modo diverso: non sperimento
l'amicizia che sperimentano loro, no, io semplicemente sono un fortunato
spettatore cui è dato presentarsi, quando capita, di fronte a una simile
meraviglia.
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